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Ieri è stato il giorno del referendum sull'aborto a San Marino, il risultato annunciato alla TV di Stato, è stato chiarissimo: il 59% dei cittadini che vivono a San Marino, non ha partecipato al voto; il SI alla depenalizzazione e liberalizzazione dell'aborto ha ottenuto oltre il 77% dei consensi, il NO poco più del 22%. Il mondo va all'indietro e lo chiamano progresso! Una parte importante degli elettori cattolici, il 98% dei cittadini si dichiara tale, ha scelto di non partecipare al voto. Incomprensibile.
La vittoria del SI obbliga entro i prossimi sei mesi il Consiglio Generale (parlamento) ed il Consiglio dei Reggenti (Governo) a dar seguito alla volontà dei cittadini e approvare una legge che ne dia attuazione. Il testo del quesito era chiarissimo: "Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?".
Siamo chiari, il testo del quesito non lascia adito a dubbi: aborto libero sempre (ben oltre le 12 settimane) e comunque, incluso l'aborto eugenetico. Infatti: il "grave rischio per salute psicologica della donna", per un medico favorevole all'aborto, è sempre diagnosticabile anche quando al figlio che porta in grembo venga diagnosticato un semplice labbro leporino, la spina bifida, la sindrome di down... Tutto ciò senza considerare che il Referendum si basava su una menzogna: "l'aborto per un mamma in pericolo di vita era già possibile" nella Repubblica di San Marino. [...]
La volontà di inserire l'aborto tra i diritti della donna non tiene conto della realtà del concepito. La possibilità di operare l'aborto senza limiti di tempo, oltre all'orrore dell'aborto tardivo ed eugenetico fino al nono mese, aprirà al macabro turismo abortivo dai Paesi vicini a San Marino, Italia inclusa.
Gravissimo che non sia prevista in alcun caso l'obiezione di coscienza, che sia assente qualunque riferimento al padre e che manchi la previsione del consenso dei genitori o dei tutori per l'aborto delle minorenni.
Don Gabriele Mangiarotti, combattente sacerdote per la vita, ha dichiarato alla Bussola poco dopo i risultati: «Una sconfitta per la vita... ma si può imparare la lezione. L'amicizia operosa cresciuta tra i difensori della vita potrà continuare... Da chi si riparte? Si riparte da Uno, dalle radici della Repubblica di San Marino, che è fondata da un Santo e su un Santo».
Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Combattere l'indifferenza per fermare l'aborto" spiega i motivi della sconfitta del fronte prolife. Perché come insegna il caso del Texas, uno dei più grandi stati degli USA che proprio questo mese ha di fatto proibito l'aborto, la battaglia per la vita si può vincere... ma solo se prima si combatte la battaglia culturale.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 28 settembre 2021:
Uno dei dati che più colpisce della débâcle pro-life avvenuta a San Marino in occasione del referendum sull'aborto è la percentuale degli astenuti: 59%. Sono loro ad avere vinto il referendum. Un nota bene di natura tecnica: nel microstato, dal 2016, non è più previsto il quorum e quindi tale percentuale non ha inficiato l'esito referendario.
Proviamo ad individuare le motivazioni che hanno portato i sammarinesi a disertare le urne. E dire sammarinesi significa dire "italiani" dato che culturalmente c'è piena continuità tra le due repubbliche. Dunque ciò che è avvenuto a San Marino è stato una sorta di test di laboratorio sociologico per capire le tendenze e gli umori culturali presenti in tutto lo stivale.
La motivazione di fondo che ha portato all'astensione è probabilmente la seguente: il tema dell'aborto non interessa a nessuno. Ciò è accaduto nonostante la stragrande maggioranza dei cittadini di San Marino si definisca cattolico (ma su questo torneremo tra un momento). Dunque se sia giusto uccidere o no un bambino nel ventre della madre è quesito irrilevante. Provate voi a proporre invece un referendum sulle tasse e avrete un'affluenza del 110% (pure i cani andranno a votare). Questa indifferenza è stata generata da un processo culturale lungo e, purtroppo, ben costruito noto come teoria della Finestra di Overton (o piano inclinato), la quale prevede un graduale scivolamento verso il basso tramite alcuni passi che possono essere così sintetizzati: inconcepibile, estremo, accettabile, ragionevole, diffuso, legalizzato. Dunque l'aborto da fenomeno inconcepibile, nel volgere di qualche decennio è arrivato ad essere ampiamente legalizzato in molti Paesi. Però alle tappe indicate usualmente dalla Finestra di Overton occorre aggiungere un'ultima tappa, ben rappresentata da quel 59% di astenuti: l'indifferenza.
