I PIÙ LETTI DEL MESE
-
Il 1° libro di BastaBugie
CI HANNO PRESO PER IL COVID
Per non dimenticare tre anni di abusi di potere
Anno 2023 pag. 514 € 16
-
Audio registrati
-
La censura di YouTube
YouTube ha censurato in passato circa il 20% dei video che abbiamo pubblicato e oggi ci impedisce di pubblicare video con temi contrari al politicamente corretto (islam, gay, covid, ecc.)
SCEGLI UN ARGOMENTO
- Aborto
- America
- Animalisti e vegetariani
- Attualità
- Cinema
- Comunismo
- Cristianesimo
- Ecologia
- Economia
- Eutanasia
- Evoluzionismo
- Famiglia e matrimonio
- Fecondazione artificiale
- Immigrazione
- Islam
- Libri
- Liturgia e sacramenti
- Morale
- Omelie
- Omosessualità
- Pedofilia
- Pillole
- Politica
- Santi e beati
- Scienza
- Scuola
- Storia
- Televisione
« Torna alla edizione
Il Vangelo di oggi ci presenta la famosa parabola di Lazzaro e del ricco, che tradizionalmente è detto epulone. Nell’antichità romana l’epulone era l’incaricato di preparare il solenne banchetto nell’anniversario della fondazione del tempio di Giove Capitolino. L’uomo ricco della parabola veste di bisso, cioè di finissimo lino molto apprezzato per la sua morbidezza, e ha un mantello di porpora. Sembra che tutto il suo da fare consista nell’imbandire ogni giorno lauti banchetti per gozzovigliare con gli amici tra musica e danze.
Al ricco fa riscontro il povero che, caso unico nelle parabole, ha un nome: Lazzaro, forma breve e popolare di Eleazaro. Vi è questo nome o perché Gesù si riferiva a un personaggio realmente esistito, oppure perché il nome Eleazaro, di cui Lazzaro è un diminutivo, significa “Dio soccorre” e ben si addice al senso della parabola.
Lazzaro apparteneva ai poveri più abbandonati. Ogni giorno veniva posto davanti al portone del palazzo del ricco e lì rimaneva come inchiodato dalle piaghe di cui era ricoperto. Il poveretto della parabola era ridotto a tal punto da non aver la forza per difendersi dai cani randagi che gli leccavano le piaghe. Mentre il ricco banchettava nella grande sala del palazzo, il povero aspettava che gli venissero gettati i resti del cibo, che secondo l’uso i convitati lasciavano cadere sul pavimento. Il Vangelo non dice che il ricco abbia negato a Lazzaro quei resti. Basta però la scena descritta per comprendere l’avarizia di quel ricco.
Fin qui la prima parte della parabola. Ora si apre, per così dire, la seconda scena. Sia il ricco che Lazzaro sono morti. La situazione è però capovolta: Lazzaro è portato dagli angeli in Paradiso, mentre il ricco si trova all’inferno.
Da questa parabola possiamo trarre dei preziosi insegnamenti riguardanti i cosiddetti “Novissimi”, ovvero le ultime realtà che vi sono al termine della nostra vita terrena: morte, Giudizio, inferno e Paradiso. Prima di tutto apprendiamo che già al termine della nostra vita terrena, subito dopo la morte, noi veniamo retribuiti per il bene o il male che abbiamo compiuto, e, come nel caso del ricco epulone, per il bene che non abbiamo fatto. Nel nostro esame di coscienza serale, pensiamo attentamente alle omissioni, a tutto il bene che potevamo fare e non abbiamo fatto per nostra cattiva volontà.
Pensiamo che un giorno verremo giudicati e in quel momento conteranno molto le opere buone che avremo compiuto. Prepariamoci giorno per giorno a questo Giudizio che è una delle pochissime cose certe della nostra vita. Un giorno verremo giudicati! Basterebbe questo pensiero per cambiare radicalmente vita. La cosa più brutta è che non ci pensiamo affatto. Viviamo tranquillamente come se dovessimo rimanere un’eternità su questa terra. Il pensiero del Giudizio è l’inizio della vera sapienza.
Il secondo insegnamento riguarda invece l’irrevocabilità della condizione futura, l’eternità sia dell’inferno che del Paradiso. Il versetto che dimostra questa verità è il seguente: «Tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi» (Lc 16,26). Pensiamo dunque all’eternità, al fatto che sia la pena che la gloria non avranno mai fine.
Prepariamoci a questo Giudizio invocando ogni giorno la Vergine Maria. Santa Matilde, pensando con tremore al giorno del suo Giudizio, si rivolse alla Madonna, e Lei, la Vergine Santa, fece una meravigliosa promessa a tutti quelli che reciteranno ogni giorno tre Ave Maria per onorare la potenza che il Padre Celeste ha concesso a Maria, la sapienza datale dal Figlio e l’amore donatole dallo Spirito Santo. Tutti quelli che praticheranno questa piccola devozione, con il sincero proposito di vivere da veri cristiani, otterranno la particolare assistenza di Maria al momento della morte.
-
900 edizioni
di BastaBugie
Da 18 anni al tuo servizio
Oltre le notizie per scoprire la verità
-
Pubblicato 10 anni fa...
SHAKESPEARE
Era cattolico!
di Elisabetta Sala
Articolo del 21 novembre 2014
-
Libro della settimana
SACERDOZIO FEMMINILE?
Perché la Chiesa dice no
Ed. Fede & Cultura
Anno 2024 / pag. 144 / € 14
-
Video della settimana
DIECI COSE...
che gli europei pensano
a cura di Silver Nervuti
Durata: 3 minuti
-
Da FilmGarantiti.it
SISSI, LA GIOVANE IMPERATRICE
Il sogno di una monarchia cattolica
Giudizio: consigliato (*)
Genere: storico (1956)
-
I dossier di BastaBugie
COMUNIONE
Sulla lingua o in mano?
Dossier: 8 articoli e 1 video
-
Santo della settimana
SAN LEONARDO DA PORTO MAURIZIO
Apostolo della Via Crucis
di Ermes Dovico
Festa: 26 novembre
-
Video per la formazione
MILLENNIALS
Una generazione difficile
di Simon Sinek
Durata: 18 minuti
-
Personaggi del passato
EUGENIO SCALFARI
Giornalista
L'Espresso e Repubblica
1924 - 2022 (98 anni)