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La romanità è un giudizio culturale e un criterio di civiltà che è stato (ed è ancora) importantissimo.
Attenzione, importantissimo non solo per la civiltà occidentale in genere, ma anche per il Cristianesimo stesso, per la sua diffusione e quindi per il suo essere fondamento della civiltà occidentale.
San Francesco Saverio è un santo straordinario: da solo partì per le Indie per portare il Vangelo. Partì senza nulla, solo con la ricchezza della propria Grazia e della propria Fede. Un vero gigante della santità. Eppure quali sono stati i risultati della sua missione? Certamente tante conversioni, certamente il grandissimo suo esempio che ammiriamo e che ci edifica ancora adesso... ma l'Oriente e l'Estremo Oriente, purtroppo, sono rimasti culturalmente e numericamente non cristiani.
Quali invece sono stati i risultati dei vari san Patrizio, san Bonifacio, san Colombano che hanno evangelizzato il Nord Europa? Di fatto quelle terre sono diventate sia culturalmente sia numericamente cristiane.
Possiamo, pertanto, concludere che san Patrizio, san Bonifacio e san Colombano erano più santi di san Francesco Saverio? Ovviamente no. E allora dov'è la spiegazione? È nel fatto che mentre san Francesco Saverio trovò un "terreno" poco predisposto ad accogliere il Vangelo, non fu così per coloro che evangelizzarono le terre del Nord Europa.
San Francesco Saverio trovò delle terre in cui era pressoché assente la dimensione della libertà individuale e quindi la stessa consapevolezza dell'alterità tra l'individuo e il tutto. D'altronde il fondamento filosofico della religiosità orientale ed estremo-orientale è il monismo panteistico in cui non c'è spazio per la realtà individuale.
Chi invece evangelizzò l'Europa trovò un "terreno" già predisposto per l'annuncio evangelico, un "terreno" già dissodato. Da cosa? Dal diritto romano.
Certamente, nel mondo antico ancora non vi era un vero e proprio concetto di persona, ma è indubbio come nel diritto romano già vi fosse la dimensione dell'alterità tra individuo e istituzione statuale, che servirà non poco a far accettare il Cristianesimo con il suo costitutivo riconoscimento della sostanza ontologica della persona umana, della sua individualità e dei suoi inalienabili diritti.
Dante Alighieri, che con la sua Commedia sintetizza tutto il pensiero medievale, lo dice: è vero che l'Impero romano ha perseguitato i primi cristiani, ma è pur vero che esso non solo è stato criterio di civiltà, ma ha svolto anche un ruolo provvidenziale per la diffusione del Cristianesimo stesso.
Si pensi a quanto gli apostoli e i loro successori si siano avvantaggiati di un'unificazione politica, culturale e linguistica, date appunto dalla romanità.
Ma Dante giustamente va oltre il dato storico del ruolo provvidenziale che la romanità e poi l'Impero romano avrebbero avuto per il raggiungimento della civiltà cristiana, dice anche che il futuro della cristianità non può che essere nella conservazione anche della sua romanità. In Paradiso Dante dialoga con una grande aquila formata da tante anime beate.
D'altronde fu questo il senso provvidenziale di quella fatidica notte del Natale dell'anno 800 in cui proprio a Roma, per volere del Papa e di un grande re come Carlo Magno, nacque quello che non a caso si chiamò il Sacro Romano Impero.
Sacro Romano Impero voluto appunto dalla Provvidenza.
Per chi crede che la storia non è solo un succedersi di avvenimenti senza significato o di fatti che casualmente si succedono, bensì l'azione della volontà di Dio che si serve della libera collaborazione dell'uomo, allora anche certe coincidenze non possono non avere un significato.
Come mai l'Impero Romano inizia con un Romolo e finisce con un altro Romolo (Romolo Augustolo)?
E come mai anche il Sacro Romano Impero inizia con un Carlo (Carlo Magno) e finisce con un altro Carlo (il beato Carlo d'Asburgo)?
Coincidenze? È un po' difficile crederlo.
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