L'indifferenza nasce dal fatto che il fenomeno "aborto" è stato pienamente metabolizzato, perfettamente digerito. L'aborto non fa più problema. Dunque è un tema de-ideologizzato. In breve non trovi più né chi si batte contro né chi si batte a favore. Però, se proprio vuoi sapere cosa ne pensa il popolino, i pochi che ti risponderanno saranno per la gran maggioranza a favore. È dunque ormai tramontata da tempo la stagione della militanza abortista, dei raduni, dei convegni e questo per un semplice motivo: il risultato è stato già portato a casa da anni. Gli slogan "L'utero e mio e ci faccio quello che voglio", "Il corpo delle donne alle donne", "Diventare madre è una scelta", da slogan si sono fatti cultura, costume, modo di pensare implicito, carne e sangue di tutto un popolo, vita o, meglio, morte di un'intera nazione.
L'aborto è diventato come l'aria che respiriamo: nessuno più si accorge che esiste. C'è e questo basti, sarebbe addirittura stupido riflettere continuamente sopra la sua esistenza e bontà. L'aborto quindi arreda (orrendamente) le nostre esistenze, ma come i quadri di casa nostra, dopo un po' di anni, non ci accorgiamo nemmeno più che esistono proprio perché li hai sempre sotto gli occhi.
Ben inteso: pochissimi in realtà sanno cosa è un aborto. E dunque moltissimi guardano un "quadro" che è un falso d'autore, assai edulcorato, dipinto con i colori dei diritti civili e dell'autodeterminazione della donna. Questi sono i "quadri" che hanno piazzato in casa nostra. Volete invece vincere un referendum sull'aborto? Mostrate il quadro autentico, fate vedere cosa è un aborto, piazzate sotto gli occhi del signor Rossi le carni straziate del bambino, dite a chi è favore dell'aborto che lui è a favore di quelle immagini. Fate gridare i bambini abortiti non con parole, ma con foto. Mostrate almeno un bambino nel ventre della madre. Allora sì che scuoterete le coscienze in coma farmacologico permanente (sono in questo stato perché qualcuno ce le tiene, non per cause naturali). Ma anche in casa cattolica non si vuole turbare le coscienze di nessuno e così facendo si turbano le coscienze delle madri che hanno abortito, perché il loro trauma sarà probabilmente vitalizio, quelle dei cattolici veri e soprattutto si "turbano" le vite di milioni di bambini.
Dicevamo che la maggior parte dei sammarinesi si definisce cattolico. Ecco, tutto ruota intorno a quel verbo riflessivo: definirsi. Appare evidente che se eri cattolico avevi il dovere morale di andare a votare e votare per non abrogare la legge. Se non l'hai fatto hai contribuito alla futura uccisione di moltissimi bambini. Se non l'hai fatto non sei cattolico. Pensi di esserlo, ma non lo sei. Sei un sedicente cattolico, ma non un autentico cattolico. Dirsi cattolico e dimostrarsi indifferente o, peggio, a favore dell'aborto è come dirsi ambientalista ed essere indifferente, o peggio, a favore della desertificazione, della cementificazione, dello sversamento nei corsi d'acqua di veleni, dell'allargamento del buco nell'ozono, eccetera. Parliamoci chiaro: se i vescovi e chi sta sopra a loro fa passare l'idea che per essere cattolici basta amare i poveri, gli immigrati, il pianeta (e magari limitarsi ad amarli a parole) e da ultimo vaccinarsi, ovvio che poi il popolino pensa di essere cattolico. Se la Chiesa istituzionale tace su argomenti come aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, divorzio e quando ne parla sembra spesso la reincarnazione di Pannella, appare evidentissimo che non ci sono speranze di successo di cambiare lo status quo, proprio perché non si vuole cambiare lo status quo.
E come cambiarlo? La sensibilità morale di un popolo muterà quando inizierà a ragionare e inizierà a ragionare quando avrà ritrovato la fede cattolica. Non se ne esce, le cose stanno così. E allora è doveroso ripartire innanzitutto dalla battaglia spirituale, dai sacramenti (Eucarestia e confessione), dalla preghiera, dal rosario, dalle novene, dall'adorazione eucaristica; ripartiamo dai digiuni e dalle sofferenze offerte per la conversione dei nostri fratelli; ripartiamo parlando di Cristo. Non ci capiranno? Troppo scristianizzati, troppo lontani dalla fede? Citando San Paolo: "Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso". Tradotto: continuiamo a pregare, a soffrire offrendo, etc. Al resto ci penserà Dio.
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