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Gentile redazione di BastaBugie,
volentieri raccogliamo l'invito dell'articolo "PASTORI SENZA PALLE" del 15 aprile 2020 di narrare la nostra settimana Santa in quarantena.
L'annuncio del lockdown non ci ha colti di sorpresa. Facendo homeschooling avevamo già provato a perfezionare la nostra routine familiare. Il modello alto che ci eravamo prefissati è la vita dei monasteri benedettini: una regola serve quando si è in tanti in casa, e una regola che armonizza i bisogni dell'anima e del corpo è di sicuro la più adatta anche per noi che monaci non siamo. Non che ci fossimo riusciti, ma averci almeno provato ci ha molto aiutati, infatti i bambini non hanno avvertito scossoni. I tempi dello studio, del riordino, del gioco libero e dei giochi in famiglia, scanditi dal sole e dalla preghiera sono stati la nostra salvezza, perché essendo la nostra solita quotidianità si sono mantenuti anche in quarantena, e non ci sono sembrati nulla di diverso.
Anzi! La mancanza di affari da sbrigare all'esterno e noi genitori impegnati solo in smart working, ci hanno regalato tempo in più per la lettura, per certi lavoretti da fare in casa e sempre rimandati.
La spesa intelligente una volta a settimana è anch'essa un'abitudine. La nostra è sempre una spesa di guerra: poche cose pronte, quasi tutte materie prime da trasformare che si conservano a lungo.
Non avere la TV permette di lasciare fuori di casa le ansie per ciò che succede, mentre abbiamo sfruttato al massimo le risorse gratuite messe in rete per arricchire la quarantena: la nostra scuola a casa ha potuto avvalersi di gite virtuali e approfondimenti come di solito non è.
L'unica mancanza? I sacramenti. O meglio: abbiamo realizzato subito che l'unico sacramento che potevamo vivere era il matrimonio, e ci siamo adoperati per curarlo, sapendo che la reclusione forzata è una prova umanamente difficile. Poi abbiamo insistito dai sacerdoti a noi vicini per poter accedere alla confessione e alla comunione eucaristica ogni volta che è stato possibile, con tutte le precauzioni del caso: abbiamo bisogno di questo sostegno. E non ce ne siamo privati.
La partecipazione alla messa è mancata anche ai bambini, che pure non hanno ancora fatto la prima comunione... per loro abbiamo sfruttato l'opportunità delle messe in tv, ma mai per sostituirla.
Non volevamo dare ai bambini il messaggio "non possiamo andare a messa (che a loro risulta spesso anche noiosa, data l'età), e siamo liberi tutta la domenica"... quindi la messa in tv l'abbiamo sempre vista.
Ma abbiamo ribadito ripetutamente che quella non è messa: si è trattato per noi di un modo per nutrire la nostalgia di Gesù.
Per lo stesso motivo abbiamo evitato le celebrazioni che sono state proposte dai vari siti online, quando ci sembrava che rischiassero di dare ai bambini l'impressione che ci stessimo sostituendo al ruolo del sacerdote: non abbiamo benedetto i rami d'olivo, perché sappiamo di non poterlo fare, non abbiamo fatto liturgie della parola... Ci siamo impegnati invece ad approfondire le devozioni e le benedizioni normalmente concesse al nostro ruolo di laici e genitori: la benedizione dei figli, della tavola, il rosario, la via crucis (preparata insieme e vissuta con devozione nuova).
La nostra settimana santa, insomma, è stata molto intensa, diremmo quasi ricca, ma ci siamo preoccupati di sottolineare continuamente che era povera perché è mancato ciò che da soli non potevamo integrare: una quarantena che è una specie di Sabato Santo, una quaresima che stenta a finire...
