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TRE PROBLEMI PER IL VACCINO ANTI-COVID
Il problema per la salute, il problema etico, il problema per la libertà
di Francesca Romana Poleggi
 

L'argomento "vaccini sì - vaccini no" è divenuto un terreno di scontro ideologico. Lo dimostra la vicenda del dottor Grisanti finito dalle stelle alle stalle per aver pubblicamente espresso serie riserve sui vaccini anti coronavirus che sembra siano di imminente commercializzazione (anche se un giorno sì e uno no, si succedono smentite e contro-smentite; e, intanto, la mia vecchia madre - che vive a Roma, in zona centrale - ancora non riesce a fare il normale vaccino antinfluenzale, tanto raccomandato da tutti, perché "non è arrivato").
Lungi da noi il voler assumere una posizione ideologica in materia (ci sembrano irragionevoli sia i "no vax" senza se e senza ma, sia quelli che vorrebbero obbligare tutti a fare tutti i vaccini che sono in circolazione), riteniamo necessario:
- in primis, conoscere le argomentazioni di chi non ritiene che i vaccini - e in particolare il prossimo eventuale vaccino anti Covid - siano efficaci e salutari per tutti e in tutti i casi;
- in secundis, riteniamo opportuno conoscere le argomentazioni di chi solleva rispetto a determinati vaccini - anche anti Covid - un problema etico (non necessariamente "religioso");
- e infine merita una riflessione la questione dell'obbligatorietà vaccinale in tempi in cui non si fa altro che osannare l'autodeterminazione.
 
1) IL PROBLEMA PER LA SALUTE: IL DNA FETALE NEI VACCINI
Quanto al primo punto, dovrebbe essere il medico curante a dire se il tal vaccino è efficace e salutare per il tal paziente, al netto del rischio ineliminabile di effetti collaterali (andrebbe anche approfondita la questione sollevata recentemente da Lyons et al. sull' International Journal of Environmental Research and Public Health secondo cui i bambini non vaccinati sono sorprendentemente più sani di quelli vaccinati). C'è poi una importante questione da chiarire. Molti vaccini sono derivati da cellule fetali: quindi, il Dna del feto entra inevitabilmente in circolo nell'organismo del ricevente. Ciò comporta seri rischi per la sua salute, perché potrebbe innescare un processo noto come "ricombinazione omologa" cui consegue la modifica del patrimonio genetico del ricevente il vaccino. Si formano cioè delle mutazioni e delle nuove cellule che il soggetto vaccinato non riconosce come proprie e scatenano una risposta cosiddetta "autoimmune", con le conseguenti malattie e disturbi dello spettro autistico.
La Food & Drug Administration statunitense (l'agenzia federale di controllo sui farmaci) e l'Oms, nel 2005, riconoscendo la sussistenza di rischi oncogeni associati alla presenza di DNA umano nei vaccini, avevano stabilito che doveva essercene meno di 10 ng (nanogrammi). Con il tempo vari ricercatori hanno dimostrato che il limite suddetto non viene quasi mai rispettato. Un esempio fra tanti, denunciato dall'associazione Corvelva: nel Priorix Tetra, usato nei bambini dagli 11 mesi fino ai 12 anni di età per morbillo, parotite, rosolia e varicella, sono state state riscontrate inizialmente quantità di DNA da 1 a 2,7 e poi fino a 3,7 microgrammi per fiala (1 microgrammo è uguale a 1000 nanogrammi). Questo viola anche la convenzione di Oviedo e altre norme internazionali che vietano la modificazione del patrimonio genetico degli esseri umani.
Quanto ai futuri vaccini anti Covid, quindi, riteniamo che per il rispetto del principio del consenso informato, sia necessario pretendere che ci sia la massima trasparenza sull'entità del Dna umano presente in essi.
Ma quale autorità si prenderà davvero a cuore la nostra salute su questo punto? L'Oms e gli altri enti di sorveglianza che finora hanno concesso ai produttori di vaccini di ignorare e di violare i suddetti limiti?
Il Charlotte Lozier Institute pubblica e aggiorna costantemente l'elenco dei vaccini etici e non etici che sono in circolazione. Nella tabella aggiornata al 10 novembre 2020 sono elencati i possibili vaccini SARS-CoV-2 (COVID-19) che utilizzano linee cellulari derivate dall'aborto (per la produzione e/o per il test del siero), e quelli che invece sono ricavati da cellule animali (scimmie, criceti, invertebrati), da vegetali, o che sono sequenze disegnate al computer, oppure che sono ricavati da cellule umane prelevate eticamente (per esempio dal cordone ombelicale). È indicato altresì il Paese di produzione, e a che punto è la ricerca (se è nella fase di sperimentazione o no).
Per esempio, si sente molto parlare del vaccino della Johnson & Johnson (coltivato sulla linea cellulare PER.C6, derivata dalla retina di un bambino di 18 settimane abortito nel 1985) o di quelli della Pfizer e di Moderna (testati sulle cellule HEK293, ricavate dai reni di una bambina sana abortita in Olanda nel 1973). Anche l'Istituto Europeo di Bioetica ha confermato l'uso di linee cellulari di feti abortiti in molti dei vaccini elencati dal Lozier Institute, come per esempio Astrazeneca dell'università di Oxford, Medicago (canadese), Altimmune (USA) e CanSino Biologics, Sinovac Biotech Co e Anhui Zhifei Longcom (cinesi).
Di contro, sono in preparazione anche tanti vaccini etici, in diverse parti del mondo, come per esempio quello della Sinopharm, in Cina, quello dell'Istituto di ricerca Giovanni Paolo II, in Usa, quello dell'istituto Pasteur e Themis and Merck o quello della Sanofi e GSK (franco-americani), uno sviluppato dall'Università del Queensland, in Australia, il CureVac tedesco, il Genexine coreano.
 
