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«Non possiamo pensare in alcun modo che i figli appartengano ai genitori». Non si può certo dire che non sia stata chiara Isabel Celaá, ministro dell'Istruzione dell'esecutivo spagnolo guidato dal socialista Pedro Sánchez. La Celaá ha rilasciato questa dichiarazione durante una conferenza stampa in cui criticava l'adozione del cosiddetto «Pin parentale» da parte del governo della regione di Murcia per iniziativa del partito Vox. Si tratta di una sorta di consenso informato che permette alle famiglie di esercitare il primato educativo e dunque fornire o meno l'autorizzazione rispetto alle attività scolastiche complementari.
«Il Pin parentale viola il diritto fondamentale e costituzionale dei bambini e dei giovani a essere educati - ha dichiarato il ministro Celaá - e dunque non può essere accettato. Viola inoltre l'autonomia del centro educativo». Nel caso il messaggio non fosse abbastanza chiaro, le ha fatto eco Irene Montero, ministro spagnolo per l'Uguaglianza, che ha ribadito: «I figli di genitori omofobi hanno il diritto di essere educati al rispetto» e sulla «possibilità di "amare chi vogliono"». Secondo la Montero la decisione del governo della Múrcia «comporta la rottura del patto contro la violenza di genere».
Ma se i figli non appartengono ai genitori bensì allo Stato, allora ci sono alcune cose che non tornano, come ha scritto in una lettera diventata virale María Teresa Corzo Santamaría, preside della Facoltà di Scienze economiche e commerciali della Pontificia Università di Comillas e madre di cinque figli.
LETTERA APERTA AL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE
«Signora Celaá, sono la madre di cinque figli, lavoro ogni giorno all'università e spendo le mie energie quotidiane tra la cura dei miei figli e il lavoro e il pagamento di tutte le tasse allo Stato. Grazie al fatto che vivo nella Comunità di Madrid, ho qualche aiuto destinato alle famiglie numerose e per la disabilità di due dei miei figli. In altre comunità non va così bene. Ma mai nessuno di qualunque governo mi ha aiutato quando i miei figli si sono alzati di notte o quando sono stati malati, né alcuno mi ha aiutato quando sono stati ricoverati. Nessuno è corso a prendere uno dei nostri bambini a scuola mentre io o mio marito eravamo in ospedale con nostro figlio appena operato al cuore. Nessuno mi ha accompagnato nei controlli medici di mio figlio con la sindrome di Down. Solo le associazioni non governative senza scopo di lucro ci hanno offerto aiuto.
Di questo "governo papà", nessun segno. Non vi ho visto signore e signori. Ma ora che il bambino è a scuola, guarda caso, ora volete essere voi "il padre", volete educarlo a modo vostro. E togliere la libertà di educazione ai genitori. Perché attenzione, cosa succede se la madre non pensa come il governo? Allora diciamo che non puoi pensare diversamente e basta. E se la signora Montero pensasse che la madre è pazza? O se la madre dice qualcosa che alle dee dell'Olimpo, custodi del bene, non piace? O peggio ancora, e se lo dicesse il padre? [...]
Un'ultima domanda, dato che è filosofa e conosce i sillogismi. Se i bambini ora appartengono allo Stato totalitario del signor Sánchez e del signor Iglesias, allora appartengono anche allo Stato di Franco, quando Franco era al comando, giusto? E se il prossimo presidente del governo sarà il signor Abascal, i bambini di questo Paese apparterranno anche a lui, giusto? Dopo 17 anni dalla nascita di della mia figlia maggiore, molto lavoro, molti dottori, molte notti di sogni infranti e molte occhiaie, avevo solo bisogno di sentire questo insulto alle libertà e all'intelligenza. Ma ora le cose sono cambiate, i genitori non hanno più libertà. No, ora no, perché le dee hanno parlato».
Nota di BastaBugie: Mauro Faverzani nell'articolo seguente dal titolo "Spagna verso il regime comunista, SOS della Chiesa" racconta la drammatica situazione spagnola.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 29 gennaio 2020:
«Abbiamo visto come il comunismo si è introdotto in Venezuela. Ed è quanto sta avvenendo ora in Spagna»: a lanciare l'allarme, dalle colonne del quotidiano Abc, sono state Eva Buitrago, 65enne di Santa Cruz, e Violeta Perdorno, 59enne di Caracas, entrambe esponenti dell'Associazione Pensionati venezuelana. Scorgono ora nel Paese iberico gli stessi germi, che hanno portato il marxismo al potere in Venezuela, a partire dall'era Maduro.
