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UN IMPRENDITORE DONA 6 MILA EURO AI DIPENDENTI CHE FANNO FIGLI
Il barone Vitantonio Colucci promuove le culle nella sua Plastic-Puglia... e chi nasce ha il posto fisso assicurato!
di Caterina Giojelli
 

«Se non li aiuta lo Stato, li aiuto io. Anzi li premio: nel 2019 col bonus di 6 mila euro alla nascita, nel 2020 ho aggiunto 300 euro al mese in busta paga per i neopapà. E nel 2021 rilancio in pianta stabile le iniziative». Stiamo parlando di circa diecimila euro, e quanti bambini sono nati dal 2019? «Più di venti. Ho oltre duecento dipendenti, quasi tutti giovani, aiutarli a proiettare le proprie speranze nel mondo era il minimo che potessi fare».
Dateci cento, mille, un milione di Vitantonio Colucci. Lo diciamo ogni volta che incontriamo un imprenditore col fegato di investire sulla famiglia (Dio benedica Roberto Brazzale e Vinicio Bulla, solo per citarne un paio); lo diciamo anche oggi che il barone, Grand'Ufficiale della Repubblica Italiana, fondatore e titolare dal 1967 del Gruppo industriale Plastic-Puglia di Monopoli, in piena pandemia ha deciso di rimettere mano al welfare aziendale e dare una sterzata all'"effetto Chernobyl" (dopo l'arrivo della nube tossica la natalità calò in Italia del 10 per cento): «Qui si deve stare dalla parte di padri, madri, famiglie altrimenti non si salva nessuno».

QUI OGNI NATO HA GIÀ IL POSTO FISSO
Cresciuto a mare, rispetto e lealtà, navigando fin da giovanissimo come ufficiale marconista e capitano di lungo corso, intraprendente e affezionato ai suoi uomini come solo chi ha gestito una compagnia, un equipaggio, un piccolo reggimento sa fare, Colucci ricorda i costi della rottura del giocattolo del rimpiazzo generazionale, dei record di denatalità battuti ogni anno mentre stiamo raggiungendo l'1 a 1 tra pensionati e lavoratori, «e lo Stato che fa? Pensa di riempire le culle di un paese sempre più vecchio con le mancette, i bonus o altri surrogati del reddito di cittadinanza? Io ora penso ai miei uomini, così come ogni imprenditore che può ha il dovere di farlo, ma lo Stato, che ci vuole tutti suoi figli, invece degli slogan paternalisti, s'inventi la professione mamma regolarmente retribuita».
Non è un'intemerata, il patron del gruppo leader nel settore dell'irrigazione di precisione ha fatto i conti e lavora a una proposta, nel frattempo si gode i frutti dei suoi incentivi: «Da noi si dice che ogni bimbo nato ha già il posto fisso. Ed è così, qui il ricambio generazionale esiste, molti figli dei miei dipendenti lavorano già nella nostra azienda e molti altri accoglieremo a braccia aperte. Non dovrebbe ragionare così qualunque imprenditore, qualunque paese cosciente che non c'è sviluppo economico senza sviluppo demografico?».

IL CONTRATTACCO PRIMA DEI DPCM
In scala aziendale a lui rende moltissimo: «I dipendenti contraccambiano con attenzione, rispetto, impegno, un buonissimo lavoro e il bilancio ringrazia». Per capirci, nell'anno della pandemia la Plastic-Puglia ha fatturato più di prima: «Il presidente del Consiglio Conte è comparso in tv a febbraio proclamando "non allarmiamoci", e io allora mi sono veramente allarmato»: in capo a pochi giorni il grand'ufficiale Colucci, senza attendere il carnevale dei dpcm, passava al contrattacco in azienda: «Abbiamo davanti un nemico insidioso, occulto e letale, non abbiamo armi se non la nostra sola responsabilità: questo ho detto ai miei dipendenti introducendo ferree regole di distanziamento e per la messa in sicurezza della Plastic-Puglia. E il virus qui non è arrivato».
Zero contagi «e non ci siamo fermati un solo giorno e una sola notte. Diceva mia nonna, "ogni impedimento diventi un giovamento", e alla fine abbiamo chiuso l'anno in bellezza, festeggiando nuovi bambini». E senza chiedere un soldo allo Stato, «semmai sono io a portarli, ma non mi faccia parlare di tasse: io non chiedo soldi a nessuno, mi sentirei umiliato all'idea di ricevere del denaro per non fare nulla se posso invece lavorare. Ho tenuto aperto senza perdere nessuno, ho la responsabilità e vivaddio la capacità finanziaria di arrivare dove lo Stato non arriva. Non è uno slogan, dovrebbe essere responsabilità di ogni imprenditore incapace di rassegnarsi al confortevole e letale inverno demografico». Ma anche la questione capitale di un paese incapace di vedere bambini e lavoratori oltre la pandemia.

 
Titolo originale: Lo Stato non aiuta chi fa figli? Ci penso io
Fonte: Tempi, 18 marzo 2021