2) IL PROBLEMA ETICO
Quanto al secondo punto, invece, il problema etico relativo ai vaccini che all'origine hanno cellule tratte da bambini abortiti, non è trascurabile. Non si tratta, infatti, solo di feti abortiti nei lontani anni Sessanta, come si dicono alcuni: il Comitato cittadini per l'obiezione etico-religiosa, ha pubblicato diversi documenti che dimostrano il contrario. Per esempio gli autori di una ricerca cinese del 2015, Bo Ma et al., hanno indotto l'aborto in nove donne (e dato che siamo in Cina non è neanche detto che fossero consenzienti...).
E non si tratta del semplice uso (o abuso) di piccoli cadaveri, perché ci sono diversi studi e diverse testimonianze concordi nell'asserire che si cerca di far sopravvivere i bambini all'aborto per poter prelevare organi freschi: già nel 1987 ne parlava Peter McCullagh; più recentemente, nel 2016, la cosa è di nuovo emersa negli Usa, quando il Center for Medical Progress ha pubblicato una serie di video in cui David Daleiden, con telecamera nascosta, ha dimostrato i traffici di organi di bambini abortiti intercorsi tra la Planned Parenthood e le industrie farmaceutiche o le università.
Anche i ricercatori cinesi, che hanno indotto l'aborto alle nove donne citate poc'anzi, hanno fatto nascere vivi i bambini i cui organi intatti sono stati inviati ai laboratori per preparare le cellule di coltura dei vaccini.
In questo contesto non è rilevante l'essere o non essere favorevoli all'aborto. Il dilemma è di livello superiore e consiste nel decidere se sia lecito o no usare un essere umano. Anche per uno scopo in sé buono. Perché un "laico" come Kant diceva che l'uomo non può mai essere un mezzo ma è sempre un fine?
Chi ammette la liceità di usare qualcuno per il bene di qualcun altro assume che l'uno sia una persona di rango e dignità inferiore all'altro. A chi vogliamo dare il potere di stabilire quali sono gli individui di serie A e quelli di serie B? Chi ipoteticamente discriminasse gli esseri umani in base alla razza, al sesso, o alle opinioni politiche, sarebbe condannato senza appello dall'universo mondo per la violazione del principio di uguaglianza che è a fondamento delle Carte costituzionali di tutti i Paesi civili.
Le discriminazioni in base alla religione e all'età invece, sono tollerate: si vuole abolire l'obiezione di coscienza e i bambini nel grembo materno sono tanto piccoli da poter essere manipolati (e soppressi) senza remore.
Fin qui le questioni etiche, che però non importano a molti in una società materialista e utilitarista come la nostra.
 
3) IL PROBLEMA DELLA LIBERTÀ E DELL'AUTODETERMINAZIONE
Sul terzo punto, invece, tutti dovrebbero essere interessati, in quanto tutti siamo promotori dei diritti umani e in specie del diritto alla libertà.
Infatti, se il vaccino anti Covid, quale che sia, dovesse essere obbligatorio - come si sente dire in giro - e addirittura condicio-sine-qua-non per poter esercitare le libertà civili democraticamente garantite dalla Costituzione, saremmo davvero nel pieno di una dittatura, in un incubo distopico da far impallidire Huxley e Orwell.
Viceversa, in nome del principio dell'autodeterminazione che tanto è cara di questi tempi, chiediamo a gran voce la massima trasparenza sui vaccini che già sono in circolazione e su quelli anti Covid che saranno messi sul mercato: sia in relazione alla loro origine, sia in relazione agli effetti collaterali. Chiediamo la libertà di scegliere se vaccinarsi o meno. Perciò chiediamo che le autorità preposte alla vigilanza sui farmaci e alla tutela della nostra salute, a cominciare dall'Oms, siano libere da condizionamenti da parte delle industrie farmaceutiche che producono i suddetti vaccini e che perseguono l'ovvio e legittimo scopo di massimizzare il profitto.
Sappiamo che i principali finanziatori dell'Oms sono proprio le industrie farmaceutiche e la fondazione Bill e Melinda Gates, che partecipa sostanziosamente alla Gavi ("alleanza globale per i vaccini e l'immunizzazione"): è verosimile dunque che sia compromesso, per questa ragione, il primo dei "diritti umani", cioè il diritto alla verità, senza la quale è impossibile operare scelte davvero libere e responsabili.

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Titolo originale: Se dietro il Vaccino (anche del Covid) ci sono i feti
Fonte: Panorama, 02/12/2020