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LAURA PAUSINI SI RIFIUTA DI CANTARE BELLA CIAO
La cantante afferma che è una canzone troppo politica e così si scatena uno tsunami mediatico... eppure sempre lei nel 2016 a Sanremo si era schierata a favore delle unioni civili (VIDEO MUSICALE: Italia ciao di Povia)
di Manuela Antonacci
 

In queste ore, anzi, in questi giorni (curioso che una notizia così, tenga occupato il mainstream per tanto tempo!) la nota cantante Laura Pausini si trova a dover fare i conti con la bufera di polemiche scatenatasi sui social e non solo, dopo il suo rifiuto di cantare, durante un popolare programma spagnolo El Hormiguero, la canzone "Bella Ciao".
Il canto, simbolo della Resistenza partigiana (seppure dalle origini difficili da ricostruire) fa riferimento ad un generico e apparentemente anonimo "invasore", ma poi, nel tempo, è diventata di fatto, l'inno della lotta al fascismo. La Pausini avrebbe, infatti, motivato il suo rifiuto in modo netto: «È una canzone troppo politica».
Apriti cielo! Cinque parole che hanno scatenato uno tzunami mediatico! Per una volta che un cantante non approfitta di un palco reale o virtuale per elargire pillole di saggezza su questo o quel programma politico, prendendone, a volte anche le distanze e mostrandone persino i presunti lati oscuri, che, in alcuni casi, fanno, addirittura, «paura»(ogni riferimento alla cantante Elodie ex cubista romana, già ribattezzata da qualcuno "Elochi' ?" scagliatasi così tante volte contro la leader di Fratelli d' Italia e il suo programma, che ormai si parla addosso, è puramente casuale!).
E allora... tutti contro Laura! E così è sceso in campo anche Pif (pseudonimo di Pierfrancesco Diliberto) sceneggiatore, regista e autore televisivo che, non solo ha condannato duramente l'affermazione della Pausini - «Non cantare bella ciao, è già prendere posizione»-, ma ha affondato il colpo e con un'uscita dal taglio un po' teatrale (deformazione professionale?), dichiarando che vorrebbe che l'inno partigiano fosse intonato anche al suo funerale, perché anche da morto continuerebbe a pensarla in quel modo.
Eppure le parole di Pif, seppure schierate col mainstream, toccano un punto nodale. Quale sarebbe stato il peccato originale della Pausini, dunque, quello di non aver preso una posizione, ovvero, quella che ci sia aspettava e proprio nel momento in cui le si offriva su un piatto d'argento l'occasione di ricollocarsi nel solco del pensiero liberal, che attraversa in modo decisamente vibrante l'ambiente dello spettacolo e guai a starne fuori?
Quel pensiero, diciamolo, che aiuta tanti cantanti a venire ad una qualche esistenza artistica solo perché hanno dato fiato alle trombe, contro questo o quel politico inviso a molti, ricavando applausi facili. La conferma sembra provenire proprio da un altro episodio che ha riguardato in passato, sempre la Pausini.
Nel 2016 la cantante che si è ripetutamente e apertamente schierata a favore delle unioni civili, presentandosi al Festival di Sanremo, insieme ad altri artisti, con il nastro arcobaleno, per manifestare il suo endorsment alla legge Cirinnà sulle unioni civili, interrogata a riguardo, aveva candidamente affermato: «Non mi sposo finché non potrà farlo la mia amica lesbica». Una posizione decisamente politica, di fronte alla quale, la cantante aveva ricevuto solo ovazioni. E come mai, "W la libertà di pensiero", allora, ma non "W", oggi?
Il doppiopesismo dev'essere sempre, proprio, così evidente da parte di chi si fa paladino dei diritti che deriverebbero dalla "libertà personale" e addirittura dell'"autodeterminazione"? E la Pausini in nome, appunto, della propria autodeterminazione non sarebbe decisamente libera anche di non schierarsi, contrariamente ai più?
Che ne sarà, allora, della cantante che, in un singolare sondaggio della Rai di qualche tempo fa era stata definita come «il più grande italiano di tutti tempi», scavalcando persino Leonardo da Vinci (che ci perdoni!)? La sua popolarità subirà un deciso calo, al punto che saremo tutti costretti ad unirci al coro dei vari... "Bella ciao!!!"?

