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Il caso della nuova moschea di Colle di Val d'Elsa continua ad accendere gli animi. Nella cittadina tra Siena e Firenze si è tenuta l'ennesima manifestazione di protesta nei confronti del nuovo centro di culto islamico voluto fortemente dai politici del luogo e avversato da una parte sostanziosa della popolazione che si è vista anche respingere dalle autorità comunali la richiesta di un referendum cittadino sulla questione. I sostenitori del centro islamico che hanno dalla loro, oltre le autorità locali, anche un noto istituto bancario della zona il quale ha elargito un generoso finanziamento, affermano di voler provvedere all'accoglienza della numerosa comunità musulmana del territorio. I detrattori invece sostengono di voler difendere i valori della nostra civiltà e nutrono preoccupazione riguardo le già accertate collusioni di altri centri islamici con il terrorismo internazionale.
Di fronte a queste controversie è possibile farsi un'idea chiara della posta in gioco e prendere una posizione per l'una o l'altra parte a ragion veduta?
Facciamo chiarezza. Quando pensiamo alla influenza che un centro culturale e un luogo di culto islamico possono avere nella società dobbiamo innanzitutto focalizzare la nostra attenzione su ciò che in essi viene insegnato e di conseguenza sui valori di cui sono portatori. Questi valori ispirano poi le azioni, più o meno coerenti, delle persone. Il testo fondamentale su cui ogni musulmano si forma è come noto il Corano, testo sacro dell'Islam. Dunque il problema diventa: cosa insegna il Corano ai musulmani che si riuniscono in questi centri? Si potrebbero affrontare diverse tematiche ma per brevità mi limiterò a una di scottante attualità, sufficiente a chiarire se i timori paventati dai detrattori della moschea siano fondati. Cito alcune sure del Corano:
< Combattete coloro che non credono in Allah e nell'ultimo giorno, che non vietano quello che Allah e il suo messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.
... i nazareni dicono: "Il Messia è figlio di Allah". Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati! > (Sura IX 29,30).
< O voi che credete, combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi > (Sura IX 123).
< Se non vi lancerete nella lotta, [Allah] vi castigherà con doloroso castigo (Sura IX 39)
< Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite > (Sura II 216).
< Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah > (Sura VIII 60).
< ...uccidete questi miscredenti ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati > (Sura IX 5).
Quelli citati sono solo un campione dei versetti che potreste ascoltare trovandovi in una moschea o centro islamico riguardo al rapporto tra musulmani e non musulmani, riguardo al modo e ai mezzi di diffusione del credo islamico. Da essi si trae la conclusione che compito del credente (il musulmano) è sottomettere i miscredenti (i non musulmani) affinché l'Islam trionfi e, se necessario, si insegna che occorre terrorizzare, uccidere, catturare e tendere agguati. Un aspetto importante da sottolineare è che il combattimento viene presentato come un dovere che occorre compiere anche se non se ne ha voglia, pena il castigo. Alla luce di questi elementi capite bene che il combattere è considerato il normale mezzo di diffusione del credo islamico, non l'eccezione di qualche estremista come viene propagandato regolarmente dai nostri mezzi di comunicazione attraverso la spiegazione di cosiddetti esperti. Questi ultimi evidentemente non hanno mai letto il Corano o, se l'hanno letto, fingono che i versetti citati e altri simili non esistano per non mettere in discussione le loro posizioni ideologiche e i loro interessi. In questo modo negano la realtà delle cose, realtà che, se accettata, è in grado di gettare finalmente luce sulle vere cause della violenza che ci circonda. Detto in parole povere oggi praticamente tutti i paesi con una forte presenza musulmana sono una polveriera per il semplice motivo che la religione di Maometto insegna a combattere fino a che tutto il mondo sia islamico. Storicamente i paesi musulmani hanno avuto un atteggiamento aggressivo verso i loro abitanti non musulmani e i paesi vicini non musulmani per il semplice motivo che il Corano insegna ai suoi seguaci a dominare, con le buone o con le cattive. Spesso capita di ascoltare, durante interviste a capi musulmani, la rassicurante dichiarazione che Islam significa pace, ma è evidente da quanto detto che questa pace deve essere intesa per i cristiani come sottomissione o in alternativa come la pace eterna dei defunti!
Dunque coloro che si oppongono coraggiosamente all'apertura di nuove moschee lo fanno per gravi motivi, a loro dovrebbero andare i nostri ringraziamenti, tentano di evitarci un futuro peggiore. Sono da biasimare invece coloro che per opportunismo o anche solo per paura cercano un abbraccio interessato con l'islamismo con il segreto proposito di poterlo addomesticare sperando di ricavarne una sorta di immunità e magari qualche vantaggio. A queste persone mi permetto di dire che non stanno facendo né il bene degli immigrati né il nostro bene. Non dobbiamo essere superficiali, occorre fare tesoro della storia, l'Islam ha sempre calpestato ciò che ha incontrato, non tollera rivali. Un tempo l'Africa settentrionale e il Medio Oriente erano romani e cristiani. Guardateli oggi, vi piacciono? Vorreste crescere e vivere in quei luoghi? Questo è il futuro che molti politici ci stanno preparando!
All'aggressività si potrebbero aggiungere altre cose codificate dal Corano che sarebbe catastrofico importare nella nostra società. Un discutibilissimo diritto familiare che discrimina soprattutto le donne e l'avversione nei confronti delle arti che hanno fatto grande il nostro paese, disprezzate come forme di idolatria. Quanti sostengono le moschee sostengono implicitamente tutto questo, che lo vogliano o no.
Che ne è allora del valore cristiano dell'accoglienza e dell’amore verso i nemici? E' giusto che i migranti che arrivano nel nostro paese vengano accolti generosamente, per quanto è nelle nostre possibilità, e ancora più giusto è accoglierli con intelligenza, che sia cioè un incontro, non uno scontro, proficuo per ambedue le comunità. Perché ciò avvenga nel caso degli islamici occorre che essi vengano accolti in quanto persone non in quanto musulmani, in altre parole è giusto che possano cercarsi un lavoro onesto per sostentare se stessi e le loro famiglie e vivere in pace tra noi, non è invece giusto che possano edificare luoghi di culto che siano mezzi di diffusione di un'ideologia incompatibile con la nostra civiltà. Permettere la diffusione delle moschee vuol dire assecondare la diffusione del Corano con quello che ne consegue, seminare vento vuol dire raccogliere tempesta!
Si semini invece la virtù dell'amore che preferisce la verità al compromesso anche quando costa sacrificio. Sia data loro l'opportunità di integrarsi attraverso la conoscenza diretta, non attraverso il velo di una moschea, dei valori di quell'Occidente che se pur imperfetto e migliorabile è tuttavia il luogo al mondo che oggi oggettivamente assicura più libertà e più giustizia alle persone e più ancora ne potrebbe assicurare se la nostra gente approfondisse e curasse maggiormente le radici cristiane che alimentano tutto ciò che c'è di buono nella nostra società.
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