Infine, un chiarimento necessario: accorgerci che la nostra vita non è cambiata molto con la quarantena ci ha posto una ulteriore domanda. Mentre in molti si stanno accorgendo dell'importanza dello stare a casa, della famiglia, della preghiera, dello stare insieme... possibile che noi avessimo già raggiunto tutte queste conquiste prima? Possibile che il Signore non abbia da insegnarci nulla in questa prova?
Siamo certi che lo sta facendo: anzi, la nostra preghiera, prima ancora che sulla liberazione dalla pandemia, si sta concentrando proprio su questo, affinché il nostro cuore si apra a comprendere, e non vada perduta questa opportunità.
Il rischio grosso per noi che coltiviamo la vita di fede è di vivere questa prova nell'orgoglio, senza cogliere il passo successivo che Gesù ci chiede.
Margherita
Spettabile redazione di BastaBugie,
in risposta a quanto si richiede alla fine dell'articolo del sacerdote che è stato 15 anni tra i lebbrosi in Madagascar senza paura per le epidemie, vorrei raccontare come l'ho vissuto insieme alla mia famiglia.
Dopo 1 mese di astinenza da confessione ed eucaristia siamo riusciti a "strappare" entrambe la Domenica delle Palme. Il nostro vescovo ha deciso di chiudere tutte le chiese dalla metà di marzo ma di riaprirle temporaneamente in occasione della Settimana Santa. Approfittando quindi di questa breve "riapertura", la Domenica delle Palme siamo entrati in Chiesa per adorare un attimo il Santissimo e dato che il parroco era presente gli abbiamo chiesto se poteva confessarci al volo (ovviamente tutti eravamo in mascherina). A Confessione terminata, lo stesso parroco ci ha chiesto se volevamo ricevere l'eucaristia e noi, quasi increduli di tale regalo, abbiamo immediatamente accettato e, dopo il breve rituale, siamo riusciti a comunicarci.
Ad oggi ovviamente non siamo più riusciti a tornare in Chiesa (tra l'altro di nuovo chiusa), si partecipa alla Messa quotidiana via YouTube in attesa della normalità.
Nel frattempo il mio parroco è stato multato insieme ad una quindicina di fedeli per aver celebrato Messa privata.
Un abbraccio, a presto!
Maurizio
Responsabili del sito di BastaBugie,
siamo una famiglia di 8 persone, io e mia moglie con 6 figli. Quando è stata decisa la sospensione delle Messe con la partecipazione di popolo, abbiamo appreso la notizia con dispiacere. Amando la santa chiesa di Cristo e Cristo stesso ci chiedevamo se non sarebbe stato più giusto adottare più misure di sicurezza (come ad esempio si fa al supermercato) che rendere impossibile la partecipazione dei fedeli alla Santa Messa.
Se abbiamo bisogno del cibo per la salute del corpo, non abbiamo ancor più bisogno di Gesù per la salute della nostra anima? Perché non adottare più misure di sicurezza senza cancellare del tutto l'Eucarestia? Come fedeli siamo molto sconcertati.
Neanche durante l'epidemia di peste sono mai state sospese le Messe! Ci risuonano le parole di Gesù alle orecchie nel vangelo di Luca: "ma quando il figlio dell'uomo tornerà, troverà la Fede sulla terra?".
David
RISPOSTA DEL DIRETTORE
Cari lettori,
dopo il nostro invito a raccontare l'esperienza nella settimana Santa ai tempi del Coronavirus (clicca qui!), molti lettori ci hanno scritto. Tra le varie mail ne abbiamo scelte tre sperando che siano di interesse per i nostri lettori.
Mi sento di commentare un solo aspetto, a mio parere importante: è lecito e fruttuoso partecipare alla Messa via streaming, cioè in diretta in internet o televisione?
