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Un ennesimo caso di finta omofobia, è quello che si è verificato a Padova, nel contesto di un'aggressione notturna, avvenuta lo scorso settembre, apparentemente ai danni di due giovani omosessuali. Durante il pestaggio che, invece, vede ora tutti condannati per rissa. Inizialmente però la coppia gay, coinvolta, aveva gridato subito al movente omofobo.
In realtà, per gli inquirenti e il giudice si è trattato di un pestaggio reciproco, senza alcuna motivazione legata all'orientamento sessuale dei due giovani. Insomma, una rissa senza vittime ma solo con partecipanti attivi, tutti colpevoli in concorso e tutti destinatari, adesso, di un decreto penale di condanna
Durante la zuffa erano volate imprecazioni e insulti, ma all'interno di un contesto di violenza che aveva visto tutti protagonisti, nella stessa maniera. La sera del 18 settembre, infatti, i due gruppi di ragazzi, si erano lanciati, dapprima insulti reciproci, in seguito ad una battuta di troppo su una felpa, per poi passare immediatamente alle mani e addirittura a colpi di bottiglie.
Non contenti, i ragazzi che inizialmente avevano denunciato l'aggressione omofoba – successivamente indagati - avevano pensato bene di postare e diffondere un video su Facebook, divenuto quasi virale, in cui avevano raccontato di essere stati aggrediti per ragioni legate al loro orientamento sessuale. Immediatamente, come avviene spesso in questi casi, era scesa in campo certa rappresentanza politica che in quattro e quattr'otto aveva messo in piedi addirittura una manifestazione di piazza, a cui avevano partecipato più di 500 persone. Ma ciò non ha impedito ai carabinieri del comando provinciale di Padova di fare il loro lavoro. Infatti guardando le telecamere di videosorveglianza e ascoltando le diverse testimonianze, sono riusciti a identificare tutti gli attori del pestaggio (i due omosessuali compresi).
Inoltre, dopo qualche giorno, il Corriere del Veneto aveva contattato due dei cinque accusati di omofobia, riportando, per par condicio, anche la loro versione: «Stavamo festeggiando il compleanno di un'amica, avevamo bevuto, camminando abbiamo incontrato questi ragazzi che non sapevamo essere omosessuali e uno di loro ha fatto una battuta per una felpa. Da lì sono iniziate alcune schermaglie verbali, ma nessuno ha fatto allusioni sui gay. Anzi, dal nulla uno di loro ci ha urlato "omofobi". Per altro noi non abbiamo visto i due baciarsi, quindi come potevamo sapere che fossero omosessuali».
Un caso indicativo, in quanto ci porta ad interrogarci su ciò che, invece, potrebbe accadere se passasse il ddl Zan. Una simile verifica dei fatti sarebbe ancora possibile? O basterebbe, come avviene già in diversi paesi europei in cui leggi simili sono state approvate, la testimonianza della vittima e la sua "sensazione" di essere stata insultata e aggredita per motivi legati al suo orientamento sessuale? E a che derive di ingiustizia porterebbe tutto ciò se consideriamo che l'orientamento sessuale non è certo un dato evidente e palpabile e in alcuni casi (come in questo) soprattutto quando ci si imbatte in estranei, si può benissimo non sapere se l'altro sia etero o gay?
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.
DIRSI TRANS PER FINIRE NELLE CARCERI FEMMINILI
Secondo un report del Ministero della giustizia britannico nel 2016 erano 70 i detenuti che si dichiaravano transessuali, nel 2019 salirono a 1.500. Il motivo? In tal modo il detenuto spera di essere trasferito in un penitenziario femminile.
Un bel guaio pensando anche che secondo il Fair Play for Women (FPFW) il 41% dei detenuti transgender sono stati condannati per reati a sfondo sessuale.
Il politicamente corretto può provocare seri danni.
(Gender Watch News, 27 dicembre 2020)
QUANDO L'IDEOLOGIA GAY COPRE GLI ABUSI SUI MINORI
Ciò che spiega Life News è assolutamente raccapricciante. Secondo quanto esso afferma, l'ideologia Lgbt verrebbe usata per coprire abusi e per dimostrare il "consenso" delle vittime agli abusi, sulla base del fatto che non vi sarebbe alcun comportamento sessiale sbagliato, purché vi si acconsenta. Il che sarebbe tremendo e metterebbe in serio pericolo tantissime persone, specialmente minorenni. «Alle ragazze vulnerabili, spesso affidate alle cure dello Stato, gli insegnanti e gli assistenti sociali dicevano incessantemente che nulla nel campo sessuale può essere descritto come sbagliato o cattivo, a condizione che vi acconsentano. Gli aggressori erano completamente d'accordo e hanno proceduto a manipolare il necessario "consenso" da loro. Questo non era un consenso legale: le vittime minorenni non sono in grado di darlo. Ma è bastato agli assistenti sociali e, del resto, alla polizia, che hanno considerato le vittime come persone autonome che avevano scelto una strada forse sfortunata, e si sono rifiutate di far rispettare la legge». Non si può pensare che bambini o adolescenti possano acconsentire con piena coscienza a pratiche erotiche, ciò è nettamente contro la loro tutela.
(Provita & Famiglia, 29 dicembre 2020)
PILLON, GLI IMMIGRATI E IL DDL ZAN
Il senatore Simone Pillon scrive sulla sua pagina Facebook: «Un funzionario di una prefettura del Sud mi ha raccontato che nonostante il pdl Zan non sia ancora passato al Senato, già è arrivato l'ordine di scuderia ai richiedenti asilo: per facilitare la regolarizzazione basta dichiararsi gay e lamentare presunte persecuzioni. Ovvio no?
Qualche considerazione:
1. Servono prove? Assolutamente no ovviamente, perché la Cassazione ha stabilito che la propria autodichiarazione in materia di orientamento sessuale non è soggetta a verifiche.
2. È possibile che un cittadino italiano per spostare la residenza debba compilare qualche chilogrammo di moduli e allegare mille documenti, e invece qui basti un foglietto in cui si "dichiara di aver lasciato il suo paese per motivi: sessuale"?
3. Se chiedono asilo qui in Italia, e ancora l'omofobia non è legge, vuol dire che l'Italia è un paese sicuro, e dunque non serve nessuna legge sull'omofobia...».
(Gender Watch News, 11 novembre 2020)
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