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ORGANI DI CONTROLLO
Come funziona il Consiglio Cei per gli Affari economici
di Vincenzo Grienti
 

Chi pensasse alla Conferenza episcopale italiana come a un ministero resterebbe probabilmente deluso. Alla fine del 2006, anno del Convegno ecclesiale di Verona, i sacerdoti e i dipendenti laici "in forza" presso la Cei si attestavano rispettivamente a 34 e 57 unità. Sotto il profilo dei costi, nel 2006, rispetto al flusso complessivo dell'8 per mille, le spese generali della Cei non raggiungevano il 6 per cento mentre le spese ordinarie per il funzionamento della struttura e per i convegni si attestavano all'1,4 per cento del totale. A verificare la situazione finanziaria all'interno della Cei c'è un organismo specifico: si tratta del Consiglio per gli Affari economici, composto dal presidente della Cei e da quattro vescovi eletti dall'Assemblea generale. Come si evince dall'art. 34 dello statuto, si riunisce almeno tre volte l'anno, esamina la gestione amministrativa interna, formula parere vincolante sugli atti di amministrazione straordinari, predispone il bilancio consuntivo annuale sottoponendolo alla Presidenza della Cei in vista della presentazione all'Assemblea generale per l'approvazione. Esso si avvale dell'opera di un collegio di tre revisori dei conti scelti tra esperti del settore anche laici. Secondo l'art. 104 del Regolamento il Consiglio per gli affari economici elabora lo stato di previsione annuale della Conferenza entro il mese di novembre dell'esercizio precedente e lo presenta all'approvazione della Presidenza, tenendo conto delle richieste di spesa che il Segretario generale espone dopo aver valutato le esigenze formulate dalle Commissioni episcopali, dagli Uffici della Segreteria generale, dai Servizi di promozione pastorale della Conferenza e dai Comitati.

 
Fonte: Avvenire