A tal proposito nel 2004 la Conferenza Episcopale Italiana diceva nel "Direttorio sulle Comunicazioni sociali nella missione della Chiesa": «Molti momenti della vita liturgica e dell'esperienza religiosa sono oggi oggetto di trasmissioni televisive e radiofoniche e vengono diffusi anche attraverso le reti informatiche con grande utilità per l'esperienza religiosa di tante persone. [...] L'impatto e il ruolo dei mezzi della comunicazione sociale vanno valutati con attenzione, soprattutto in presenza di celebrazioni sacramentali, dove risultano fondamentali la sobrietà delle immagini e la pertinenza del commento. Per la natura e le esigenze dell'atto sacramentale non è possibile equiparare la partecipazione diretta e reale a quella mediata e virtuale, attraverso gli strumenti della comunicazione sociale. Pur rappresentando una forma assai valida di aiuto nella preghiera, soprattutto per chi è malato o impossibilitato a essere presente, in quanto offre la possibilità di unirsi a una Celebrazione eucaristica nel momento in cui essa si svolge in un luogo sacro, va evitata ogni equiparazione».
Ecco, credo che questa conclusione sia importante: va evitata ogni equiparazione tra la Messa partecipata in chiesa e quella seguita tramite i mezzi di comunicazione (radio, televisione, internet). Guardare la Messa non è come parteciparvi di persona. Tra l'altro non assolve il precetto chi, potendo andare alla Messa, la guardasse alla tv o in internet.
Che fare allora in questi momenti in cui è difficile trovare un sacerdote che ci permetta di partecipare alla Messa celebrata a porte chiuse? Beh, intanto chiediamoci se si è fatto di tutto per trovarlo... Poi in caso di risposta negativa, possiamo chiedere almeno i sacramenti, confessione e comunione in primis. Infine possiamo almeno fare una visita al Santissimo Sacramento che è conservato in chiesa nel tabernacolo.
Se poi per aver fatto qualcuna di queste cose dovessimo trovare un poliziotto che applica la legge in modo rigido e anche oltre la lettera della legge? Innanzitutto va chiarito che non si rischia nulla dal punto di vista penale. Pagare una multa (tra l'altro con lo sconto del 30% se si paga entro 5 giorni) non è nulla, se si considera che in alcune parti del mondo i cristiani rischiano anche oggi la loro vita.
Vorrei concludere con un esempio (tratto da un articolo di Giovanni Marcotullio pubblicato da Aleteia il 23 marzo 2020) per capire l'enorme differenza tra la Messa in chiesa e quella seguita in televisione:
Si potrebbero fare molti esempi concreti, ma per brevità ne faremo uno solo accessibile a tutti. Il cinema. Prendiamo un bel film, qualcosa che ci abbia scossi e commossi, o spaventati e indignati: esso è un prodotto sapientemente confezionato che compone sceneggiature, musiche, luci, fotografia e mille altre cose che non possono rendere la bellezza e la forza dell'insieme. Tale è anche la celebrazione liturgica (ogni singola celebrazione).
Ora, immaginate che esca al cinema quel film che volevate tanto vedere ma che proprio non potete andare a godervi: vi è appena nato un figlio o vi è venuto il morbillo... insomma dovete stare a casa. Un vostro amico va e vi propone: «Se vuoi, sistemo il cellulare sul sedile davanti al mio e ti faccio uno streaming». Voi ringrazierete ma ovviamente direte di no. Per non incomodare l'amico? Pure, ma soprattutto perché non è lo stesso, e anzi temete di sciuparvi la visione del film. Dite che effettivamente direste così, ma per la sola ragione che la ripresa sarebbe poco nitida e l'audio sfocato? No, non è così e ve ne rendete conto quando riportano sul grande schermo qualche gran film e voi correte a vederlo in sala malgrado ne abbiate il dvd restaurato in soggiorno: è in occasioni come quella che ci rendiamo conto di come anche il migliore degli home theatre non è che un surrogato. «Ah, sembra di essere al cinema!», direte finalmente accomodandovi davanti al grande-piccolo schermo. «Sembra! - chioserebbe la mia figlia duenne -: ma non è!».
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