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La notizia che la Sezione Quater del Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da alcuni medici di medicina generale e medici specialisti contro il Ministero della Salute, al fine di ottenere l'annullamento della circolare ministeriale relativa alle Gestione dei pazienti Covid-19, ha subito suscitato diverse reazioni. La prima è stata di soddisfazione, perché finalmente viene riconosciuta ai medici che agiscono secondo scienza e coscienza (una minoranza, ma ci sono) di potere finalmente utilizzare tutte le possibilità terapeutiche offerte dalla Farmacologia. La seconda è stata di speranza e fiducia, perché significa che in Italia esiste ancora uno Stato di Diritto, benché sotto attacco e sottoposto a limitazioni.
Ma la terza reazione è stata di rabbia: la rabbia di tante famiglie che hanno perso i loro cari in quanto non curati, in quanto lasciati in uno stato di abbandono terapeutico, giorni e giorni a tachipirina, in attesa che si scatenasse la tempesta citochinica, in attesa di finire in ospedale in condizioni gravissime, molto spesso difficilmente recuperabili. Una rabbia giustificata, ma che da oggi si deve trasformare in indignazione, in richiesta di giustizia.
BOCCIATE TACHIPIRINA E VIGILE ATTESA
La sentenza del TAR annulla ufficialmente la circolare del Ministero aggiornata al 26 aprile 2021, poiché le disposizioni dell'Aifa e del ministero impediscono il lavoro del medico e l'utilizzo di terapie alternative. Infatti la paternità della circolare è sì da attribuire al Ministro Speranza, che in un Paese civile andrebbe ora immediatamente dimissionato, ma anche all'Aifa, che fornì al Ministro le indicazioni per elaborare la vergognosa circolare ministeriale che imponeva ai medici di somministrare ai malati il solo paracetamolo e restare poi in "attesa". Migliaia di pazienti poi hanno subito questa attesa in una modalità che è perfino andata oltre - in senso peggiorativo - alle indicazioni ministeriali. Per "vigile attesa" infatti il Ministero intendeva un "costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente". Ovvero, si intendeva che il paziente fosse visitato, e non solo per telefono.
Chi ha beneficiato di una visita medica? Chi si è visto auscultare il torace, prendere la pressione, controllare i parametri vitali? Molto pochi. Da questo punto di vista, molti medici di base che hanno interpretato la circolare come una forma di dispensa dai propri doveri, con il loro comportamento si sono posti in contrasto con l'attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale. Una deontologia che ora dovrà essere rispettata, non solo nei confronti dei pazienti, ma anche dei colleghi. Ci sono stati e purtroppo ci sono ancora dei medici, un tempo detti della mutua, un termine che calza loro perfettamente, che si sono divertiti ad insultare, ad offendere, ad attaccare sulla Rete quei colleghi impegnati con tutte le loro forze nel curare gli ammalati attraverso le cure domiciliari. Ora non potranno più vomitare il loro odio su Facebook, perché giustamente potranno essere sanzionati per il reato di diffamazione. I giudici del Tar hanno sentenziato "l'onere imprescindibile" dei medici di agire secondo scienza e coscienza" secondo la propria professionalità e titolo specifico acquisito.
LA SCIAGURATA CIRCOLARE MINISTERIALE
Questa sentenza del TAR rappresenta, come dicevamo, un atto di riparazione nei confronti della Medicina e anche del Diritto. È stato ritenuto che il contenuto della sciagurata circolare ministeriale si ponesse in contrasto con l'attività professionale dei medici. Un vero e proprio ostacolo, un impedimento all'opera di chi cercava di salvare vite umane. È stato osservato che le "linee guida" della circolare, come ammesso dalla stessa difesa del Ministero della Salute, "costituiscono mere esimenti in favore del medico in caso di eventi sfavorevoli riguardanti il paziente". In parole più semplici: sono una copertura legale nei confronti dei medici di base. Attieniti a questi protocolli, e non potrai essere giudicato in caso di danni o di morte del paziente.
Una orribile pagina della cosiddetta "medicina difensiva". Un atteggiamento a dir poco pilatesco, assolutamente indifferente alla sorte del paziente. Una posizione di basso leguleismo, dimentico che è onore e onere imprescindibile di ogni sanitario agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l'esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito.
La prescrizione dell'AIFA, come mutuata dal Ministero della Salute - osservano i giudici del TAR - «contrasta con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale, imponendo, anzi impedendo l'utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia COVID 19 come avviene per ogni attività terapeutica". Una vera e propria aberrazione legale ed etica, a cui ora è stata messa la parola fine. Ed ora i medici di base non hanno più alcun alibi: curate questa malattia e mettiamo fine all'epidemia.
Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Pazienti abbandonati e medici condizionati: tanti potevano salvarsi" intervista Erich Grimaldi, avvocato fondatore del Comitato per le Terapie domiciliari. Che accusa Speranza, ma anche Aifa e Ordine dei medici.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 gennaio 2022:
«Non solo Speranza. La vigile attesa è stata avallata dall'ordine dei medici e dall'Aifa. Senza la vigile attesa avremmo avuto molti meno morti».
