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« Torna alla edizione
«Santoro sbaglia, nessun paese sa domare il caos come l’Italia».
«Nessuna nazione al mondo è in grado di attivare una macchina come quella dei soccorsi messa in moto in Abruzzo. Nessuna. E nessuno mi indigna più di Santoro che ha ridotto ciò che ci deve far camminare a testa alta in tutto il mondo all’ennesima storiella dai retroscena a tinte fosche».
Guardare in faccia il caos per l’italo-americano di origine abruzzese Robert Triozzi, ex comandante dei vigili del fuoco dell’Onu, oggi comandante del Programma di sviluppo dei vigili del fuoco (Frdp, l’ong che opera sotto l’egida dell’Onu raccogliendo i professionisti di 12 paesi) è da sempre una questione di poche parole e molto coraggio.
Il caos lo ha incontrato in 46 paesi dei 5 continenti, lo ha domato creando e addestrando corpi dei vigili del fuoco in 9 nazioni ed intervenendo in 5 paesi in guerra: Angola, Bosnia, Kosovo, Iraq e Libano. La notte del 6 aprile la scossa che preannunciava l’arrivo del caos fino in provincia di Roma, lo ha fatto alzare dal letto, lasciare a casa il grado di comandante e raggiungere l’Abruzzo, per dare supporto a una macchina che, da Trieste a Trapani ha riunito tra vigili del fuoco, volontari della protezione civile e forze armate 12 mila persone.
«Dodicimila che avevano bisogno di mangiare, lavarsi, dormire. L’uragano Katrina negli Usa da questo punto di vista è stato una sciagura nella sciagura: mancava il coordinamento di un corpo nazionale come il nostro ed era completamente assente il supporto logistico per sfollati e soccorritori. In Italia questo è stato possibile nel giro di poche ore.
Una macchina che funziona solo qui per diversi motivi. Innanzitutto perché in Italia la protezione civile dipende direttamente dal presidente del Consiglio dei ministri: ergo, non esistono burocrazia e ritardi. Questo ci ha permesso in situazioni drammatiche di essere la prima nazione operativa in loco.
Eravamo già nel Sud-Est asiatico quando ancora gli altri paesi organizzavano le spedizioni di aiuti alle vittime dello tsunami. Poi c’è la figura del prefetto, mentre altrove non esiste a livello locale un’autorità del governo centrale di riferimento.
L’Italia ha inoltre un’esperienza vasta in fatto di emergenze, terremoti, frane, vulcani. Un’esperienza che in Abruzzo si traduce in chilometri di magazzini, migliaia di tende, docce, cucine». Il cellulare di Triozzi nelle ultime ore ha raccolto centinaia di sms da 16 paesi, colleghi che dicono: «Se fosse accaduto qui saremmo ancora in mezzo a una strada».
Per questo Triozzi è un fiume in piena: «Santoro ha un approccio distruttivo basato su una lettura snobistica e sottostimata della realtà italiana e su un monopolio dello scandalo che il nostro paese non detiene. Parliamo di perfezione dei fabbricati giapponesi dimenticando che a Kobe, nel 1995, uno dei primi edifici a crollare fu la centrale dei vigili del fuoco. E che una denuncia sui difetti di costruzione delle Torri Gemelle fu depositata nel 1968 dal comandante dei pompieri di New York. L’Italia non è immune ai sismi, si sa che il Vesuvio esploderà, che parleremo di prevenzione ancora per molto tempo. Ma l’Italia è capace di risultati superiori a tutti. Lo dico avendo passato la vita presenziando a catastrofi naturali, tragedie di guerre e terrorismo. A guardare la realtà. Non a inventare polemiche sotto i riflettori mentre un orgoglioso popolo abruzzese si rimbocca le maniche e riprende in mano la sua vita»
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