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Il repubblicano Kevin McCarthy, deputato della California e candidato del partito alla guida della Camera dei rappresentanti, dove i Repubblicani hanno una maggioranza di 222 voti contro i 212 dei Democratici, è stato finalmente eletto alla 15a votazione nella prima mattinata di sabato, dopo aver dovuto fronteggiare e accordarsi con un gruppo di una ventina di oppositori del suo stesso partito. Un Partito Repubblicano diviso sulla propria leadership in vista delle elezioni del 2024, sul controllo dell'Amministrazione Biden, ma non sull'impegno di riportare trasparenza nella politica e difendere, pur con qualche importante crepa, i propri valori fondamentali: libertà, sussidiarietà, libero mercato, stato minimo, vita e famiglia.
Dal 1923 non era stata necessaria più di una votazione per l'elezione del presidente della Camera, ma lo stesso McCarthy, nel suo primo intervento come 55° speaker, ha ricordato che le riunioni e intese che hanno portato alla sua elezione sono state un "bene per il popolo americano", promettendo all'opposizione dei Democratici un confronto su una visione diversa di futuro per gli Stati Uniti. McCarthy aveva ottenuto poco più di 200 voti nei primi scrutini, ben al di sotto del numero minimo necessario per assicurarsi la presidenza. Già nel pomeriggio di venerdì, dopo lunghe conversazioni dietro le quinte con i Repubblicani che gli si opponevano, vedi il Freedom Caucus, McCarthy aveva visto aumentare il suo numero di voti a 215 al 14° scrutinio, superando finalmente i 212 voti totali di Hakeem Jeffries, il capogruppo dei Democratici. Venerdì, 15 Repubblicani avevano cambiato il loro voto a favore di McCarthy. [...] Infine, dopo una serie di telefonate - anche di Donal Trump - indirizzate ai dissidenti Repubblicani, McCarthy ha prevalso sabato al 15° scrutinio con 216 voti, con sei repubblicani [...] che invece hanno votato "presente", un voto che non è entrato nel conteggio finale e ha abbassato il quorum necessario per l'elezione.
UNA NUOVA DIREZIONE
Kevin McCarthy è un convinto pro life ed è stato sostenuto da Trump nella sua candidatura. La ventina di membri del Freedom Caucus, dileggiati dalla stampa internazionale per essere conservatori irriducibili, non erano contrari a McCarthy per antipatie personali, volevano solo l'impegno del nuovo presidente della Camera per un maggior controllo e più selettive votazioni sulle proposte di spesa multimiliardarie di Biden e dei Dem, una progressiva riduzione del debito pubblico, una maggiore presenza dei membri del Caucus nella Commissione del regolamento e un aumento dei poteri di controllo dei singoli deputati sulla presidenza (la mozione di sfiducia contro il presidente della Camera potrà esser presentata da ogni singolo deputato Repubblicano).
Le critiche rivolte ai Repubblicani da parte di Biden e della stampa liberal europea sono state feroci, le accuse di incompetenza, divisione e impreparazione si sono ripetute per tutta la settimana ma i dibattiti franchi che si sono tenuti nella Camera dei Rappresentanti sono parte essenziale di quel processo che si chiama democrazia. Il presidente della Heritage Foundation, Kevin Roberts, si è congratulato con i membri del Congresso dopo il voto dicendo che "è un momento storico per il nostro Paese. A novembre gli elettori americani hanno dato un mandato per una leadership conservatrice (...). C'è molto lavoro da fare e l'Heritage non vede l'ora di lavorare con il 118° Congresso per affrontare le questioni più urgenti per gli americani di oggi". La presidente di SBA Pro-Life America, Marjorie Dannenfelser, ha dichiarato la sua soddisfazione per l'elezione di McCarthy e la sua disponibilità a lavorare sin da subito con il nuovo presidente e i tantissimi deputati Repubblicani pro vita. "Ci congratuliamo con il presidente McCarthy e accogliamo con favore una nuova direzione alla Camera dopo quattro anni di controllo democratico e pro-aborto, guidato da Nancy Pelosi". "Non vediamo l'ora di lavorare (...) per portare avanti una legislazione federale che protegga i bambini non nati e le loro madri dall'orrore dell'aborto", ha aggiunto Dannenfelser.
