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«Ora uniti per tornare a vincere. Saremo un problema per il governo Meloni. Il naufragio di migranti in Calabria pesa sulla coscienza dell'esecutivo». Le prime parole di Elly Schlein, neoeletta segretaria del Pd, sono battagliere e ne riflettono bene la tempra. Del resto, se battagliera non fosse questa trentasettenne non sarebbe arrivata dov'è, riuscendo - grazie al 53,8% dei consensi - a conquistare il principale partito progressista italiano, che pure da mesi veniva saldamente dato in mano al superfavorito Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna il quale, a questo punto, può tornare a fare il suo lavoro.
Invece per Elly Schlein [...] ora cambia tutto e non solo per lei, motivo per cui vale la pena conoscerla più da vicino. Nata a Lugano nel 1985, figlia di due docenti universitari - il padre è americano di origine ebraica aschenazita, la madre italiana -, l'enfant prodige del progressismo italiano è cresciuta a pane e politica, inanellando da subito esperienze ai massimi livelli. Basti dire che, a suo tempo, volò a Chicago per sostenere le campagne elettorali di Barack Obama. Poi sono arrivati l'Europarlamento e la vicepresidenza della Regione Emilia Romagna.
Ma Elly Schlein, il cui trionfo è avvenuto soprattutto grazie ai non iscritti al Pd (presagio, quello dell'onda esterna che aveva lo stesso Bonaccini, già forse intimorito dal fatale appoggio di Piero Fassino), ha coltivato la passione politica, con militanza attiva ed esperienze, si accennava, anche molto prestigiose, sin dagli anni dell'università. Vuoi per il suo bruciare le tappe, vuoi per il suo bagaglio ideologico - di cui diremo subito - la neosegretaria Pd, oltre che idola di giovani venuti su col Woke nel biberon, è una dagli appoggi così potenti che c'è da domandarsi se il suo successo, in fondo, sia così casuale. Quali appoggi? C'è l'imbarazzo della scelta. Un documento della Open Society, società del finanziere supermiliardario George Soros, la indicava tra «gli alleati affidabili» già nel 2014, al suo primo mandato all'Europarlamento.
FEMMINISTA, AMBIENTALISTA, PROGRESSISTA
Insieme a lei, tra gli «alleati affidabili», ha fatto notare su Facebook la scrittrice femminista Marina Terragni, c'erano pure Antonio Panzeri e Antonio Cozzolino…Ma non divaghiamo e torniamo alla neoeletta segretaria del Pd. Che, dicevamo, da anni gode di sostegni potenti. Ancora nel settembre 2020, per dire, L'Espresso - che della sinistra italica non sarà la Bibbia, ma giù di lì - le aveva dedicato una intera copertina incoronandola come «femminista, ambientalista, progressista, di governo»: più che un titolo, un'investitura. Giusto pochi mesi prima, era invece stata Daria Bignardi, su La7, ad ospitarla dandole modo di dichiarare pubblicamente il suo orientamento sessuale fluido: «Ho amato molti uomini e donne. Ora sono felice con una ragazza».
Questa dichiarazione ci consente di iniziare ad introdurre il profilo ideologico di Elly Schlein, che è quello di una paladina del mondo Lgbt, peraltro su posizioni fieramente abortiste. Prova ne sia il tono "allarmato" con cui la neosegretaria - che alcune fonti, a proposito di endorsement di peso, hanno descritto come assai gradita anche a Romano Prodi, benché il suo ufficio stampa abbia poi smentito - aveva commentato la decisione della Corte Suprema Usa di revocare la sentenza Roe vs Wade del 1973, che aveva definito «un salto indietro di 50 anni, un terrificante salto nel buio in cui si cancellano i diritti delle donne a scegliere sul proprio corpo».
LA NUOVA ANTI-MELONI
Toni tanto duri, va da sé, non sono affatto casuali. Al contrario, riflettono appieno quanto per la nuova «anti-Meloni», contino i temi etici, e cioè tantissimo. Non a caso ha ottenuto anche l'appoggio di Alessandro Zan, di Laura Boldrini, perfino di nomi nobili - come Beatrice Borromeo - insomma di tutto l'establishment della sinistra Ztl ed ultra radical. Ergo, con Elly Schlein il Pd diventa - definitivamente, dato che un po' lo era già - il Partito di Davos. Da Gramsci a Greta, dalla Festa dell'Unità al Gay Pride, dall'articolo 18 all'asterisco, sì completa così quello che - attualizzando Augusto del Noce - potremmo definire il suicidio della rivoluzionə. D'accordo, ma al vecchio elettore ex comunista, ora, che resta?
Lo stesso militante di Capalbio - tutto cashmere, babbucce ed evve moscia - è ora scalzato dal metrosexual di City Life: figurarsi lo spaesamento dell'iscritto proletario al Pci. L'affermazione di Elly Schlein, che farà senz'altro felice Matteo Renzi - che pronosticava che un suo successo gli avrebbe portato «metà Pd» -, segnerà dunque il definitivo pensionamento dei Peppone superstiti; proprio loro, che hanno per decenni animato le Case del Popolo, ora si ritrovano senza più averne una. È il triste ma inevitabile epilogo d'un mondo che, a forza di strizzar l'occhio a eutanasia e ius soli, si trova ora una segretari* che ha preso la «cittadinanza politica» - la tessera - l'altro giorno e si accinge a praticare al suo partito la sospirata "dolce morte".
Nota di BastaBugie: Elly Schlein nasce a Sorengo, vicino Lugano in Svizzera. Suo padre, Melvin Schlein, politologo e accademico statunitense di origini ebraiche è professore emerito di Scienze politiche e Storia alla Franklin University in Svizzera. L’attività politica della Schlein ha inizio a partire dal 2008, quando partecipa come volontaria alla campagna elettorale di Barack Obama per le elezioni presidenziali statunitensi. Scala negli anni le vette della politica, arrivando a ricoprire nel 2014 il ruolo di europarlamentare del PD e, dopo una latitanza di sette anni dal partito per dissensi con i suoi vertici, torna infine alla carica il 4 dicembre 2022 candidandosi per la Segreteria del PD, lasciata vacante da Enrico Letta all’indomani delle elezioni. (Fabio Fuiano, Corrispondenza Romana, 22 febbraio 2023)
Elly Schlein è dichiaratamente e orgogliosamente gay, sull’aborto è disposta a spostare i paletti ancora più in là, ha dichiarato in più occasioni che la 194 implica per le donne un diritto ad abortire, è dell’idea che lo Stato dovrebbe garantirlo anche negando l’obiezione di coscienza dei medici. È ecologista radicale ed è a favore di tutte le transizioni, che sono oggi sul tappeto. Ai tempi del Covid si era allineata al pensiero unico. Se vogliamo quindi porla sulla postmodernità liquida, la Schlein è molto più avanti di Letta o Bonaccini, nonostante loro non fossero granché indietro. [...] Tra l’altro sembra in grado di risvegliare un Partito Democratico morente. Con Bonaccini avrebbe forse continuato a morire, con la Schlein potrebbe riprendersi dal coma. (Stefano Fontana, La nuova Bussola Quotidiana, 28 febbraio 2023)
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