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La guerra che il presidente russo Putin ha portato nel cuore dell'Europa si acuisce, con il suo carico di dolore e di morte.
Il Corriere della Sera del 10 marzo ha dedicato la sua prima pagina alla distruzione dell'ospedale di Mariopol, dove sono stati bombardati dai russi un reparto maternità e un reparto pediatrico. Non è propaganda. Le immagini dell'effetto dei missili sono tragicamente eloquenti. I video sono rimbalzati tra i gruppi What'sApp, Telegram e Viper. Lo spostamento d'aria provocato dai missili ha attraversato l'ospedale da parte a parte, i muri sono stati abbattuti, le stanze devastate, le culle e i letti lanciate dovunque. Non tutti i pazienti sono morti, ma si può immaginare che cosa significa sopravvivere in queste condizioni. Molte donne erano in ospedale per non rischiare di partorire in cantina, senza un medico che le assistesse; invece anche il reparto maternità è diventato bersaglio per un missile di precisione.
VITTIME INNOCENTI DELLA GUERRA
Perché il mondo si commuove? Perché sono colpiti i civili, che sono vittime innocenti della guerra; e tra queste vittime, le più deboli e le più innocenti sono i bambini. I bambini hanno nel loro sangue la memoria delle generazioni che li hanno preceduti e portano nei loro occhi la speranza di un futuro che non si riesce a intravedere. E' giusto dunque che il mondo si commuova. Ma perché il mondo non si commuove di fronte ai milioni di bambini, milioni non migliaia, che sono ogni anno vittime dell'aborto in tutto il mondo? Anche questi bambini sono vittime innocenti, ma né il Corriere della Sera, né qualsiasi altro giornale, dedica loro la prima pagina. Succede anzi che il 9 marzo, l'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità chiede di rendere più facile l'accesso delle donne all'aborto e ai servizi di pianificazione familiare. Succede che il presidente francese Macron nell'assemblea plenaria del Parlamento europeo il 19 gennaio scorso, chiede di inserire l'aborto nel Trattato costituzionale europeo. Succede che a Roma il sindaco Gualtieri ordini la rimozione dei manifesti dell'associazione Pro Vita, semplicemente perché, l'8 marzo ha promosso un campagna di affissioni, con lo slogan: "Potere alle donne? Fatele nascere"
L'aborto è l'uccisione dell'essere umano innocente legalizzata dallo Stato. In Italia si calcola che, dal 22 maggio 1978, giorno dell'approvazione della legge abortista ad oggi, il numero delle vittime abbia superato i sei milioni. Sei milioni di piccoli esseri umani ai quali non è stato concesso di vedere la luce, perché sono stati triturati o avvelenati nel grembo delle loro madri dalle loro madri stesse, con l'autorizzazione e il sostegno dello Stato. A che titolo gli uomini politici, i giornali, gli intellettuali che sono favorevoli all'aborto protestano contro le atrocità contro i bambini commesse a Mariopol?
LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA
Questa incoerenza non giustifica né i bombardamenti contro i civili, né l'invasione russa, che è un atto di aggressione contro uno Stato sovrano ed è dunque una guerra ingiusta, in tutte le sue espressioni. Va ricordato poi che la Russia è il primo Paese al mondo ad avere completamente legalizzato l'aborto, nel 1920, in seguito alla Rivoluzione bolscevica, ed è tuttora un Paese che riconosce l'aborto come un diritto della donna. L'aborto è tuttora un flagello sociale in Russia, anche se Putin ha cercato di frenarlo per aumentare l'incremento demografico. Stalin lo aveva fatto prima di lui nel 1936. Il presidente russo ha compreso, come Stalin, che l'aborto non è compatibile con una politica di espansione imperiale anche attraverso la guerra e Putin ha programmato un futuro di guerra per il suo Paese e per l'Europa. Ma la guerra è il castigo dei popoli che scelgono di autodistruggersi, violando la legge naturale. La strada che viene oggi percorsa sia dalla Russia che dall'Occidente conduce alla guerra, non alla pace, perché nessuna vera pace può fondarsi senza il rispetto dell'ordine naturale. Quest'ordine, voluto da Dio, impone sempre, e in ogni caso, la protezione della vita umana innocente.
Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "L'Irlanda pro life dove l'88% di medici rifiuta l'aborto" parla della situazione in Irlanda dopo la nefasta introduzione dell'aborto nel 2018.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 12 febbraio 2022:
La maggior parte dei medici irlandesi (ben l'88%) si rifiuta ancora oggi, a più di 4 anni dall'introduzione della legge sull'aborto nel paese, di abortire i bambini non ancora nati.
Una nuova indagine di Newstalk ha scoperto infatti che più dell'88% di tutti i medici generici e quasi la metà di tutti gli ospedali di maternità in Irlanda non fanno aborti. Molti medici stanno resistendo alle pressioni degli attivisti dell'aborto e dei leader del governo per uccidere i bambini non nati, perché lo ritengono uno svilimento della professione medica e un atteggiamento contrario alle proprie credenze religiose e alla propria coscienza.
Il loro lavoro, hanno ribadito, è quello di guarire e alleviare il dolore e anche i bambini non ancora nati sono pazienti e non possono essere uccisi. Secondo l'inchiesta solo 10 ospedali di maternità nel Paese fanno aborti, ma altri nove si rifiutano di partecipare all'uccisione di bambini non nati. L'Health Service Executive (HSE) ha però affermato che sta lavorando per aumentare la disponibilità di servizi di aborto negli ospedali.
L'Irlanda, come ben sappiamo, ha legalizzato l'aborto nel 2018. Ora gli aborti sono legali per qualsiasi motivo fino alla 12esima settimana di gravidanza e fino a sei mesi in un'ampia varietà di circostanze. La legge costringe inoltre i contribuenti a pagare per gli aborti e limita strettamente le protezioni di coscienza per i professionisti medici.
Gli attivisti dell'aborto vogliono che i legislatori cancellino completamente le già limitate protezioni di coscienza, ma la resistenza di medici ed operatori sanitari è dura: gli aborti non sono assistenza sanitaria "urgente" - o assistenza sanitaria del tutto - e alcuni operatori medici si stanno opponendo con forza alla legge pro-aborto.
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