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PALLONCINI LGBT CONTRO IL CREMLINO
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): soldi Rai per film pro utero in affitto, condannata un'atleta perché dotata, Ursula von der Leyen e Joe Biden accusano la Polonia di avere zone Lgbt free (ma è una fake-news!)
di Chiara Chiessi
 

Alexander Donskoy, ex sindaco della città russa Arkhangelsk ed oggi artista, si è dichiarato pubblicamente omosessuale nel 2017.
Intorno alla metà del mese di agosto, ha voluto lanciare un messaggio alla politica  da lui considerata "omofoba" della Russia ed al suo presidente, Vladimir Putin, appendendo una bandiera LGBT a decine di palloncini gonfiati ad elio. La bandiera ha poi raggiunto proprio il Cremlino.
Donskoy ha spiegato che il gesto era un messaggio per dire basta alla legge anti-propaganda LGBT approvata dalla Russia nel 2013, ma anche per denunciare l'attacco alle ambasciate che nel mese del pride hanno voluto dimostrare il loro supporto esponendo una bandiera arcobaleno fuori dalle loro sedi.
In Russia vige infatti fortunatamente una legge che vieta la propaganda LGBT rivolta ai minori di 18 anni; insomma tutto quello che sta succedendo da noi nelle scuole, oppure tramite film o musica, è vietato in Russia.

Nota di BastaBugie
: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.

SOLDI RAI PER FILM PRO UTERO IN AFFITTO
La Rai finanzia un docufilm, dal titolo «Tuttinsieme», in cui il regista Puccioni racconta la relazione con il suo compagno, a lui unito civilmente (celebrante Nichi Vendola e presente Monica Cirinnà), e i bambini avuti con la pratica della maternità surrogata, pratica vietata nel nostro Paese. Dunque noi contribuenti abbiamo finanziato l'uscita di questa pellicola.
Nel lungo trailer del film il regista vuole offrire un quadro positivo di tale pratica, forse dimentico che per avere un bambino in braccio molti altri non potranno mai venire alla luce, che molte donne nel mondo vengono sfruttate come incubatrici di carne e che la maternità surrogata, in modo preordinato, strappa a forza un bambino dalla sua madre biologica.
(Gender Watch News, 15 settembre 2020)

CONDANNATA UN'ATLETA PERCHÉ DOTATA
Caster Semenya è stata medaglia d'oro negli 800 metri femminili ai Mondiali di atletica leggera di Berlino, stravincendo sulle altre concorrenti. Semenya è  molto dotata perché ha, per natura, livelli assai elevati di ormoni maschili. Questo l'avvantaggerebbe e dunque il Tribunale arbitrale internazionale dello sport di Losanna nel 2019 aveva deciso che l'atleta avrebbe dovuto sottoporsi a terapie per diminuire il testosterone. L'atleta fece ricorso e recentemente il Tribunale federale svizzero ha rigettato il ricorso.
Due rapide considerazioni. Se per natura un atleta è più dotato degli altri dobbiamo mettere i ceppi al suo talento per renderlo uguale agli altri? Chiediamo a Cristiano Ronaldo di correre meno velocemente in campo per rendere le partite più eque?
Seconda riflessione: fuori le donne troppo androgine e dentro i transessuali maschi che gareggiano con le donne e, nonostante i trattamenti, hanno il testosterone a mille, più forza e maggiore densità corporea?
(Gender Watch News, 16 settembre 2020)

