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Un tempo si raccontava che i bambini nascevano sotto i cavoli.
Allora i cavoli erano l'unico alimento con vitamine e minerali di cui si potesse disporre d'inverno ed erano raccolti nove mesi dopo la semina prevalentemente da donne le quali ne recidevano la radichetta, che, come un cordone ombelicale, li legava alla madre terra.
Ma oggi che nessuno crede più alle favole si narrano cose diverse. Così il magico mondo della Disney, i programmi per bambini di Netflix, la Barbie trans, l'edizione Lego arcobaleno, raccontano piuttosto di coppie dello stesso sesso e di bambini felici.
E anche Peppa Pig si omologa a tale modello, dovendo l'editore rispondere alle richieste pressanti delle famiglie arcobaleno. Così vi fa la sua comparsa un nuovo amico, Penny Polar Bear, che, descrivendo la sua famiglia, dice di vivere con la mamma e l'altra mamma e che una fa il dottore, mentre l'altra cucina gli spaghetti.
Si sa, non è più tempo di favole, né di cavoli o cicogne, ma è tempo di ideologia. Le favole sono fantastiche e immaginifiche, ma a loro modo dicono la verità e sono immediate e in armonia con la natura. L'ideologia invece ha un rapporto rovesciato con la natura e anche con la biologia e, per quanto ostenti modi suadenti, è menzognera. Si costruisce infatti su premesse sottratte alla prova e l'assenso che le si dà si dimostra non censurabile criticamente e trasfigurato emozionalmente.
Ed è violenta almeno quanto è mistificante.
Così quello che riscontriamo in questa disincantata favola moderna è, come scrisse Grégor Puppinck, direttore del Centro Europeo per la Legge e la Giustizia, commentando anni fa un caso di adozione da parte di una coppia lesbica, «l'estensione del potere degli adulti sui bambini. Non basta più che i bambini siano in balia delle fluttuazioni sentimentali degli adulti, che siano separati dalle loro madri o padri dal divorzio; adesso gli adulti vorrebbero falsificare la loro filiazione all'estremo per soddisfare i propri desideri».
La verità è che due donne non possono avere un bambino. Pertanto, la mistificazione si annida nel non dire che, per averlo, devono comprare il seme di un venditore (che chissà perché tutti chiamano donatore), fecondare l'ovulo di una delle due e impiantarlo in un utero il più delle volte neanche loro; quindi nell'occultare almeno uno dei genitori biologici.
La violenza si determina, poi, nel momento in cui si carpisce l'innocenza infantile e si costringe il bambino ad adeguarsi alle scelte affettive dei pretendenti genitori.
Ma la cavolata più grande sta nel fidare indiscriminatamente nella tecnica e nel suo potere manipolatorio per travalicare la natura.
L'elemento dirimente è, in tal caso, la rivoluzione biomedica che ha modificato lo status della generazione fino a determinarla come atto medico artificiale, programmato, controllato. Così, trasformato il figlio in oggetto biologico, sono spariti mamma e papà e sono subentrati oociti e spermatozoi con il supporto di siringhe e sonde. Sono state quindi indotte situazioni non corrispondenti alla realtà naturale e biologica, che hanno fatto insorgere l'idea innaturale di avere figli senza l'altro sesso. Le difficoltà che hanno i legislatori nell'adeguare la terminologia a queste inconsuete pretese ne dimostrano l'assurdità e per certi versi, la mostruosità: non più Padre e Madre o Papà e Mamma, ma Genitore 1 e Genitore 2.
Ciò ha avviato un processo che porta, se non regolato, verso l'ennesima degradazione, verso il post-umano, il quale si rivela disumano nel momento in cui si misconosce il diritto del bambino ad avere i riferimenti sicuri di cui ha bisogno per crescere (mamma e papà).
