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Il Covid sta finendo, ma c'è chi proprio non vuole rassegnarsi a questa evidenza, e continua con accanimento a sostenere che la minaccia è sempre incombente, che bisogna continuare a mantenere le limitazioni alla vita sociale.
Visto che i dati non corrispondono a questa narrazione, ecco che si ricorre alla Cina, uno spauracchio che può sempre tornare utile. E così nei giorni scorsi i media di regime ci hanno raccontato di una situazione "estremamente grave", di una Pechino impegnata "in una lotta contro il tempo" per fermare il contagio, attraverso "le misure più strette, decisive e determinate", secondo il classico modello cinese che è stato poi importato in Italia.
Siamo andati allora a vedere i numeri di questa nuova emergenza, e ci dicono di circa 130 casi di contagiati in una settimana nella capitale. Pechino - è bene ricordarlo - è una città di oltre 21 milioni di abitanti. Quindi abbiamo un caso di contagiati ogni 200.000 abitanti. E' come se a Milano avessimo cinque casi. E parliamo di contagiati, non di ricoverati o tantomeno di morti.
Quindi, di che emergenza si sta parlando?
Il governo italiano tuttavia continua ad insistere sull'esistenza di nuovi casi di Covid diagnosticati. Questo secondo il Ministero della Salute deve invitare alla cautela in quanto denoterebbe "che in alcune parti del Paese la circolazione del virus è ancora rilevante", si legge nel report settimanale del periodo dall'8 al 14 giugno del Monitoraggio della Fase 2. "In tutta la Penisola - continua il documento - sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione nella settimana di monitoraggio corrente, con casi in aumento rispetto alla precedente settimana di monitoraggio".
Tuttavia, il numero dei ricoverati - in particolare nelle strutture intensive - continua progressivamente a scendere, così come la mortalità. Cosa significa questa evidenza, che peraltro il governo fa di tutto per nascondere? Che il virus sta perdendo la sua aggressività e la sua virulenza.
Mentre si cerca di rinfocolare la paura, è arrivata venerdì scorso come una doccia fredda la valutazione di un autorevole scienziato, il professor Remuzzi, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, una delle più prestigiose istituzioni d'Europa . "I nuovi positivi non sono contagiosi", ha dichiarato in un'intervista. E questo perché la carica virale è diventata molto bassa. Lo si è scoperto dall'analisi dei tamponi fatti nel corso di una ricerca promossa dall'Istituto stesso, che ha dimostrato che i casi attuali di positività hanno una carica virale molto bassa, non contagiosa. Li chiamiamo contagi, ma sono semplicemente persone positive al tampone. Si tratta di positività che non hanno ricadute cliniche: non sono persone malate, e non possono trasmettere la malattia a nessuno.
Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di un singolo studio, ma in realtà stanno uscendo altri autorevoli lavori che confermano questo quadro, come quello del Center for Disease Prevention della Corea del Sud fatto su 285 persone asintomatiche positive, che ha rintracciato 790 loro contatti diretti. Quante nuove positività? Zero.
Secondo il direttore del Mario Negri, L'Istituto Superiore di Sanità e il governo devono qualificare le nuove positività, o consentire ai laboratori di farlo, spiegando alla gente che una positività inferiore alle centomila copie non è contagiosa, quindi non ha senso stare a casa, isolare, così come non è più troppo utile fare dei tracciamenti che andavano bene all'inizio dell'epidemia.
L'esistenza di nuovi positivi non deve creare alcun allarmismo: non è lo stesso tipo di positività dei mesi scorsi. Una positività che non può più dare le forme cliniche gravi che abbiamo visto nei primi tre mesi dell'epidemia.
Occorre quindi che il governo prenda atto di quanto e come è cambiata la situazione rispetto a quel lontano 20 febbraio. E agire e dare comunicazione di conseguenza.
Continuare ad alimentare irragionevoli paure non può che destare dei ragionevoli sospetti, che su questa epidemia che non "deve" passare, si stiano giocando interessi politici ed economici. Non a caso gli ambienti governativi non fanno che ripetere - sordi a qualunque evidenza scientifica - che sono indispensabili due cose per mettere fine alla vicenda Covid: App di tracciamento e vaccini. Tertium non datur, anche se le evidenze scientifiche dicono ben altro.
Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Terrorismo e Covid, parola d'ordine: asservire il popolo" parla dell'attentato terroristico in Inghilterra e di come l'informazione cerchi di smorzare ogni allarme. Invece per il Coronavirus l'informazione alimenta uno stato di paura permanente. Funziona ormai una sorta di panico a comando, c'è una popolazione alla mercé del Potere. A cui si può resistere soltanto legati a Chi questo Potere del mondo ha già sconfitto.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 giugno 2020:
Sabato 20 giugno, ore 19 circa: a Reading, Inghilterra, in un parco affollato un uomo armato di un grosso coltello si lancia prima su un gruppo di persone, poi su un altro, colpendo alla cieca; infine viene placcato da un poliziotto e arrestato. Bilancio: tre morti e tre feriti gravi. La notizia è immediatamente una "Breaking News", tutti pensano all'attacco di un fondamentalista islamico, ma le autorità subito affermano che non ci sono elementi per pensare a un atto di terrorismo.