URSULA VON DER LEYEN E JOE BIDEN ACCUSANO LA POLONIA DI AVERE ZONE LGBT FREE (MA È UNA FAKE-NEWS!)
Ok, la misura è colma e stracolma. Non posso tacere. Questa notte, la facciata della sede della Commissione Europea è stata illuminata con la bandiera polacca su fondo arcobaleno. E una scritta: «Stop alle zone LGBT free in Polonia». Chi conosce l'attaccamento dei polacchi alla propria bandiera non si stupirà di sapere che questa azione commessa dalla Commissione Europea è stata considerata una profanazione. Al di là di questo, non si è mai visto un simile attacco ad uno Stato membro, né una minor considerazione delle opinioni di milioni di cittadini europei.
Questa è solo una delle tante reazioni della élite mondiale alle famose zone «Lgbt free» polacche. C'è stato l'intervento di Ursula von der Leyen, la quale ha affermato che «le zone Lgbt free della Polonia non hanno posto nell'UE» e che sono «zone libere dall'umanità»; e, ovviamente, non poteva mancare quello di Joe Biden: «le zone Lgbt free della Polonia non hanno posto nell'Unione Europea o in nessuna parte del mondo». Insomma: queste zone Lgbt free sono veramente una carognata polacca, un po' come i famosi «campi di concentramento polacchi». Per chi si fosse indignato e volesse approfondire, c'è pronta una dettagliata voce di Wikipedia che spiega, per filo e per segno, quale opinione è corretto farsi in merito. Tutto chiaro, semplice e manicheo. Peccato sia tutto falso.
Le zone Lgbt free polacche, semplicemente, non esistono. Proprio così: si tratta di una mostruosa montatura finalizzata a dare un'ulteriore stretta di vite alla libertà di pensiero in Europa e nel mondo a proposito dell'omosessualismo. Mi spiego: prima delle ultime elezioni presidenziali polacche, il presidente di Varsavia Trzaskowski, concorrente di Duda, ha approvato una «dichiarazione Lgbt+»; in risposta a questa iniziativa, diversi Comuni polacchi hanno approvato una «carta dei diritti della famiglia» a sostegno della famiglia naturale. Bene: l'attivista omosesssualista polacco Bartosz Staszewski ha cominciato a girare per questi Comuni attaccando, al loro ingresso, un cartello giallo con scritto, in varie lingue, «Lgbt free zone», zona libera da LGBT. Ripeto, nel caso non fosse chiaro: nessun comune polacco ha mai dichiarato il suo territorio «Lgbt free zone»: è stato un attivista gay polacco ad attaccare quei cartelli e a fotografarli. Quei cartelli esistono, le zone «Lgbt free zone» non esistono, nessun Comune polacco vieta nulla a nessun cittadino polacco o di qualsiasi altra nazione.
Ma è possibile? Staszewski può fare una cosa del genere? Ovviamente no! Infatti è stato denunciato sia per aver appeso abusivamente dei cartelli alla segnaletica stradale; sia per aver falsamento accusato le amministrazioni di questi Comuni di incitamento all'odio nei confrotni di persone Lgbt.
Nonostante queste denunce, Staszewski ha proseguito il suo «progetto fotografico» (come lui stesso lo definisce) e visto che se ne frega delle conseguenze giudiziarie della sua azione, è legittimo il sospetto che abbia le spalle coperte. Comunque sia, questa falsa notizia è stata ripresa dai media di tutto il mondo, senza alcun approfondimento né verifica e ha provocato le reazioni che abbiamo visto. Ma non è finita: visto che l'omofobia avanza, a novembre la Commissione Europea presenterà una strategia per «rafforzare i diritti delle persone Lgbt+». Il tutto sulla base di una fake news, di una bufala che puzza parecchio di trappolone.
Due riflessioni conclusive. La prima: questa è l'Unione Europea, questi sono i suoi metodi, questa è l'élite che ci governa. Poi si fanno inchieste per scoprire le misteriose cause del «sovranismo» e del «complottismo». Che, in italiano corrente, si chiamano «diffidenza». Se non si giocasse con la fiducia dei cittadini, probabilmente, questi fenomeni non avrebbero ragione d'essere. La seconda: la menzogna è una brutta cosa. Intendo proprio brutta. Non è un caso se il Logos incarnato si è definito «la Verità» (Gv 14, 6); e il Suo sedicente antagonista è stato chiamato «padre della menzogna» (Gv 8, 44). Usare una menzogna per condurre le proprie battaglie ideologiche e politiche (contro i propri governati, ma soprassediamo...) è una cosa che puzza. E di zolfo.
(Roberto Marchesini, La Nuova Bussola Quotidiana, 26 settembre 2020)

 
Titolo originale: Bandiera LGBT vola verso il Cremlino
Fonte: Provita & Famiglia, 31 agosto 2020