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Una coppia di uomini californiani ha citato in giudizio una clinica per la fertilità di Pasadena per violazione di contratto, negligenza medica, e violazione di normative varie a tutela dei consumatori, perché la surrogata ha partorito una femmina anziché un maschio, come era stato pattuito.
L'avvocato dei Sanigers [Albert e Anthony], sposati nel 2013, ha spiegato che i due da sempre sognavano di avere due figli, entrambi maschi. Già prima di sposarsi, la coppia aveva scelto il nome per i loro futuri figli e aveva creato per loro un account Gmail.
Dal momento in cui l'hanno contattata, sono stati espliciti con la clinica HRC e Kolb: potevano essere impiantati nell'utero della loro surrogata solo embrioni maschi.
Invece, "negligentemente, sconsideratamente e/o intenzionalmente" hanno impiantato una femmina.
Ed ora i due committenti dovranno sopportare anche un grande danno economico perché dovranno allevare tre figli, anziché i soli due bambini che avevano programmato.
È noto che la merce deve avere le qualità previste dal contratto e pagate dagli acquirenti: è probabile che i Sanigers vinceranno la causa.
Stupisce, però, che una coppia così desiderosa del loro primo bambino (o forse bisognerebbe dire "bambolotto"?) per nove mesi non si sia preoccupata di chiedere e guardare le immagini ecografiche: avrebbe potuto ordinare e ottenere l'aborto.
Chissà, ora, come sarà la vita di quella bambina con due "papà" che già provano un tale risentimento verso di lei.
A pensarci bene, però, una soluzione a tutto questo poteva esserci: dato che il sesso biologico non conta nulla, la coppia addolorata poteva dichiarare all'anagrafe che la bambina era un maschio e il problema sarebbe stato risolto.
Quanto ai bambini maschi che prima o poi nasceranno, già con indirizzi Gmail, sarebbe interessante sapere se abbiano già anche siti OnlyFans personalizzati.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.
DODICENNE STUPRATA A SCUOLA DA UN TRANS
L'ASK Academy, una scuola privata di Rio Rancho (New Mexico), permette agli studenti maschi che si sentono donne di usare bagni e spogliatoi femminili. Ray (nome di fantasia), alunna 12enne, provava disagio a vedere maschi nei propri spazi, ma il personale scolastico le aveva detto di non giudicare e di rimanere in silenzio se avesse avuto qualche rimostranza da fare.
Nell'ottobre del 2021 Ray venne stuprata. [...] Ray non disse nulla, finché la madre l'anno scorso, grazie alla lettura del suo diario, scoprì cosa fosse successo alla figlia. Ora la ragazzina assume farmaci per l'ansia e, quando è sola a casa, dorme con un coltello accanto a sé e vicino al proprio grosso cane.
Ray è un irrilevante effetto collaterale della battaglia arcobaleno, ossia è un'altra vittima dell'ideologia LGBT e del politicamente corretto che pur di portare avanti le proprie istanze non guarda in faccia a nessuno.
(Gender Watch News, 5 luglio 2023)
IN POLONIA LA TV DI STATO SI SCUSA
In Polonia, diventato primo ministro il liberale Donald Tusk, molte cose stanno cambiando. In peggio. Anche sul versante dell'informazione pubblica. Ad esempio sono saltate tutte le teste alla guida della Tv pubblica - la TVP - della Radio polacca e dell'agenzia di stampa pubblica PAP.
Nel programma di informazione della TVP - InfoTVP - il conduttore Wojciech Szelag, invitando alcuni attivisti LGBT in studio, si è profuso in scuse per come l'emittente TVP avesse trattato le comunità LGBT negli anni passati.
«Per molti anni in Polonia parole vergognose sono state rivolte a numerose persone perché hanno scelto di decidere da sole chi sono e chi amano - ha detto Wojciech Szelag commovendosi - Le persone LGBT+ non sono un'ideologia ma persone; nomi specifici, volti, parenti e amici. Tutte queste persone dovrebbero sentire la parola "scusa" provenire da qualche parte. Quel posto è qui, dove ora mi sto scusando. Per otto anni si sono mostrati gli attivisti LGBT - ma anche la comunità LGBT - come una minaccia per la nazione polacca».
