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Quanto conosciamo Benito Mussolini? Quanto di quello che ci viene insegnato sui banchi di scuola, nei libri o in qualche documentario ci permette di approfondire realmente questa figura chiave della storia del XIX secolo? Forse meno di quanto crediamo, perché talvolta a prevalere sono semplicistici luoghi comuni o interpretazioni ideologicamente orientate, che però spesso non rendono onore alla verità. Per ovviare a questo occorre andare alle fonti, rileggere i documenti originali, come per esempio il testo Dio non esiste, pronunciato da un Mussolini appena ventenne e ora di nuovo disponibile grazie a Francesco Agnoli, che lo ha ripubblicato per i tipi di Fede&Cultura con un documentato commento critico.
Agnoli, come mai ha ritrovato questo testo di Mussolini e ha deciso di renderlo disponibile al pubblico con un suo commento?
«La prima cosa da dire è che quando si va sui testi originari, si scoprono cose che le biografie e i libri non raccontano. Ultimamente ho deciso di leggere un po' di scritti di Mussolini e ho notato che Dio non esiste e non era edito da un po', quindi lo ho ripubblicato aggiungendoci un'appendice. Si tratta di un testo interessante perché dimostra che Mussolini è stato un ateo e un socialista».
Mussolini però è un uomo dai mille volti...
«Certamente. Sappiamo tutti che, per esempio, le sue idee politiche sono cambiate innumerevoli volte a seconda del bisogno, anche se è importante dire che si è sempre mantenuto un legame di fondo: le idee socialiste, nicciane, superomistiche, macchiavelliche gli sono sempre rimaste...».
E le sue idee sulla religione?
«Le sue idee religiose non sono mai cambiate. Certo, ci sono state varie fasi, ma è importante sottolineare che Mussolini voleva pacificarsi con la Chiesa esclusivamente per intenti politici: voleva solo fare bingo, prendersi un po' tutto. A dircelo sono i suoi stessi testi, come per esempio Dedicato ai bigotti, pubblicato sull'Avvenire del Lavoratore nel 1909 e Natale, uscito sulla Lotta di Classe nel 1910: scritti il cui concetto fondamentale - peraltro comune al fascismo, al nazismo e al comunismo - è che non va cercato il Regno di Dio, bensì va costruito il regno dell'uomo, che si autoredime.
La realtà insomma è che il Duce è stato sempre, per tutta la sua vita, un ateo, un materialista, un panteista e un uomo molto superstizioso. Ed è sempre stato chiuso al Soprannaturale, almeno fino a quando abbiamo documenti, fino al 1943: poi forse, sul finire della vita, uno spiraglio si è aperto, ma non lo si può dire con certezza».
Un altro aspetto poco sottolineato dalla storiografia ufficiale è che Mussolini ha una formazione socialista...
«La sua visione era socialista, si è formato sui testi dei socialisti atei e materialisti. E, in fondo, a ben vedere il fascismo mantiene sempre alcune delle idee che hanno vivificato il socialismo prima e il comunismo sovietico poi: una concezione hegeliana dello Stato e della storia e l'esaltazione della violenza. Anche per questo molti socialisti, dopo la Grande Guerra, sono transitati al fascismo, così nel secondo dopoguerra non pochi intellettuali fascisti. Tornando a Mussolini, non è un caso che abbia dichiarato, ai compagni socialisti che lo espulsero dal PSI: "Sono e rimarrò socialista... viva il socialismo, viva la rivoluzione!"».
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 25 minuti) Benito Mussolini pronuncia la dichiarazione di guerra a Gran Bretagna e Francia il 10 Giugno 1940.
https://www.youtube.com/watch?v=uiYICtn0r6k
Annuncio della dichiarazione di guerra (Benito Mussolini)
Combattenti di terra, di mare, dell'aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno d'Albania. Ascoltate!Un'ora, segnata dal destino, batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste parole: frasi, promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cinquantadue Stati.
La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate. Bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 6 ottobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.
Oramai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l'accesso all'Oceano.
Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione. È la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra. È la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto. È la lotta tra due secoli e due idee.
Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l'Italia non intende trascinare nel conflitto altri popoli con essa confinanti per mare o per terra: Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.
Italiani! In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto con la Germania, col suo popolo, con le sue vittoriose Forze Armate.
In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del re imperatore, che, come sempre, ha interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Führer, il capo della grande Germania alleata.
L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere!
E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.
Popolo italiano! Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!
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