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Oggi è la solennità dell'Epifania del Signore. La parola "epifania" significa manifestazione. Con questa festa, infatti, vogliamo ricordare la manifestazione di Gesù a tutti gli uomini di ogni nazione, rappresentati dai Magi, giunti da lontani Paesi dell'Oriente, attratti da una misteriosa stella apparsa all'orizzonte.
Il tema dominante di questa celebrazione è quello della fede. La luce della fede è come la luce di quella stella che guida il nostro cammino incontro al Signore. Come i Magi, anche noi dobbiamo farci guidare da questa luce e dobbiamo superare tutti gli ostacoli che continuamente incontriamo. Manifestare la fede vuol dire essere disposti ad andare anche contro corrente, come hanno fatto i Magi. Essi intrapresero una avventura unica, forse esponendosi all'incomprensione e al sarcasmo dei loro concittadini. Essi però non si lasciarono condizionare da questa difficoltà e assecondarono il loro ardente desiderio.
La festa dell'Epifania ci deve spingere ad approfondire sempre di più la nostra fede e la nostra conoscenza di Dio. Non possiamo accontentarci della nostra mediocrità. Anche noi dobbiamo metterci alla ricerca del Signore, dobbiamo irrobustire la nostra fede. La fede è un dono di Dio, certamente, ma qualcosa dobbiamo e possiamo fare anche noi. Innanzitutto dobbiamo pregare di più. La fede è come una lucerna che dobbiamo costantemente alimentare con la nostra preghiera. Come questa si affievolisce, anche la fede si indebolisce.
In secondo luogo, dobbiamo approfondire la nostra fede studiando con diligenza il Catechismo. Il Catechismo – ricordiamocelo sempre – non va imparato solo da bambini, in preparazione della Prima Comunione, ma deve essere approfondito per tutta la vita. Riprendiamo in mano questo libro e riscopriremo tante verità forse dimenticate.
Se saremo saldi nella fede, anche noi potremo manifestare Cristo al mondo ed essere così come la stella che ha guidato i Magi a Betlemme. Non si tratta di portare il Vangelo solo ai pagani, ma di riportarlo anche a quelli – e oggi sono molti – che lo hanno dimenticato. Giustamente, il papa Giovanni Paolo II parlava di nuova evangelizzazione della nostra società, per farci comprendere che ai nostri giorni siamo tornati ad essere pagani.
Tutti i popoli sono chiamati a far parte della Chiesa. Nella prima lettura si leggono queste parole del profeta Isaia: «Cammineranno le genti alla tua luce» (Is 60,3). Il profeta si riferiva a Gerusalemme, ma, in senso pieno, queste parole si riferiscono alla Chiesa, chiamata a radunare tutti i popoli del mondo nell'unità di un'unica fede. Per questo motivo, Isaia dice: «Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te [...] portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,4-6).
Queste parole si sono verificate pienamente proprio alla visita dei Magi. Essi rappresentavano come la primizia della Redenzione. Essi «aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt 2,11). L'oro, l'incenso e la mirra furono doni profetici, con un profondo significato spirituale. L'oro simboleggiava la regalità di Gesù; l'incenso la sua divinità; mentre la mirra preannunciava la sua sofferenza e morte in croce. Anche noi vogliamo offrire a Gesù questi tre doni: l'oro della nostra carità, l'incenso della nostra preghiera, e la mirra dei nostri sacrifici quotidiani. Ecco i doni che Gesù ricerca da noi. Potremo dire di non aver fatto passare invano questo Natale se saremo riusciti ad offrire tutto questo.
«Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima» (Mt 2,10). Anche noi, se ci faremo guidare da questa stella, proveremo una grandissima gioia, l'unica vera gioia. Come i Magi, anche noi troveremo Gesù «con Maria sua Madre» (Mt 2,11). Dove c'è Gesù vi è sempre la Madonna. Non possiamo dividere la Madre dal Figlio. È più facile – affermava un Santo – dividere la luce dal sole, che separare Gesù da Maria. La presenza della devozione mariana è la migliore garanzia di una fede viva in Gesù Salvatore del mondo.
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