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Un nuovo fulmine nel cielo cielo già poco sereno della Chiesa cattolica sta per spuntare, questa volta in Francia. Ieri, infatti, la Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa ha presentato il risultato dell'inchiesta lunga due anni e mezzo che ha ricostruito i crimini sessuali commessi da religiosi ai danni di minori o di vulnerabili tra il 1950 e il 2020. Un rapporto di 2500 pagine che stima - facendo una media sulla base dell'incrocio dei dati raccolti con più metodologie - in circa 216mila i casi di abuso sessuale negli ultimi 70 anni, destinati a salire a 330mila se nel bilancio si aggiungono anche le aggressioni commesse da funzionari laici della Chiesa.
Secondo questo calcolo, quindi, in Francia ci sarebbero stati tra i 2.900 ei 3.200 preti predatori dal 1950 ad oggi. Il rapporto ha preso il nome dal capo della Commissione, Jean-Marc Sauvé, già vicepresidente del Consiglio di Stato di Francia. Formazione cattolica dai gesuiti e una breve esperienza in seminario, fu Sauvé a leggere nel 2014 le motivazioni con cui il Consiglio di Stato diede semaforo verde allo stop all'idratazione e all'alimentazione di Vincent Lambert.
La relazione finale è stata consegnata alla Conferenza episcopale francese e alla Conferenza dei Religiosi e dei Religiosi di Istituti e Congregazioni (Corref), che l'avevano commissionata. Il presidente dei vescovi francesi, monsignor Eric de Moulins-Beaufort, ha dichiarato: "Siamo allibiti, le loro voci ci stanno scuotendo, il loro numero ci affligge. Desidero chiedere perdono, perdono a ciascuno di voi". Nel report viene fatto un quadro dettagliato sotto più punti di vista - da quello sociologico a quello storico fino a quello psicologico - del fenomeno abusi, che aiuta a ricostruire anche il profilo dei preti aggressori.
C'è, ad esempio, uno studio fatto da due esperte sulle perizie psichiatriche tratte dai fascicoli giudiziari di 35 sacerdoti predatori: il numero delle loro vittime ammonta a 177, di cui 134 sono vittime di sesso maschile (76,5% dei casi) e 43 di sesso femminile. Secondo il lavoro della psicologa Julia Marie e della psichiatra Florence Thibaut "questo studio così come diversi studi precedentemente pubblicati su questo argomento" attesterebbe che gli "aggressori sessuali all'interno della Chiesa cattolica presentano una serie di specificità come l'aggressione molto più frequente su maschi minorenni" e su minori in età prepuberale.
UNA PIAGA OMOSESSUALE
L'età media delle vittime, infatti, sarebbe di 12,5 anni per i minori e 27 anni per gli adulti vulnerabili secondo lo studio coordinato dalla dottoressa Thibaut. Il lavoro si è soffermato anche sul livello socio-culturale degli aggressori che sembra essere tendenzialmente più elevato rispetto alla media, e sul loro orientamento sessuale, relativamente al quale questo è l'esito del lavoro delle due esperte della Commissione: "Il clero predatore incluso in questo studio si è dichiarato omosessuale nel 48,6%, mentre il 25,7% ha riferito di essere eterosessuale e il 25,7% ha riferito di essere bisessuale».
Tra gli aggressori sessuali di minori, l'omosessualità è dichiarata nel 53,3% dei casi rispetto al 20% per gli aggressori sessuali di adulti. Gli aggressori di vittime maschili minorenni si sono dichiarati omosessuali nell'83,3% dei casi, mentre l'eterosessualità è dichiarata nel 16,7% dei casi a dispetto dell'80% dichiarata dagli aggressori sessuali di adulti".
Conclusioni che combaciano con quelle tratte dalle interviste a 11 sacerdoti predatori che hanno risposto all'appello a parlare indirizzato loro dal presidente della Commissione. Più della metà dei preti interrogati si è dichiarata omosessuale, alcuni raccontando di aver avuto rapporti con adulti della loro età, prima o dopo l'ordinazione sacerdotale. Sulla base di queste 11 interviste, il sociologo Philippe Portier, uno dei membri della commissione, ha tratteggiato tre profili di predatori: chi si prende la responsabilità delle azioni commesse, chi minimizza i fatti e chi pensa di essere vittima di un complotto delle istituzioni.