Nota di BastaBugie: Marinellys Tremamunno nell'articolo seguente dal titolo "Di comunisti e di violenti: la triste parabola di Bella Ciao" parla della vicenda della Pausini ricordando che la canzone della sinistra ora è diventata perfino un canto simbolo contro l'establishment nelle violenze in Latinoamerica.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 settembre 2022:

Laura Pausini è al centro della bufera, dopo il rifiuto a intonare la canzone Bella Ciao durante il programma televisivo spagnolo El Hormiguero. «No no, è una canzone politica e io non voglio cantare brani politici", ha detto per giustificarsi. E subito dopo si sono accesi i social tifando a favore e contro la cantante, anche con commenti di personaggi politici spagnoli e italiani che hanno alimentato la tormenta.
Il polemico episodio è accaduto lo scorso 12 settembre, durante un gioco musicale del programma di intrattenimento di punta dell'emittente Antena 3, con una media di 2.3 milioni di spettatori. Il conduttore dello show, Pablo Motos, sperando di coinvolgere la cantante emiliana, ha intonato spontaneamente il ritornello del canto partigiano, molto famoso in Spagna grazie all'associazione con la popolarissima serie tv La Casa di Carta.
Bella Ciao pretende di essere l'inno della Resistenza italiana antifascista, ma è invece un canto promosso soprattutto dai comunisti, per cui il gesto della Pausini non è piaciuto in primo luogo ai socialisti. "Rifiutarsi di cantare una canzone antifascista dice molto della signora Laura Pausini e niente di positivo", ha sentenziato con un tweet la deputata spagnola Adriana Lastra.
E tre giorni dopo è arrivato il comunicato della Pausini: "Vorrei esporre il mio punto di vista dopo le polemiche di questi giorni. In una situazione televisiva estemporanea, leggera e di puro intrattenimento, ho scelto di non cantare un brano inno di libertà ma più volte strumentalizzato nel corso degli anni in contesti politici diversi tra loro. Come donna, prima che come artista, sono sempre stata per la libertà e i valori ad essa legati. Aborro il fascismo e ogni forma di dittatura. La mia musica e la mia carriera hanno dimostrato i valori in cui credo da sempre. Volevo evitare di essere trascinata e strumentalizzata in un momento di campagna elettorale così acceso e sgradevole, purtroppo non è stato così. Rispetto il mio pubblico e continuerò a farlo, con la libertà di scegliere come esprimermi", ha scritto ieri sul suo Twitter.
Effettivamente, la cantante emiliana ha riconosciuto che il popolare canto è stato "più volte strumentalizzato". In primo luogo, dai comunisti che tentano di appropriarsi del movimento partigiano, quando invece parteciparono anche combattenti, azionisti, monarchici, socialisti, cristiani, liberali, repubblicani e anarchici. Dopo, con La Casa di Carta, l'inno è diventato popolare a livello internazionale, ma associato a un gruppo di ladri che fanno una rapina alla Banca di Spagna, quindi come un moto di ribellione contro l'establishment.
Così, Bella Ciao è diventata anche un simbolo delle proteste promosse dalla sinistra sudamericana. Per confermarlo, basta guardare le proteste contro Ivan Duque a Bogotà o nell'Oriente di Antiochia, o le rivolte a Santiago del Cile contro Sebastian Piñera, tutte e due segnate dalla violenza. In Ecuador, l'ex presidente socialista Rafael Correa intona la canzone italiana in un video di protesta contro il presidente in carica Lenin Moreno. E la popolare canzone è diventata un moto degli operai e dei movimenti socialisti in Argentina.
Poi Laura Pausini ha ribadito "aborro il fascismo", ma cosa ne pensa del comunismo? La risposta la troviamo in una notizia dello scorso maggio, quando i cubani a Miami sono scesi in piazza contro una sua esibizione, ulteriormente cancellata, a causa della sua vicinanza al regime comunista de L'Avana.
Infine, la vicenda della Pausini è l'ennesima conferma che Bella Ciao non è un canto eroico che unisce tutti gli italiani, in realtà è un canto strumentalizzato, soprattutto dalla Sinistra, e ora è diventato perfino un canto simbolo contro l'establishment.

VIDEO: ITALIA CIAO di Povia
Un aggiornamento al 2021 di Bella ciao del cantante Giuseppe Povia che scrive nel suo canale YouTube: "L'Italia uscì distrutta dalla 2ª guerra mondiale. Fu liberata dal Nazi-Fascismo, scrisse la Costituzione del 1948 per non ripetere più gli stessi errori. Invece oggi ci ritroviamo in una terza guerra commerciale e per noi in Unione Europea, anche finanziaria, burocratica e tecnocratica, dove Roma ha perso ogni potere compreso quello monetario. Comandano Bruxelles, Francoforte (Bce) e soprattutto Berlino. È un nuovo nazismo sempre a trazione tedesca e la cosa allucinante è che ogni governo italiano sostiene questo scempio con la scusa che non c'è più guerra da 70 anni. Insomma, la guerra è finita nel 1945 quindi perché siamo entrati nell'euro e abbiamo firmato trattati su trattati se poi i problemi si sono triplicati? ps non lo dico io ma la realtà dei fatti".


https://www.youtube.com/watch?v=iyhuH8w2Jw8&

 
Titolo originale: Laura non ce...sta!
Fonte: Sito del Timone, 16 settembre 2022