In realtà durante il governo precedente a guida Pis la politica tentava semplicemente di tutelare i bambini dalla propaganda LGBT e si opponeva a derive ideologiche come le “nozze” gay o l'omogenitorialità. Ora il vento è cambiato e la voce della politica progressista andata al potere usa della TV di stato per fare propaganda arcobaleno.
(Gender Watch News, 16 febbraio 2024)
I DUBBI DEL NYT SUI MINORI TRANS
Il New York Time, giornale ultraliberista, si fa anche lui delle domande sulla cosiddetta transizione sessuale dei bambini e ragazzi. L'anno scorso uscì un articolo dal titolo Hanno messo in pausa la pubertà, ma c'è un costo? e all'inizio di quest'anno un altro con il seguente titolo Quando gli studenti cambiano identità di genere e i genitori non lo sanno.
La giornalista Pamela Paul, accennando all'apripista Olanda, sottolinea che «la pratica [dei bloccanti della pubertà] si è diffusa in altri paesi, con protocolli variabili, scarsa documentazione dei risultati e nessuna approvazione da parte del governo dei farmaci per tale uso, inclusa la Food and Drug Administration statunitense. Ma ci sono prove emergenti del potenziale danno derivante dall'uso dei bloccanti, secondo revisioni di articoli scientifici e interviste con più di 50 medici ed esperti accademici in tutto il mondo».
La sua collage Katie Baker affronta poi il tema della carriera alias a scuola. Spesso i distretti scolastici non avvertono i genitori che la loro figlia o il loro figlio vuole farsi chiamare con un nome diverso. La Baker appunta: «I distretti hanno affermato di volere il coinvolgimento dei genitori, ma devono seguire le linee guida federali e, in alcuni casi, statali intese a proteggere gli studenti dalla discriminazione e dalle violazioni della loro privacy. [...] Ma dozzine di genitori i cui figli hanno scelto la transizione sociale a scuola hanno riferito al Times di sentirsi maltrattati dagli educatori i quali sembravano pensare che loro - e non i genitori - sapessero cosa fosse meglio per i loro figli». E qui sta il punto: la privacy deve cedere il posto al diritto dovere dei genitori di educare i figli non ancora emancipati. Rimanendo fermo il punto, però, che qualsiasi carriera alias non è accettabile dal punto di vista morale.
(Gender Watch News, 19 febbraio 2024)
DOPO FIDUCIA SUPPLICANS PASTORALE SEMPRE PIÙ ARCOBALENO
Due iniziative proposte in casa cattolica ma non cattoliche. La prima: il gruppo Kairos propone una serie di incontri dal titolo A piccoli passi... Titolo del primo incontro: Pastorale LGBTQ+ ma in che senso?
La seconda iniziativa, promossa dall'Azione cattolica, dal Centro culturale San Rocco e la Tenda di Gionata e dal titolo Strade dell'amore, prevede tre incontri: L'omosessualità nella Bibbia; La scoperta dell'omosessualità nella famiglia; I cammini dei cristiani LGBT+ e dei loro genitori nelle nostre comunità cristiane.
Un paio di riflessioni. È errata la qualificazione cristiani o cattolici o pastorale LGBT o omosessuale, perché i due termini non possono stare insieme dato che l'omosessualità e la transessualità non hanno nulla di naturale e quindi contrastano con la volontà di Dio. Sarebbe sensato, ad esempio e solo per fare un'analogia, parlare di cristiani ladri o di pastorale furtiva?
Seconda riflessione: dopo Fiducia supplicans è ormai completamente tramontata l'idea di avere una pastorale che indichi come verità antropologica l'uscita dall'omosessualità. Le iniziative pastorali di questo tipo servono solo per rafforzare il proprio orientamento omosessuale o il proprio disturbo attinente alla sfera dell'identità sessuale, costringere i fedeli ad accettare ciò che per buon senso rifiuterebbero e permettere a persone omosessuali e transessuali di occupare sempre più ruoli all'interno della Chiesa.
(Gender Watch News, 14 marzo 2024)
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