Sia lo studio della psichiatra che le undici interviste fanno parte della prima delle quattro parti dell'indagine della Commissione, quella relativa alla raccolta dati con 6.471 contatti: 3.652 interviste telefoniche, 2.459 email e 360 lettere elaborate dal team France Victims. Accanto a questa 'caccia' alle testimonianze, c'è stato tutto il lavoro di ricerca negli archivi di diocesi, istituti, ministero di giustizia, Gendarmeria e nel materiale giornalistico e televisivo dal 1950 al 2020. Ci sono state 174 audizioni di vittime ascoltate per almeno due ore e 20 audizioni di membri del clero francese dai profili diversificati.
SCUOLE E PARROCCHIE
Nella seconda parte del rapporto, dal titolo "Fare luce: analisi qualitativa e quantitativa della violenza sessuale nella Chiesa cattolica in Francia, sulla base dei dati raccolti", si sono distinte tre fasi nel lungo periodo preso in considerazione dall'indagine: dal 1950 al 1970 c'è una fase clou con 121.000 vittime; dal 1970 al 1990, sono 48.000 vittime mentre dal 1990 al 2020 se ne attestano 47.500.
La Commissione ha anche elaborato una caratterizzazione del tipo di abusi: il 35% sono abusi scolastici, cioè nei luoghi di educazione cattolica, molto diffusi nei primi 20 anni presi in esame e poi in calo dal 1970 in poi; gli abusi parrocchiali calati, come ha evidenziato Sauvé, con il calo delle vocazioni ma comunque in maniera meno netta rispetto a quelli scolastici; il 20% sono abusi fuori le mura, avvenuti ad esempio in pellegrinaggi o nell'ambito dei movimenti ecclesiali.
C'è poi l'abuso in famiglia commesso dal sacerdote ai danni di un consanguineo e che sembra essere aumentato dal 1970 in poi. Nonostante i numeri imponenti degli abusi sessuali commessi dal clero dal 1950 ad oggi secondo al calcolo effettuato dalla Commissione, il fenomeno in Francia sarebbe meno diffuso rispetto a quanto documentato in realtà come quella tedesca o statunitense: i presunti predatori, infatti, rappresenterebbero il 2,5% dei religiosi francesi, mentre costituivano il 4,4% e il 4,8% dei sacerdoti in Germania e negli States. Lo stesso Sauvé, nel presentare il report, ha spiegato che quelli operati da membri del clero sono il 4% dei casi di abusi sessuali su minori commessi in Francia. Un dato comunque grave, ma che testimonia come non sia la parrocchia il posto più pericoloso per un minore francese.
Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Abusi, la laicizzazione è il problema non la soluzione" analizza le origini di un problema che deve preoccupare, ma non basta chiedere scusa, né utilizzare i criteri del mondo.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 ottobre 2021:
Il Rapporto della Commissione Sauvé sugli abusi perpetrati negli ultimi 70 anni da esponenti del clero francese sui minori [...] ha molti aspetti che dovranno essere chiariti e precisati, ma il fenomeno descritto e, per quanto riguarda le cifre, stimato è uno degli aspetti più preoccupanti di cui la Chiesa si deve oggi occupare.
Essa però non dovrebbe limitarsi a chiedere perdono, come ha subito fatto il presidente dei vescovi francesi, ma dovrebbe anche fare un grande sforzo per capire cosa sia successo e soprattutto perché. E per farlo non può e non deve utilizzare solo i criteri del mondo, che pure nei loro aspetti di indagine devono essere ascoltati, ma soprattutto i propri. La valutazione del triste fenomeno non può essere appaltato né a Commissioni né alla magistratura ordinaria né alle statistiche né all'opinione pubblica. La sua interpretazione in profondità deve essere fatta dalla Chiesa secondo i propri criteri teologici e giuridici. Questo non perché la Chiesa possa così assolvere più facilmente se stessa, sottraendosi alla condanna del mondo ma, proprio al contrario, per affondare più a fondo il bisturi nella propria carne e per intravvedere meglio i rimedi.