Nota di BastaBugie: Federico Cenci nell'articolo seguente dal titolo "La Sinistra difende Peppa Pig con due mamme, ma odiava Goldrake" ricorda che la sinistra negli anni '70 voleva censurare Goldrake perché violento e fascista.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 16 settembre 2022:
Enrico Letta ha parlato di «destra arretrata», Carlo Calenda di un dibattito «delirante», Laura Boldrini ha persino agitato lo spettro dell'«oscurantismo» definendo «inaccettabile» il tentativo di «censura». Un tale subbuglio tra le fila della Sinistra è stato provocato dalla polemica seguita alla scelta della Rai di mandare in onda una puntata del cartone animato Peppa Pig con "due mamme".
Secondo gli esponenti politici progressisti, insomma, sarebbe arretrata, delirante e censoria la richiesta al servizio pubblico radiotelevisivo da parte dei genitori italiani di non veicolare l'ideologia gender ai propri figli. Eppure, andando a ritroso nel tempo si scopre che proprio la Sinistra, in Italia, ha inaugurato la tagliola moralizzatrice sotto la quale far passare cartoni animati a lei sgraditi. L'idiosincrasia politica verso un programma per giovanissimi risale al 1979. In quell'anno, mentre l'Italia annaspava tra problemi vecchi e nuovi, l'allora deputato di Democrazia Proletaria e membro della Commissione Vigilanza Rai Silverio Corvisieri lanciò un'offensiva contro il cartone animato giapponese Goldrake.
A chi è stato bambino negli anni '70 e '80 ne è nota la trama: il pianeta Terra è minacciato da un manipolo di potenti e reprobi personaggi, così un ragazzo dall'animo audace e gentile, Actarus, si dota di un formidabile robot per combatterli. Possiamo affermare che Goldrake non faceva altro che riproporre, nella versione di un moderno anime nipponico, la più classica contrapposizione tra un eroe buono e un antieroe cattivo. Dietro lo scontro tra macchine si celava l'eterna battaglia tra bene e male. D'altronde favole, poemi epici, romanzi e poi film e appunto cartoni animati hanno avuto nel corso dei secoli l'obiettivo di erudire intere generazioni a valori positivi.
Non era così per Corvisieri, il quale spiegò la sua accusa in un articolo pubblicato su Repubblica dal titolo Un ministero per Goldrake. L'esponente di Democrazia Proletaria sosteneva che con il famoso robot giustiziere «si celebra dai teleschermi, con molta efficacia spettacolare, l'orgia della violenza annientatrice, il culto della delega al grande combattente, la religione delle macchine elettroniche, il rifiuto viscerale del "diverso"». Ne seguì un'interpellanza parlamentare per proporre l'eliminazione di Goldrake dal palinsesto dei programmi Rai. L'azione a Montecitorio scivolò nell'oblio, al contrario dell'articolo di Repubblica.
A dare man forte al deputato di Sinistra fu il suo compagno Dario Fo, che definì il robot guidato da Actarus «fascista». Si racconta che in quegli stessi giorni il sempreverde epiteto dispregiativo in uso alla Sinistra sia stato lanciato da Nilde Iotti all'indirizzo di tutti i cartoni animati giapponesi: fascista quindi Goldrake, ma fascisti anche Mazinga Z, Jeeg Robot d'Acciaio, Daitarn 3, per non parlare di Capitan Harlock con il suo vessillo nero e il teschio che ricorda quello della X Mas.
Invitiamo pertanto la Sinistra che oggi si scandalizza per i tentativi di "censura" a sfogliare il proprio album di famiglia. E magari, leggendo la conclusione dell'articolo di Corvisieri su Repubblica, potrebbe raccogliere uno spunto di riflessione. «È possibile», scriveva, «delegare alla Rai, che poi provvede rivolgendosi alle multinazionali americane e giapponesi, l'educazione dei nostri figli?». La risposta è no, l'educazione dei figli spetta ai genitori. Che hanno il diritto di opporsi ai tentativi di indottrinamento gender.
VIDEO: SIGLA INIZIALE DI GOLDRAKE
https://www.youtube.com/watch?v=xLT3vUW5HHs
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