Passano le ore e resta la domanda sul chi e sul perché di questo attacco; intanto, in mancanza di altri dettagli che indichino il motivo della strage, la notizia sui maggiori siti di informazione perde di importanza. Quindi trapela l'informazione che l'autore è di origine libica, ma guai ad arrivare a conclusioni affrettate: non risulta - dicono le fonti di informazione - che abbia legami con gruppi jihadisti.
Alla domenica, l'eventualità di un atto terroristico non viene più scartata, ma bisogna arrivare al lunedì mattina per sapere che l'uomo arrestato per l'attacco, il 25enne Khairi Saadallah, era già noto ai servizi segreti britannici: era stato infatti sospettato di voler andare all'estero per terrorismo. Non avendo i servizi trovato traccia di rischi imminenti, Saadallah era entrato nell'elenco dei 40mila residenti in Gran Bretagna sospettati di attività estremiste ma attualmente non sotto inchiesta (3mila sono invece quelli monitorati continuamente).
Nel frattempo però la notizia ha perso d'importanza, e ieri sera il principale articolo sul sito web della BBC dedicato a Reading era centrato sulle vittime, «tre veri gentiluomini», secondo i frequentatori di un vicino pub riservato agli Lgbt, di cui i tre erano assidui clienti.
Così, a una notizia che poteva destare giustificato allarme è stata messa la sordina, diluendola nel tempo. Chi infatti può credere che, avendo arrestato in flagrante il responsabile, essendo egli già conosciuto dagli esperti dell'anti-terrorismo, non si sapesse tutto già nelle prime ore? Non per niente, a poche ore dall'arresto le forze speciali hanno fatto irruzione in un condominio popolare, presunta abitazione di Saadallah (operazione peraltro restata misteriosa).
Ma ormai è uno schema collaudato in Europa: quando si ha a che fare con probabili atti di terrorismo, autorità ufficiali e media fanno di tutto per depistare, ritardare le informazioni o addirittura ometterle. Lo scopo è chiaro: evitare di creare il panico, evitare di fare il gioco di chi vuole seminare terrore. E nello stesso tempo si sta molto attenti ad evitare di parlare di islam o islamismo. Non sia mai che si sia tacciati di islamofobia.
La parola d'ordine è: smorzare, non creare allarme nella popolazione, non suscitare sentimenti ostili nei confronti di una comunità religiosa.
Invece, per quanto riguarda il Covid-19 la parola d'ordine è esattamente l'opposto: creare allarme, tenere la popolazione in un costante stato di paura, suscitare sentimenti ostili nei confronti di chi obietta al lockdown e di chi vuole riportare la percezione della pandemia nella sua giusta dimensione. E ancora una volta autorità istituzionali e media sono alleati: per giorni abbiamo avuto in primo piano le notizie sul nuovo allarme Coronavirus a Pechino, poi il "disastro" del Brasile (che poi, come dimostriamo oggi, tanto disastro non è), e ora i contagi nel mattatoio tedesco.
Numeri limitati, ma comunque letti come se intere popolazioni fossero sterminate dalla nuova peste. Il tutto per mantenere i cittadini nello stato di paura e indirizzare la rabbia verso i soliti obiettivi politici, i nemici del Nuovo Ordine Mondiale, che di volta in volta, e a seconda dei casi, vengono bollati come negazionisti, sovranisti, pseudo-scienziati e così via.
Ce n'è abbastanza per sospettare che panico e calma siano attentamente pilotati dai governi e dai media, e che il popolo sia alla mercé del Potere. Per molti sicuramente, soprattutto nei media, funziona la logica del conformismo, ma è chiaro ormai che c'è una precisa volontà di imporre a livello globale un sentimento piuttosto che un altro, che va molto al di là della normale influenza esercitata dai mezzi di informazione. Obiettivi politici, economici, ideologici si intrecciano e costituiscono una pressione fortissima sulla gente comune. In nome dell'emergenza tutto ci potrà essere chiesto, e il lockdown ne è stato un grande esempio, forse una prova generale.
Per resistere c'è bisogno anzitutto di un grande amore alla Verità, uno sguardo aperto alla realtà che può permanere solo attraverso l'uso della ragione alimentato dalla fede. La battaglia è contro il Potere di questo mondo, ed è impossibile resistere fino in fondo se non si è attaccati a Chi questo Potere ha già sconfitto. Ma questa appartenenza a Cristo, per poter essere vissuta ha bisogno di una comunione visibile, che comincia dalla famiglia e si allarga ad amicizie che solo nella fede hanno la loro ragion d'essere. Per questo la famiglia è tanto combattuta dal Potere e per questo è devastante la logica del "distanziamento sociale" che impone anche visivamente di essere isolati (al punto che perfino nella stragrande maggioranza delle chiese le famiglie sono costrette a sedersi separatamente per partecipare alla Messa).
Occorre prendere coscienza di questa posta che è in gioco per fare fronte a ciò che verrà.
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