CONTRO IL FINANZIAMENTO DELL'ABORTO
Tra le principali proposte di legge che i Repubblicani della Camera presenteranno ci sono quelle contro il finanziamento dell'aborto da parte dei contribuenti e quella per proteggere i bambini che sopravvivono agli aborti, che la "cattolica devota" Nancy Pelosi ha rifiutato di far votare per un'ottantina di volte durante la sua presidenza. Proprio l'impegno di McCarthy per difendere la vita nascente e la maternità non è mai stato messo in dubbio, basterebbe dare uno sguardo al sito dello speaker della Camera, per rendersi conto di quanto potranno migliorare le politiche pro life e il rispetto per sussidiarietà e libertà (anche fiscale) di cittadini e Stati in America. Rimane tuttavia, per lui e Steve Scalise, la responsabilità di non aver indirizzato i colleghi di partito a votare contro il deleterio disegno di legge dei Dem, poi approvato, sulle "nozze gay". L'elezione dello stesso Scalise come capogruppo di maggioranza, noto per il suo impegno a favore della vita (100% di voti pro life), rappresenta comunque una garanzia di cambiamento. Si aprono i lavori della 118a sessione del Congresso, finalmente c'è speranza per una svolta pro life.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Usa, nuovo maccartismo: investigare sugli investigatori" spiega cosa accadrà adesso al Congresso USA a cominciare dalla nomina della commissione per indagare anche sull'Fbi.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 gennaio 2023:
Nel Congresso eletto nel voto di metà mandato dello scorso novembre, avanza un nuovo "maccartismo": investigare sugli investigatori. Mentre il vecchio maccartismo, quello degli anni '50, dava la caccia alle "streghe" (leggasi: ai comunisti) in ogni ambiente della società, il nuovo rovescerà la prospettiva e darà la caccia ai "federali", per impedire loro che scatenino una nuova caccia alle streghe (stavolta: ai conservatori). Kevin McCarthy, il deputato californiano eletto dai Repubblicani alla presidenza della Camera, dopo 14 votazioni andate a vuoto, ha promesso di costituire una nuova sottocommissione della Giustizia ad hoc per indagare sulla politicizzazione del Dipartimento di Giustizia, del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale e dell'Fbi.
Kevin McCarthy ha dovuto concedere questo ed altro nel pacchetto di regole concordate con i suoi oppositori interni, riuniti soprattutto al Freedom Caucus, il gruppo di Repubblicani formato soprattutto da libertari e conservatori, fra i più fedeli a Donald Trump nella nuova legislatura. Le quattordici votazioni andate a vuoto hanno rafforzato enormemente la loro posizione: hanno fatto sentire il loro peso a McCarthy, facendogli toccare con mano che senza di loro non potrà più comandare. La prima delle concessioni, non a caso, ripristina la regola per cui anche un solo deputato può presentare una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Camera. Il nocciolo delle regole concordate per ottenere il voto dei dissidenti riguarda la spesa pubblica, con norme più rigide per l'innalzamento del tetto del debito (che dovrà essere approvato con voto separato), lo spacchettamento delle leggi omnibus e un preavviso di 72 ore per poterle studiare prima di iniziare il dibattito alla Camera, più un accordo separato con cui McCarthy si impegna a non alzare la spesa pubblica al di sopra dei livelli del 2022.
Ma il piatto forte riguarda, appunto, la risposta repubblicana alla Commissione sui fatti del 6 gennaio: una nuova sottocommissione che indagherà sulla politicizzazione delle agenzie che amministrano la giustizia e l'ordine pubblico. La divulgazione dei Twitter Files ha rivelato (a chi ha voluto o potuto leggerli, visto il silenzio dei grandi media) quanto le agenzie federali, soprattutto l'Fbi, abbiano interferito nel funzionamento dell'informazione, "collaborando" strettamente con i vertici dei grandi social network, per imporre censure a singoli utenti, per manipolare, per soffocare la diffusione di certe notizie, d'accordo con il governo. Non solo: il nuovo organismo potrà esaminare anche le indagini su Donald Trump ancora in corso.
Una prima bozza conferiva alla nuova sottocommissione meno poteri e un raggio d'azione più limitato: avrebbe potuto lavorare solo su Fbi, Dipartimento di Giustizia e Dipartimento di Sicurezza Nazionale, ma non prevedeva anche l'accesso alle indagini penali in corso. Il deputato Chip Roy del Texas, uno dei primi oppositori di McCarthy (poi negoziatore chiave per i suoi avversari più irriducibili) ha dichiarato a Fox News che l'attuale presidente è stato eletto ottenendo, in cambio degli ultimi voti necessari, le maggiori modifiche della proposta: "Così abbiamo ottenuto più risorse, più potere per indagare su questa recalcitrante amministrazione Biden". Il budget è stato innalzato ai livelli di quello della Commissione sui fatti del 6 gennaio.
Non sarà esente neppure il Pentagono. Appena eletto, McCarthy ha annunciato: «Faremo luce sulle responsabilità della palude (lo Stato profondo, ndr), dalla ritirata dall'Afghanistan alle origini del Covid e la politicizzazione dell'Fbi». La ritirata dall'Afghanistan, in particolare, è oggetto di indagine da parte dei Repubblicani: vogliono capire come siano state prese le decisioni all'origine della fuga sotto l'incalzare dei Talebani che è costata all'America la sua reputazione nel mondo (e materialmente, anche la vita di 13 soldati americani all'aeroporto di Kabul). Per quanto riguarda il capitolo Covid, invece, vogliono scoprire quali legami vi siano stati fra Anthony Fauci, il National Institute of Health e il laboratorio di virologia di Wuhan.
Se la proposta passerà, McCarthy potrà scegliere 13 deputati che faranno parte della sottocommissione (che dipenderà dalla Commissione Giustizia), 5 dei quali saranno scelti in consultazione con il leader democratico della Camera Hakeem Jeffries, per garantire il suo carattere bipartisan.
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