Si ha invece l'impressione contraria, ossia che la Chiesa sbrigativamente abbia preteso di individuare nel "clericalismo" la causa di questi mali, incolpando quindi se stessa di non aprirsi a sufficienza alle considerazioni del mondo. C'è stata quindi una progressiva rinuncia a guardare in profondità dentro se stessa, per concentrarsi quasi esclusivamente sulla sua presunta lentezza ad assumere i criteri valutativi del mondo. Si ricorderà che Francesco, come risposta allo scandalo degli abusi, ha subito privato la Chiesa dei propri sistemi di indagine e dell'utilizzo del proprio codice giuridico, imponendo ai vescovi di denunciare immediatamente alla magistratura ogni sentore di abuso. La giustizia della Chiesa è stata completamente sostituita con quella dello Stato.
Anche la Commissione Sauvé è esempio di questa rinuncia. Il suo presidente è un Grand commis della Repubblica francese e a lui è stata data la facoltà di scegliere tutti i membri della Commissione stessa. In astratto il criterio della "indipendenza" è valido, ma non deve essere interpretato a senso unico: Indipendente nel giudizio sarebbe solo il mondo laico e non la Chiesa.
È peraltro significativo che la Commissione esprima tutta una serie di raccomandazioni - per la precisione 45 - rivolte alla Chiesa su comportamenti che questa dovrebbe tenere per far fronte in futuro a queste situazioni deplorevoli e che molte di esse riguardino, come si dice espressamente nella Presentazione, "proposte su teologia, ecclesiologia e morale sessuale". Queste raccomandazioni tendono a porre dei limiti al segreto confessionale, a ridurre il ruolo del prete in quanto tale utilizzando la nota accusa di "clericalismo", e giungono perfino - con la raccomandazione n. 4 - a consigliare di riprendere e sviluppare quanto suggerito dal Sinodo dell'Amazzonia a proposito dell'ordinazione sacerdotale di uomini sposati: i viri probati.
Significativo è anche che si consiglino cambiamenti nel Codice di diritto canonico, nella formazione sacerdotale, si dica come fare catechismo e come scrivere i documenti magisteriali. Si tratta, evidentemente, di aspetti sui quali la Commissione non aveva alcuna competenza, però sono invadenze comprensibili e perfino logiche dopo che la Chiesa si è rivolta al giudizio del mondo laico come se fosse unico ed assoluto. Se il problema è il clericalismo la soluzione è la laicizzazione, se la soluzione è la laicizzazione competente in materia è lo Stato e non più la Chiesa.
Se la Chiesa avesse il coraggio di guardare in profondità dentro se stessa piuttosto che consegnarsi al tribunale di salute pubblica, vedrebbe che proprio la laicizzazione della sua vita è alla base di questi disastrosi comportamenti. La laicizzazione del sacerdozio e non il clericalismo, la laicizzazione dell'insegnamento nei seminari, la laicizzazione della teologia morale cattolica e soprattutto della morale sessuale, l'indebolimento della vita sacramentale con molti sacerdoti che si confessano solo una volta all'anno, l'impegno di molti sacerdoti in prassi pastorali insidiose e pericolose su questi fronti, la debolezza nell'uso del diritto canonico sconfessato ormai dal nuovo pastoralismo dell'accoglienza, il silenzio su leggi dello Stato moralmente inaccettabili riguardanti proprio questi problemi scabrosi, la benedizione in chiesa delle coppie omosessuali. Dal Rapporto risulta un aspetto che già si sapeva: gli abusi sono per la maggior parte di natura omosessuale. Ma una Chiesa che omosessualizza la dottrina e la pastorale come può pensare di frenare questa pratica tra il clero?
Il crollo della dimensione verticale della vita sacerdotale è la causa profonda di questi mali, ma la si attribuisce invece al contrario, al fatto che i sacerdoti non siano diventati adeguatamente mondo e si pensa che la soluzione sia una ulteriore laicizzazione della Chiesa. Benedetto XVI che indica la causa nel "crollo della teologia morale cattolica" e nel conseguente degrado senza precedenti della vita e della formazione nei seminari, che scrive contro l'ordinazione di uomini sposati, non viene ascoltato. Piuttosto si convocano i presidenti delle conferenze episcopali continentali per dar contro al "clericalismo", si promuovono sinodi che chiedono la benedizione delle coppie omosessuali, si preme perché i preti possano sposarsi, si elabora una teologia Lgbt.
Quella degli abusi è una grande disgrazia per la Chiesa, ma forse non minore è la disgrazia di voler approfittare degli abusi per legittimare una laicizzazione della vita della Chiesa passandola per terapia.
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