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PERCHE' LE COPPIE SI SEPARANO?
Un tempo ero convinto che si separassero perché litigavano, ma mi sbagliavo... non si separano perché litigano, ma semmai litigano perché si separano (VIDEO: Consigli per fidanzati e sposi)
di Roberto Marchesini
 

Perché le coppie si separano? Un tempo ero convinto che si separassero perché litigavano. Avendo lavorato a lungo con le coppie ho capito che mi sbagliavo: non si separano perché litigano; al massimo litigano perché si separano (per i figli, i soldi, la casa, l'auto...). Ciò è confermato da una ricerca (P. R. Amato e A. Booth, A Generation at Risk: Growing Up in an Era of Family Upheaval, H.U.P., Cambridge1997) secondo cui circa il 70% dei divorzi avvengono in famiglie a basso livello conflittuale e solo il 25% in famiglie ad alto livello conflittuale. E allora: perché le coppie si separano? In genere, perché le aspettative non si sono realizzate. Molti si sposano per essere felici (non per far felice l'altro, come ad esempio richiede la Chiesa cattolica con le promesse matrimoniali) e dopo un po', inevitabilmente, subentra la delusione. Per altri, invece, finisce l'innamoramento, quel sentimento che dona benessere e che la nostra società confonde con l'amore (che non è un sentimento, bensì la libera decisione di cercare il bene dell'altro). Questa osservazione è condivisa dal sociologo Morali-Daninos (A. Morali-Daninos, Storia delle relazioni sessuali, Lucarini, Roma 1988, pp. 76-77): [...] si è assistito, in questo modo, a una vera e propria rivoluzione sessuale che si verifica ancora oggi, sotto i nostri occhi. Questa rivoluzione sembra essere stata guidata da due principi: il diritto all'amore e il diritto alla felicità nell'amore. Il primo di questi principi pone l'accento sull'importanza irrinunciabile dell'attrazione reciproca e ha avuto come conseguenza un indebolimento dei legami familiari e sociali. Il secondo principio implica la contingenza dell'unione in se stessa, poiché, se ci si sbaglia nella scelta del compagno, si può, anzi si deve ricominciare con un altro, donde il moltiplicarsi di divorzi, delle unioni libere e anche la necessità di valutare con più attenzione il momento opportuno per la nascita dei figli e per la creazione di una famiglia che potrebbe rischiare, domani, di non avere più una ragione d'essere. Cos'è accaduto? Come mai la soddisfazione personale è considerata oggi tanto importante; e perché il matrimonio viene fondato su un fugace e passeggero sentimento? Prendiamola alla larga...

SENZA RAGIONE
La storia dell'età moderna, può essere riassunta (semplificando) come la storia della ribellione contro la legge naturale. La facoltà umana deputata al riconoscimento di quest'ultima è la ragione, che l'antropologia classica pone al vertice dell'uomo e al comando della sua vita. Ne abbiamo un esempio nel mito platonico della biga alata, dove i due cavalli (le passioni irascibile e concupiscibile) muovono la biga, ma è l'auriga (la ragione) a tenere le briglie e a stabilire la direzione.
Un mezzo per negare l'esistenza della legge naturale fu limitare le capacità della ragione. Hobbes (1588-1679), per primo, dichiarò che la ragione non può cogliere concetti metafisici quali le leggi morali e religiose, che egli chiamò «idola» (feticci, invenzioni, falsità). La ragione può cogliere soltanto ciò che cade sotto i sensi umani, cioè la materia.
Nacque così l'empirismo inglese, la prima filosofia compiuta della modernità. Esso fu seguito dall'illuminismo che, lungi dall'essere l'esaltazione della ragione (come viene insegnato a scuola), consiste piuttosto nella riaffermazione dei suoi limiti. Anche per gli illuministi, infatti, la ragione può cogliere solamente ciò che colpisce i sensi; e le realtà metafisiche (comprese le leggi morali e religiose), gli «idola» degli empiristi, divengono cosi «superstizioni».
Se la ragione non è in grado di guidare l'uomo, chi prenderà il comando? Le passioni? Ecco, quindi, il romanticismo: non tanto l'antitesi dell'illuminismo, ma la sua diretta conseguenza. [...]

ADULTERIO E ROMANTICISMO
Come ebbe a dire Joris-Karl Huysman, ex romantico convertitosi al cattolicesimo, il tema della letteratura romantica è uno solo: l'adulterio. In poche parole, questo genere letterario riguarda lo scontro tra le norme morali e religiose riguardanti il matrimonio e la sessualità, e la sfrenata passione sessuale; ovviamente, il lieto fine consiste nella vittoria della seconda sulle prime. Il marito cornuto, il cattivo del racconto, è destinato a soccombere di fronte alla potenza della passione adulterina. Anche se pochi ci fanno caso questo topos influenzò non solo la poesia e la letteratura, ma la musica, la pittura e il cinema del Novecento. E, ovviamente, l'idea del matrimonio stesso, visto come mera convenzione sociale destinato a soccombere di fronte all'innamoramento.
A questa prima, tragica Rivoluzione Sessuale, seguì quella che tutti conosciamo e che accompagno il cosiddetto Sessantotto. Anche in quel caso ci fu una rottura netta e totale delle norme morali e religiosi che riguardano il sesso. E, anche in quel caso, le passioni (quella sessuale in particolare) divennero la facoltà più importante dell'uomo. Il Sessantotto, infatti, ebbe tra le varie conseguenze quella di rompere con un matrimonio come patto di significato sociale, come dedizione reciproca degli sposi, diventando mera fonte di soddisfazione personale.
L'altra grande idea rivoluzionaria che ebbe delle enormi conseguenze sul concetto generale di matrimonio fu l'idea che il fine della vita dell'uomo non sia il sacrificio di sé per il bene degli altri, come insegna il Vangelo; e nemmeno il bene comune. Bensì il proprio personale tornaconto. Tuttavia, poiché la felicità è delectatio in felicitate alterius (rallegrarsi della felicità altrui), chi si sposa per questo motivo è condannato all'infelicità. E quindi a cercarla compulsivamente in altre relazioni (magari attraverso nuovi strumenti, come le app), sperando che la prossima sia quella buona. La fragilità attuale dell'istituzione matrimoniale è il frutto maturo della modernità. L'abbandono della legge naturale produce solo odio e infelicità.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 1 ora e 40 minuti) dal titolo "Consigli per fidanzati e sposi" l'autore del precedente articolo, Roberto Marchesini spiega che il matrimonio non è finalizzato alla propria soddisfazione personale. Però è altrettanto sbagliato ritenere che debba obbligare a rinunciare ad ogni tipo di gratificazione. Ecco quindi spiegato come funziona il matrimonio con preziosi consigli per fidanzati e sposi (che è il tema del suo libro "E vissero felici e contenti").


https://www.youtube.com/watch?v=FNU_v8oF0Gs

 
Titolo originale: Al cuor non si comanda
Fonte: Il Timone, gennaio 2020 (n. 191)