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"E allora da dove provengono le notizie?" Se lo chiede proprio Marcello Foa nel suo già citato Gli stregoni della notizia. Scrive: "La risposta è semplice: il 70% forse persino l'80% delle notizie nascono dalle istituzioni: governi in primo luogo e poi Parlamenti, Tribunali - dal primo grado alla Corte suprema -, procure, partiti politici, Comuni, Regioni, Amministrazione pubblica. E ancora: l'Onu, la Croce Rossa Internazionale, l'Unione Europea. In campo Economico: le Borse, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, le Banche centrali, le aziende, le Associazioni settoriali, i sindacati. In campo militare: gli eserciti, i ministeri della Difesa, i servizi segreti. In ambito sociale: lo Stato e le organizzazioni riconosciute (Caritas, centri studi ecc.). Persino sulle notizie di cronaca la fonte ultima è un' istituzione: polizia, vigili del fuoco, ospedali, magistrati. Chi avverte le redazioni quando accade un incidente o quando c'è stata una rapina? I cittadini? Talvolta. Ma a dare ufficialità a una notizia di cronaca è sempre un Ente, riconosciuto, ufficiale, pubblico. Un'istituzioni, appunto, intesa in senso ampio. Sono loro i giudici ultimi, soprattutto quando, come ammoniva Lippmann, i giornalisti non possono verificare personalmente un fatto, perché avviene a centinaia di chilometri di distanza o in un'area non accessibile alla stampa o semplicemente perché non possiedono le competenze tecniche specifiche per appurare la versione ufficiale. O, più semplicemente, si fidano".
PREVISIONI ERRATE
Facciamo un esempio. E' il 29 aprile del 2020. Siamo in piena pandemia, ma si comincia a discutere di riaperture dopo il primo, duro lockdown. I parrucchieri, secondo le indicazioni di allora, avrebbero dovuto riaprire il 3 giugno, per i cinema si parlava addirittura del mese di dicembre. Sui giornali c'era il report del Comitato Tecnico Scientifico che aveva ispirato le decisioni del Governo, e stando a quanto scritto con le aperture in questione (che poi sarebbero state anticipate), entro l'8 giugno 151mila persone sarebbero finite in terapia intensiva. Grazie al Cielo non fu così, ma tutti i giornali riportarono la notizia senza colpo ferire e senza chiedersi se non fosse avventato pubblicare una previsione tanto catastrofica in un momento così delicato, perché? Proprio perché la fonte era un'istituzione e i giornalisti. Come scriveva Foa, si sono fidati. E' un esempio minuscolo, ma esemplificativo di come funziona il sistema dell'informazione.
Oggi, al tempo dei social, oltre alle istituzioni vere e proprie ci sono delle figure che rivestono lo stesso ruolo. Si tratta di giornalisti, intellettuali, attivisti vari, che sono stati nel tempo coronati - dal mainstream, ovviamente - dell'autorevolezza necessaria per essere considerati "fonti sicure". Anche da loro vengono le notizie. Ma non sono sempre vere. Lo scorso anno a marzo l'avvocato Cathy La Torre, legale bolognese nota per il suo attivismo per i diritti cosiddetti Lgbt (e anzi diventata "fonte autorevole" proprio per questo), ha denunciato tramite i suoi profili social una vicenda: "In una scuola superiore della provincia di Piacenza, una ragazzina esentata dalla didattica a distanza, tornando in classe, dopo aver affrontato un aborto, ha trovato, sulla porta della sua aula e lungo tutto il piano in cui si trova la classe, appesi dei fogli con disegni di un feto e scritte come: "Ho bisogno di afFeto". "Questo eri tu". La ragazza è chiaramente e fortemente turbata dell'accaduto". Tempo zero la notizia è stata ripresa prima dal Corriere della Sera e poi, come di fronte ad un ordine di scuderia, da tutte le principali testate italiane.
Nessuno si è fatto domande, causa Dad, gli studenti a scuola erano pochissimi, la ragazza in questione era stata esentata dalla Dad, come scrive sempre il Corriere, "perché ha bisogno di un sostegno"; com'è possibile che in una scuola semi deserta i pochi ragazzi presenti abbiano attaccato bigliettini in corridoio senza essere notati? In coro, i media mainstream rilanciano la notizia, gonfiandola di volta in volta, cogliendo l'occasione per ribadire che "l'aborto non deve essere messo in discussione" e aggiungendo - non c'entra nulla, ma ce lo mettono lo stesso - che in Italia "ci sono troppi obiettori". La vicenda ha tenuto banco per giorni. Salvo poi rivelarsi falsa. La preside chiarirà che i disegni erano relativi a un progetto di scienze, erano stati affissi ben due settimane prima dell'aborto e in classe non c'era alcuna tensione. Quante testate hanno poi riportato la rettifica?
FAKE A INTERMITTENZA
Nell'agosto del 2018 le agenzie di stampa riportano la notizia che riguarda la vicenda di Daisy Osakue, allora atleta azzurra under 23 di lancio del disco, colpita sul volto da un uovo lanciato da un'auto in corsa. La ragazza - torinese di origine nigeriana - aveva riportato la lesione a un occhio. Immediatamente Enrico Mentana rilancia la notizia su Facebook: "Salvini, Di Maio - scrive - ma come si fa a dire che non c'è un aumento allarmante di episodi di intolleranza nei confronti dei neri di questo Paese?". Segue anche in questo caso la ripresa della notizia, da parte di Ansa, Corriere della sera, Repubblica, La Stampa, Espresso, Tg Rai, Sky, Mediaset che all'unisono declinano più o meno intensamente sull'"allarme razzismo". Che ha tenuto banco per giorni. Peccato che il razzismo non c'entrasse nulla. Gli autori del lancio delle uova - tre ragazzi di 19 anni, di cui uno figlio di un politico locale del Pd - avevano preso di mira altre persone nelle settimane precedenti, indipendentemente da razza, sesso, o altri fattori. "L'abbiamo fatto per gioco", diranno una volta individuati. Ma nei tg e sui giornali è rimasto solo l'allarme razzismo.
Quando a dare una notizia falsa sono le istituzioni, o le fonti considerate autorevoli, non entrano in campo i debunker, o i fact checker, non si parla di fake news. Ma d'altra parte le fake news hanno cominciato a esistere con la Brexit e con l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Forse prima nessuno dava notizie false? O forse da quel momento determinati pulpiti hanno iniziato a essere considerati autorevoli e altri a prescindere inaccettabili?
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 6 minuti) dal titolo "Le dieci regole della manipolazione mediatica" Silver Nervuti presenta i risultati del terremoto mentale che i professionisti dell'informazione hanno prodotto sulla popolazione. Questi danni sono incontrovertibili e condizionano la nostra libertà.
https://www.youtube.com/watch?v=1cam55tcA6w
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