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NON SONO DOCENTI PRIVILEGIATI E FORNISCONO UN SERVIZIO RICHIESTO DALLO STATO
di Enrico Lenzi
 

«Altro che posto di ruolo regalato. Con l'immissione in ruolo dei docenti di religione lo Stato ci ha guadagnato». Ribatte con forza alle tesi di Repubblica, il professor Nicola Incampo, esperto di normativa dell'insegnamento della religione cattolica.
Come può essere diventato un guadagno per lo Stato il loro inserimento in ruolo?
«Perché prima non esisteva l'obbligo di avere una cattedra completa di 18 ore alle superiori, che diventano 22 alle elementari e 25 alla materna. Al contrario esistevano i cosiddetti spezzoni, cioè docenti solo con 6 o 10 ore. Il ruolo ha comportato l'accorpamento delle ore e la riduzione dei posti. E pure di docenti».
E all'accusa di aver regalato il posto fisso "grazie a una rapida e farsesca serie di concorsi di massa"?
«Altra affermazione non vera. Al contrario questi concorsi, previsti dalla legge sul ruolo ai docenti di religione cattolica, sono stati molto seri, tanto che il 15% di coloro che vi hanno partecipato non sono stati ammessi. Non mi risulta che in altri concorsi si raggiungano tali percentuali».
Sempre gli autori dell'inchiesta parlano di "infinite diatribe legali" per questa immissione in ruolo, soprattutto perché si tratta di una materia opzionale.
«E ancora una volta ci dimentichiamo che questo insegnamento è offerto dallo Stato. È quest'ultimo che dice a chi vuole conoscere la sua storia che c'è anche l'insegnamento della religione cattolica. E allora lo Stato chiede alla Chiesa docenti formati per questo insegnamento. La Chiesa garantisce sull'autenticità dell'insegnamento, ma ad assumere questi docenti è lo Stato, non la Chiesa».
E se l'idoneità data dal vescovo viene meno cosa succede al docente di religione?
«La legge di immissione in ruolo, la numero 186 del 2003, parla chiaro: chi perde l'idoneità finisce nella mobilità nazionale».
Ma resta nella scuola come docente?
«Può pensare di passare all'insegnamento di un'altra materia soltanto se in possesso dei requisiti richiesti per qualunque altro docente e cioè il titolo di studio e l'abilitazione. Ma visto che lo Stato non ha ancora emanato il regolamento di questa mobilità nei 3 o 4 casi di idoneità ritirata in questi ultimi anni la conseguenza per questi docenti è stata il licenziamento».
Per anni i docenti di religione sono stati dei precari, ora si sarebbero trasformati in privilegiati rispetto ai loro colleghi. Addirittura con uno stipendio maggiorato. Ma come stanno davvero le cose?
«Chi fissa lo stipendio è il contratto nazionale di lavoro e non una circolare come viene detto. Il docente di religione, fino all'immissione in ruolo, è l'ultima figura di incaricato annuale rimasta. Il contratto del 1994 ha recepito questa figura, che è meno pagata di un docente di ruolo. Infatti quest'ultimo ogni 6 anni ha un gradone di avanzamento che comporta l'aumento mensile medio di 200-300 euro, mentre l'incaricato annuale ha uno scatto biennale che comporta aumenti di 10 euro al mese. Comunque i docenti Irc di ruolo seguono la normativa dei loro colleghi, stipendi compresi».
Ultimo capitolo, l'ora alternativa. Davvero la Chiesa non la vuole?
«Va detto che spetta allo Stato garantire questa ora alternativa. Ed è falso che la Chiesa la osteggi o che intervenga nella collocazione oraria dell'Irc. Anzi si chiede che davvero ci sia un'alternativa reale e non l'uscita anticipata o l'ingresso posticipato, come avviene oggi».

 
Fonte: Avvenire