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OMELIA IV DOMENICA PASQUA - ANNO A (Gv 10,1-10)
Se uno entra attraverso di me, sarà salvato
da Il settimanale di Padre Pio

Nelle ultime domeniche abbiamo meditato sulla bontà di Gesù, sulla sua immensa misericordia che ci ha dimostrato donandoci la salvezza. Oggi la Chiesa ci presenta la figura del Buon Pastore. Questa immagine ci fa comprendere bene la cura e la sollecitudine che Gesù prodiga per il suo gregge che siamo noi. Dove c'è il pastore, il gregge pascola al sicuro e vi regna sicurezza e abbondanza. Il Salmo di oggi diceva: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l'anima mia» (Sal 22,1-3). Il Signore ci conduce ai pascoli della Vita eterna, ci «guida per il giusto cammino» (v. 3) e ci difende da ogni pericolo. Spetta a noi ascoltare la sua voce e seguirlo docilmente.
Gesù è il Pastore e la Chiesa è l'ovile dove le pecore sono al sicuro. Nella Terra Santa, ai tempi di Gesù, l'ovile era uno spazio a cielo aperto, cinto da muri di pietre, con un'unica porta che di notte veniva chiusa. Alla sera, i pastori conducevano le pecore all'ovile che era custodito da un guardiano. Quando si faceva giorno, i pastori tornavano, entravano nell'ovile, e chiamavano le pecore ad alta voce. Le pecore, riconoscendo la voce del loro pastore, si riunivano attorno a lui e, quando il gregge era al completo, il pastore, al suono del flauto, conduceva le pecore al pascolo.
I pericoli non mancavano. Vi erano animali feroci che tentavano di assalire il gregge, vi erano anche ladri che cercavano di rubare le pecore. Non sempre il pastore riusciva a salvare il suo gregge e, spesso, per mettere al sicuro la sua incolumità fuggiva di fronte ai briganti. Al contrario, Gesù, il Buon Pastore, non ha esitato a dare la sua vita per noi, morendo sul legno della croce. Nel Salmo di oggi abbiamo ascoltato: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sal 22,4). Finché siamo con Gesù non avremo nulla da temere.
Per i pastori della Terra Santa la sorveglianza doveva essere continua. A volte capitava che i ladri entravano di notte nell'ovile, scavalcando il muro. Ecco Gesù che dice allora: «Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce» (Gv 10,1-3). Solo il legittimo pastore entra per la porta, e solo la sua voce è riconosciuta dalle pecore. Gli altri sono solo dei briganti.
Nel Vangelo di oggi, Gesù dice chiaramente: «Io sono la porta delle pecore [...] se uno entra attraverso me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,7.9). Con questa similitudine, Gesù ci vuole far comprendere che solo in Lui noi possiamo trovare la salvezza. Gesù è il Pastore e Gesù è anche la porta dell'ovile. Nessuno entra nell'ovile di Cristo, che è la Chiesa, senza credere in Lui e senza ricevere il Battesimo che ci schiude questa porta della vita.
Per questo motivo, san Pietro, nella prima lettura, disse a tutti quelli che gli domandavano cosa dovessero fare per ottenere la salvezza: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei peccati» (At 2,38). Quel giorno, era il giorno della Pentecoste, furono battezzate circa tremila persone (cf v. 41). Inoltre, nella seconda lettura, san Pietro aggiunge che prima di ottenere la salvezza noi eravamo come pecore erranti, ma ora siamo stati ricondotti al pastore e custode delle nostre anime (cf 1Pt 2,25).
Gesù è il Pastore che non solo ci salva dal nemico, ma che anche ci dona la sua vita. Egli dice: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Gesù ci dona la sua vita in abbondanza. Ce la dona in modo particolare con l'Eucaristia che è il suo Corpo e il suo Sangue. Nutriamoci spesso di questo celeste alimento, il più spesso possibile. Gesù vuole donarci questo Cibo ogni giorno, non perdiamo per pigrizia un dono così grande, e badiamo bene che il non potere non sia il non volere.
Ascendendo al Cielo, Gesù ha affidato agli Apostoli il compito e la responsabilità di pascere il gregge dei fedeli. A loro volta, gli Apostoli hanno scelto i loro collaboratori e successori, fino ad arrivare ad oggi e fino ad arrivare alla fine dei tempi. I Vescovi sono i successori degli Apostoli e il Papa è il successore di Pietro, il primo degli Apostoli. Gesù vuole che noi ascoltiamo docilmente la voce dei Pastori della Chiesa, consapevoli che chi ascolta loro, ascolta Lui. Sono loro, il Papa e i Vescovi in comunione con il Papa, ad essere i maestri della fede.
Nel corso della storia della Chiesa falsi pastori hanno sempre cercato di penetrare all'interno della Chiesa con i loro insegnamenti sbagliati. Sotto la veste di pastori non mancano neppure ai giorni d'oggi dei predoni che turbano la Chiesa con le loro false teorie. Abbiamo un criterio infallibile per riconoscerli e per rifiutarli: se ciò che insegnano va contro il Magistero della Chiesa non dobbiamo ascoltarli! Ascoltiamo invece la voce del Papa. Egli è l'unico Pastore infallibile per tutto quello che riguarda la fede e la morale.
Infine, non dobbiamo mai dimenticare la preghiera per le vocazioni. Vogliamo elevare anche la nostra supplica, affinché il Signore, il Buon Pastore, non privi mai la sua Chiesa del dono di vocazioni sacerdotali e religiose. I sacerdoti ci donano Gesù, con la celebrazione della Messa, e i religiosi, con la loro preghiera e testimonianza, sono un segno luminoso della vita futura che ci attende. L'esperienza insegna che dove mancano vocazioni, la vita cristiana illanguidisce. Preghiamo con fervore che il Signore, oggi stesso, faccia sentire la sua voce a tanti giovani generosi e faccia loro comprendere la bellezza di una vita tutta spesa per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli.

 
Fonte: Il settimanale di Padre Pio