E non sbagliano. A confermarlo autorevolmente in una lettera pastorale, è stato l'arcivescovo metropolita di Mérida-Badajoz, mons. Celso Morga Iruzibieta, che, dopo aver letto il programma del nuovo governo Psoe-Podemos, lo ha accusato senza mezzi termini di laicismo militante, pronto a rendersi «parte attiva nella rimozione totale di Dio dalla vita pubblica» e nell'«imporre l'ateismo pratico». Ciò cui il prelato oppone l'enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate n. 29, laddove si legge in particolare: «Quando lo Stato promuove, insegna o addirittura impone forme di ateismo pratico, sottrae ai suoi cittadini la forza morale e spirituale indispensabile per impegnarsi nello sviluppo umano integrale».
Non è un caso che il diritto dei genitori ad impartire ai figli un'educazione religiosa conforme alle proprie convinzioni sia stato definito dal neo-ministro per l'Educazione spagnolo, Isabel Celaá, del Partito Socialista Operaio, un «diritto accessorio». Ed, in base a tale assurdo pretesto, è pronta a trascinare la giunta regionale di Murcia in tribunale, accusandola d'aver violato il diritto all'istruzione, per aver dato «priorità ad un diritto accessorio» ovvero cercato di trattare tutte le materie allo stesso modo. È lo stesso ministro, che due mesi fa, dal palco del congresso delle Scuole cattoliche, negò che la Costituzione iberica garantisca ai genitori il diritto di scegliersi la scuola per i propri figli e tanto meno un'educazione religiosa.
Il nuovo governo ha già mostrato, poco dopo il suo insediamento, un inquietante volto da regime. Contro cui si è già espresso pubblicamente anche il card. Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo metropolita di Valencia: «Ciò che ha detto il ministro Celaá è una barbarie, è il più grande passo indietro che un governo possa fare - ha commentato -. Questo governo sta violando l'ordinamento giuridico spagnolo. I genitori hanno il dovere e la responsabilità di educare i propri figli e niente e nessuno glielo può togliere, tanto meno lo Stato», che deve rispondere all'esigenza di «garantire a tutti, soprattutto alla famiglia, di poter adempiere al proprio dovere educativo». Sua Eminenza ha bollato espressamente chi la pensi diversamente d'avere ancora la testa ai «gulag sovietici ed alla cultura comunista».
Nei giorni scorsi Txomin Gómez, responsabile dell'Educazione nella Diocesi di Vitoria, ha denunciato a chiare lettere, in un'intervista rilasciata all'agenzia InfoCatólica, gli ostacoli amministrativi e le difficoltà opposte dagli istituti scolastici alle famiglie decise ad iscrivere i propri figli all'ora di religione. Non solo: il nuovo governo, spostato decisamente a Sinistra con l'accordo tra Partito Socialista Operaio e Unidas Podemos, già dai primi passi compiuti ha rivelato subito la propria vera natura, quella di lupo travestito da nonna di Cappuccetto Rosso: nella valutazione degli alunni l'ora di religione non farà più media; inoltre, chi non la frequenti, avrà semplicemente una materia in meno, non essendone più previste alternative educative; vietate le scuole che propongano un'istruzione differenziata in base al sesso, maldestramente ed ideologicamente definita una «segregazione educativa» (sic): chi non ha classi miste, può scordarsi di ricevere ancora soldi pubblici; verrà di contro potenziata nelle classi l'educazione «affettivo-sessuale», cavallo di Troia per inculcare una mentalità contraccettiva, abortista ed Lgbt-friendly alle nuove generazioni sin dalla più tenera età. Peggio di così...
Sono tutti provvedimenti, che violano palesemente gli accordi vigenti tra Spagna e Santa Sede, accordi che prevedono per l'ora di religione condizioni assolutamente equiparabili a quelle delle altre materie. Invece no, d'ora in poi gli alunni si troveranno di fronte a professori di "serie A" (gli iperlaicisti) e professori di "serie B" o "C" o "D" (gli insegnanti di religione). Insomma, una cosa è certa: in Spagna il nuovo governo è appena nato, eppure già si sente puzza di regime.
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