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C'è una specie di cortocircuito che colpisce alcuni nel momento del bisogno (fisico, lavorativo, famigliare, di qualunque tipo).
Senza voler entrare nel foro interno delle persone, c'è chi prega Dio solo in quei momenti e sembra che lo faccia quasi pretendendo da Lui quel che si chiede.
Per capirci meglio: si chiede a Dio una cosa (ad esempio di essere liberati da una situazione dolorosa) non solo dando per scontato che sia la soluzione giusta per loro, ma pretendendo che Lui gliela dia, altrimenti... "Dio è cattivo" [leggi la nota in fondo a questo articolo].
Due premesse, intanto.
Prima: è ovvio che sia cosa buona pregare in determinate situazioni (c'è anche chi, nella stessa condizione, bestemmia o non si rivolge a Dio); pregare però Dio, ricordarsi di Lui, solo nel momento del bisogno, fa sì che Lo si trasformi in una "macchinetta automatica di grazie"...
Seconda premessa: pregare senza affidarsi, ma addirittura pretendendo, non è esattamente un "buon metodo".
Dalle premesse si arriva velocemente alla nota dolente (sempre rimanendo, sia chiaro, nel foro esterno delle persone): si scorge in questo una mancanza di fiducia in Dio, una non reale volontà di chiedere aiuto a Dio. Sembra più una pretesa verso di Lui.
Se chiedo aiuto ad un amico, senza però essere aperto ad un suo eventuale parere sulla validità della cosa, non sto realmente chiedendo aiuto, piuttosto sto solo chiedendo una "mano" materiale nel fare quel che voglio.
Così, se mi rivolgo a Dio pretendendo che Lui mi mandi quel che voglio, non sto realmente chiedendo aiuto.
Se l'amico potrebbe rendersi conto dell'inefficacia di una soluzione, Dio, onnisciente, sa per certo quel che per noi è davvero salutare. E questo non necessariamente coincide con quel che vogliamo...
Il cortocircuito sopra accennato è quindi chiedere aiuto a Dio e poi prendersela con Lui se non ha fatto esattamente quel che abbiamo chiesto (proprio come prendere a pugni una macchinetta che non ha fatto uscire il prodotto richiesto).
L'uomo, nella suo essere finito, ha una visione limitata della realtà, anche delle questioni che lo riguardano (a volte non si è lucidi, perché coinvolti, e non si indovina la scelta delle cose da fare).
Quel che vogliamo per noi stessi non è sempre il reale bene (spesso perché ne vediamo solo l'effetto immediato, ma non quello futuro).
Dio conosce invece tutto, anche e soprattutto ciò che accadrà in futuro e le conseguenze di ogni scelta, fatta o ipotizzata.
Non si deve mai dimenticare, tra l'altro, che per Dio l'unico vero male è quello morale, ossia il peccato, e il bene supremo è la salvezza delle anime.
Potrebbe dunque sembrarci che non ci aiuti, non accolga le nostre preghiere, quando invece avrà fatto per noi molto di più (perché ad esempio sa che a fronte di un disagio attuale il bene maggiore lo otterremo più in là, in altro modo).
Sant'Agostino ha scritto che "chi con fede prega per le necessità della vita presente, con uguale misericordia può essere esaudito e non esaudito. Poiché il medico sa meglio del malato quello che fa bene all'infermo" (In libro Senten. Prosperi).
Affidiamoci dunque realmente e sinceramente a Dio, combattendo ogni giorno per rimanere il stato di grazia. Abbiamo la certezza che Lui ci aiuterà.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Piefrancesco Nardini, nell'articolo seguente dal titolo "Perché ce la prendiamo con Dio, se fa tutto per il nostro bene?" spiega perché Dio non è mai cattivo, nemmeno quando non fa quello che a noi sembra necessario.
Ecco l'articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 27 maggio 2021:
"Mala tempora currunt". Quante volte abbiamo sentito questa esclamazione! A volte anche in riferimento a cose non relative alla Chiesa.