Il giorno dopo la sentenza del Tar del Lazio, che annulla la circolare del Ministero della Salute del 26 aprile 2021 sulla gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars CoV2, per Erich Grimaldi non è il tempo dell'esultanza, ma dell'azione: l'attività del Comitato per le cure domiciliari prosegue con una marcata «azione politica» che parte anzitutto dal fatto che questo è «diventato un movimento a tutti gli effetti».
Ma dietro c'è anche la revisione delle linee guida tenendo conto delle indicazioni del Senato. «Indicazioni colpevolmente disattese da Speranza», rimarca alla Bussola Grimaldi, vero padre del successo al Tar (con lui la collega Valentina Piraino del Foro di Roma) che sancisce per la prima volta che sulla gestione di un aspetto decisivo della pandemia, il Governo di Draghi e prim'ancora di Conte, hanno sbagliato sotto l'aspetto delle cure.
Grimaldi, ora tutti se la prendono con Speranza...
Resta il responsabile numero uno, ma tutto quello che è fatto dal Ministero è stato avallato dall'Ordine nei medici. Oggi mi fa ridere Anelli (Filippo, presidente della Federazione Nazionale Ordini dei Medici ndr), che minimizza la sentenza dicendo che la libertà prescrittiva dei medici non è mai venuta meno.
E invece?
E invece i medici sono stati impediti nello svolgimento di una cura domiciliare proprio perché anche l'Ordine ha contrastato il concetto di cura domiciliare precoce, limitandosi alla vigilante attesa, con i danni che abbiamo visto. Chiunque può constatarlo.
La notizia è di oggi: un medico di Salerno ha curato 3000 pazienti andando a visitarli personalmente a casa. Nessuno è morto, ma ora subirà un procedimento dell'Ordine della sua città per aver trasgredito la circolare ministeriale. Rischia la sospensione.
Non mi dice nulla di nuovo. Se abbiamo ordini che si schierano contro questa esperienza di fatto non cambierà niente perché non daranno indicazioni agli iscritti. Se poi si mettono a fare la guerra a chi cura personalmente, allora...
Anche Aifa, però è stata latente...
Altroché. Così come il Cts, cui Speranza ha demandato la paternità della circolare. Ma non è vero: è stata licenziata dal dipartimento di prevenzione che è in capo a lui.
Perché è importante questa sentenza?
Perché il Tar ha stabilito che non puoi condizionare i medici di medicina generale dando linee guida così stringenti dove sono più le indicazioni delle cose da non fare rispetto a quella da fare. No antibiotico, no cortisone, no eparina. È il medico che decide quando e come questi farmaci devono entrare in campo. Queste sono state le premesse per decretare un vero e proprio abbandono terapeutico.
Non è un po' esagerato?
Affatto. Di fronte alle linee il medico aveva due strade: o discostarsene e intervenire, col rischio di finire sotto procedimento come il caso che avete appena citato, o attenersi alla vigilante attesa anche in presenza di sintomi.
...E la Tachipirina...
Non è tanto il problema del paracetamolo, che pur riduce le scorte di glutatione, ma il fatto che si è scelto di attendere quando invece tutti i medici che non hanno mai stesso di curare dicevano che bisogna fare l'opposto, cioè intervenire decisamente con farmaci in grado di fermare l'infiammazione sul nascere.
Quali?
Questo sta alla valutazione in scienza e coscienza del medico.
Quindi i medici, in sostanza, hanno sposato la vigilante attesa per evitare guai?
Esattamente.
Il Ministero ha detto che si opporrà alla sentenza.
Non mi preoccupa. Lo diffiderò tenendo presente l'ordine del giorno approvato in Senato.
Che cosa hanno detto i medici del comitato?
Che finalmente un giudice ha riconosciuto la bontà del loro operato, ma la vera notizia è un'altra.
Quale?
Poche ore dopo la sentenza di venerdì si sono aggiunti decine di medici disposti a far parte del Comitato terapie domiciliari.
Se ci fosse stato un approccio meno attendista si sarebbero potuti evitare molti morti?
Senza alcun dubbio.
Ora come proseguirete?
La battaglia è vinta, ma la guerra non è affatto finita. Chiediamo che vengano effettuati studi randomizzati sugli schemi terapeutici, come ad esempio lo schema Fazio-Bellavite. Ma per farlo ci deve essere il coinvolgimento delle istituzioni.
E sul versante giudiziario?
Andrà avanti l'esposto penale alle procure di Bergamo e Roma.
Perché, secondo lei, è accaduto tutto questo?
Negligenza? Incompetenza? Malafede? Guardi, dopo quasi due anni non saprei proprio che cosa dire. Di certo il risultato finale è stata la paralisi del sistema di cura territoriale e il collasso del sistema ospedaliero.
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