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Ormai nella galassia Gender-fluid la realtà sta superando la fantasia, ma in quest'ultimo caso è forse più corretto dire che la fantasia ha superato la realtà.
In Giappone un uomo, Akihiko Kondo, ha infatti sposato l'ologramma di Hatsune Miku, una cantante pop disegnata in stile manga. Sembra incredibile ma è tutto vero, l'uomo si definisce "fictosessuale" e dice che la sua relazione con l'ologramma lo ha salvato dalla depressione, dopo aver subito episodi di bullismo sul lavoro.
Kondo sa che sua moglie non è reale e che è stata creata nel 2017, quando l'uomo ha acquistato un dispositivo di nome Gatebox, che permette alle persone di interagire con una varietà di personaggi inventati, rappresentati da un piccolo ologramma. Oltre a interagire tramite ologramma, Akhiko ha bambole di sua "moglie" di diverse dimensioni e sul suo profilo Instagram posta foto dei momenti della sua vita quotidiana insieme alla bambola.
Secondo quanto riportato da diversi media, in Giappone sarebbero migliaia le persone che hanno iniziato relazioni sentimentali con personaggi inventati. Un dato che non fa ben sperare per le future generazioni, soprattutto se si pensa che molti, anche qui in Italia, vorrebbero imporre l'insegnamento della teoria Gender nelle scuole.
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 3 minuti) dal titolo "World is Mine" si può vedere Hatsune Miku, l'ologramma della cantante virtuale a cui si riferisce l'articolo precedente, a un suo concerto. Lei è un ologramma, cioè una immagine prodotta dal computer, mentre tutti gli altri sono persone vere: il complesso che suona dietro di lei e il pubblico davanti a lei.
Sotto al video, altre notizie sul mondo della sessualità impazzita.
https://www.youtube.com/watch?v=jhl5afLEKdo
STORIA CHOC DAL REGNO UNITO: INSEMINAZIONE TRAMITE MARITO DEFUNTO
Una storia che ha dell'assurdo, ma in realtà è - purtroppo - vera. Nel Regno Unito c'è infatti chi vuole utilizzare il seme del proprio marito defunto per avere un figlio.
La protagonista di questa vicenda è Jade, una 35enne britannica. Jade e Daniel avevano firmato le pratiche per avviare l'inseminazione artificiale nel 2019 presso il Jhon Radcliff Hospital di Oxford. Nel frattempo il marito è defunto a causa di un cancro. Per questo motivo aveva fatto congelare il suo sperma prima di sottoporsi alla cura. Nonostante la morte precoce di Daniel, la moglie Jade vorrebbe ora usare il suo seme congelato per avere un figlio. "Non ci sono prove che il seme dell'uomo fosse per la moglie" è stata la risposta della clinica.
Da qui, la donna ha iniziato la sua battaglia legale con la clinica. Da quanto è stato riportato dal Time, la donna afferma che il marito volesse che lei concepisse il loro figlio per mezzo della fecondazione in vitro anche dopo la sua morte.
Le posizioni della clinica sembrano irremovibili, a causa della mancanza di documenti firmati da Daniel, in cui sia espressa la sua volontà di avere un figlio anche da defunto. La stessa clinica, inoltre, ha fatto sapere che porterà avanti la sua difesa legale fino alla Corte suprema.
"È qualcosa che volevamo entrambi - ha invece affermato la donna - lo stavamo pianificando insieme, ma poi è Daniel morto prima che ne avessimo l'opportunità". Nel frattempo la vedova sta raccogliendo lettere di familiari e amici per provare la volontà del marito defunto. "Avevamo scelto i nomi per il bimbo, la cameretta e tutto quanto" dichiara amareggiata. "Il buon senso potrebbe prevalere?" aggiunge.
Una frase altamente emblematica in un contesto in cui di buon senso sembra non essercene affatto, ma dal quale si denota un'irrefrenabile volontà di soddisfare i propri desideri.
Un caso controverso quanto la mentalità "pro-choice", che tenta di far avere figli a tutti i costi quando sono desiderati, ma non fa altrettanto quando si deve scartare un essere umano non voluto.
(Anna Bonetti, Provita & Famiglia, 29/12/2021)
I RAGAZZI SONO IMMERSI NELLA PORNOGRAFIA
"Il porno non fa nulla". "Ma a chi a chi fa male?" Le abbiamo sentite tante volte queste affermazioni. E sappiamo che molti la pensano così. D'altronde di adolescenti su piattaforme pornografiche o strumenti come TikTok, la app cinese che, con la scusa di favorire gli incontri tra i giovani, starebbe veicolando senza controllo contenuti pornografici e addirittura pedofili, ce ne sono a iosa. Tentare di contenere il fenomeno è possibile? Sì, e si deve. Non bastano certo i filtri però, la prevenzione anche culturale è lo strumento migliore.
Non lo dicono ma molti ragazzi sono a rischio di impotenza legato a queste pratiche, perché più si alza il livello di trasgressione anche se virtuale, e più nulla accontenta. Il consumo di pornografia, a lungo andare, rende sessualmente impotenti e lo ha detto anche a noi di Pro Vita & Famiglia il Prof. Meluzzi, psicologo e psicoterapeuta, nell'ultima intervista: "Oggi la pornografia è un fenomeno che ha come funzione prevalente quella di produrre la desensibilizzazione sistematica, quindi innesca un processo di indebolimento della reazione sessuale. Tra i tanti fattori di impotenza diffusa e di anorgasmia tra gli uomini e le donne, in particolare tra i giovani, c'è proprio questo. La pornografia diventa quindi una dipendenza, un elemento depressiogeno che indebolisce la funzione sessuale.
Oggi un ragazzo, di fronte al corpo di una ragazza nuda, non si eccita più, perché è desensibilizzato». [...]
Provare a fermare l'informazione sul web è impossibile. Ma ragionare con i ragazzi si può. Occorre fargli capire che, se diventano dipendenti dalla pornografia, non gusteranno più il rapporto vero con una donna come prima, saranno schiavi di immagini false e amplificate, che vedono la donna come oggetto e riducono l'uomo a uno strumento per prestazioni sempre più elevate.
Il problema è che alla pornografia ormai accedono anche i genitori di questi ragazzi. E spesso l'esempio sbagliato viene proprio da loro. Bisogna parlare francamente di queste cose con i figli, dialogare e spiegare che la realtà è più eccitante di un video. Che la depressione a cui vanno incontro è peggio del rifiuto di una donna. Un rifiuto si supera, una dipendenza malata no.
Si tratta di salute prima di tutto e i ragazzi lo devono sapere.
(Provita & Famiglia, 29/12/2021)
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