Nella norma però è oramai frase strettamente legata alla crisi nella Chiesa e agli episodi frutto di questa.
Si può però ben estendere anche ad altre situazioni, come ad esempio al modo in cui molte persone ai nostri giorni reagiscono alle vicissitudini della vita.
C'è un'altra frase che mi è sembrata sempre efficace per far pensare: "Te la prendi con Dio per il male che ti capita e non lo ringrazi mai per il bene?".
Purtroppo è proprio così. Sempre più spesso. Quante volte abbiamo sentito di chi ha "protestato" (eufemismo!) con Dio per qualche evento negativo, come se Dio stesso glielo avesse mandato, e mai è capitato invece di sentire quella stessa persona ringraziarlo per qualche cosa bella? E quante volte abbiamo sentito persone dire che "ce l'hanno con Dio" per una disgrazia, un male?
Se ci pensiamo un attimo, questa cosa (l'avercela con Dio) è una soluzione facile e comoda.
Sì, facile e comoda.
In questo modo, infatti, non ci si deve sforzare ad esempio a cercare proprie eventuali responsabilità o a perdonare o a cambiare la propria vita o il proprio modo di pensare (e tanti altri esempi), ma, anche, si trova il capo espiatorio per tutto... Se la colpa è di Dio...
Per questo possiamo usare la frase "mala tempora currunt" in questo contesto. Non possono essere che "mala tempora" quelli in cui sempre più persone assumono questo atteggiamento verso Dio...
Eppure la Sacra Scrittura ci insegna a prevenire simili pensieri.
La sempre più diffusa ignoranza delle nozioni della fede e l'indifferenza dilagante verso Dio, però, nascondono agli occhi del mondo quelle verità e quegli insegnamenti tanto semplici quanto fondamentali.
Il salmo 18, 7 è uno di questi.
Analizziamo velocemente le sue parole e ci renderemo conto della sua chiarezza.
Nella sua semplicità questo salmo ci ricorda che Dio è in ascolto. Se il Figlio ci ha raccomandato di chiedere perché solo così ci sarà dato (Lc 11, 9), volete che non sia così?
Quale atteggiamento deve avere, dunque, l'uomo verso Dio? Soprattutto in situazioni difficili?
Quello della fiducia, dell'affidamento, del confidare.
In un momento di angoscia (per un dolore, per un problema, per una malattia, per qualsiasi cosa) bisogna subito invocare Dio, gridare al Signore non parole di rabbia e di odio, ma richieste di aiuto, di grazie, di sostegno.
Lui è sempre in ascolto, dal suo "tempio" ascolta la nostra voce, alle sue orecchie le nostre grida arrivano sempre.
Non dubitiamo mai di questo.
Formarsi è importante. Nel Catechismo di San Pio X leggiamo che «Dio non può fare il male, perché non può volerlo» in quanto Bontà infinita. Significa quindi comprendere la differenza tra male morale (il peccato, ossia il vero male, intollerabile da Dio) e male fisico (frutto del peccato originale), che quest'ultimo Dio lo può tollerare o volere "indirettamente" «per lasciar libere le sue creature», in quanto Dio stesso «ricava il bene anche dal male» (cit. n. 11 Catechismo) e quindi che, se mai il Signore tollera un male che ci capita, lo fa perché sa che da quel male ci arriverà un bene (altro che cattivo, quindi...). Qui rientrano anche i castighi di Dio, che sono sì possibili, ma che rientrano sempre nella prospettiva dell'amore, cioè della salvezza dell'anima.
Non si può scendere nella spiegazione approfondita di questi punti, ma, per esperienza, sappiamo che, se ci si forma, li si imparano e, soprattutto, li si comprendono, con la conseguenza di non arrivare ad "avercela con Dio".
Per questo preghiamo la Vergine di starci ancora più vicina nei momenti bui della nostra vita, così da evitare di rendere ancora più amari quei momenti con slanci rabbiosi verso Chi non lo merita, e di darci la forza di conoscere sempre più e sempre meglio la nostra fede, così da avere uno strumento unico nella nostra strada verso la santificazione.
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