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Chissà in che mondo vivono. Il dilemma irrisolto, dinnanzi alla nettissima vittoria di Donald Trump - rieletto Presidente degli Stati Uniti a furor di popolo (ha trionfato pure sul voto popolare, cosa che non aveva fatto neppure nel 2016) -, è sostanzialmente questo. Esiste difatti una nutrita schiera di giornalisti, influencer, esperti di cose americane ed opinionisti vari che per settimane, anzi in realtà per mesi, sulle elezioni degli Stati Uniti non ha fatto cronaca, semmai fantascienza. Come? Prima elogiando la candidata democratica, da subito presentata in odore di trionfo - Ricordate? «Kamala Harris già in vantaggio di due punti» (Corriere della Sera 24/7/2024) -, poi assicurando fin agli sgoccioli della campagna elettorale che non ci sarebbe stata partita, perché la vice di Biden «ha quattro punti di vantaggio su Trump» (IlSole24Ore, 3/11/2024).
Certo, prudenzialmente alcuni avevano anche parlato negli ultimi giorni di "testa a testa" tra i due candidati, vero. Ma era palese che lo facessero più per scaramanzia che per altro, dato che nella narrazione dominante, non solo negli States (anche nelle tv italiane, fino a ieri sera, era dura trovare mezzo simpatizzante repubblicano), queste elezioni avevano, da una parte, una candidata con qualche pecca ma comunque donna e progressista - quindi una candidata del Bene -, e, dall'altra, una sorta di mostro impresentabile. Chi avesse dei dubbi al riguardo, può controllare l'aria da funerale che tira nei talk show di queste ore, i cui studi ricordano per vivacità la casa della famiglia Addams: sguardi vitrei, volti pallidi, commenti a denti stretti, parole di preoccupazione perché «adesso chissà che succederà all'Europa». C'è insomma tutta la conferma che chi doveva fare informazione ha in realtà fatto altro, e cioè militanza.
La prova che le cose stiano così sta nel fatto che, a ben vedere, la vittoria di Donald Trump qualcuno l'aveva prevista eccome. Per esempio, l'istituto demoscopico AtlasIntel - lo stesso, guarda caso, che pure nel 2020 ci aveva azzeccato col massimo grado di accuratezza. Ma anche i mercati e gli scommettitori, in realtà, davano per probabile un ritorno alla Casa del Tycoon. Irrituale era parso pure il mancato endorsement dem di testate come il Washington Post e Los Angeles Times. Insomma, i segnali che il vento non fosse proprio pro Harris c'erano. Eppure, dicevamo, per mesi c'è stato raccontato ogni giorno un mondo che, semplicemente, non esiste. È il mondo insegnato nelle università «inclusive» e per i quale si battono le varie Taylor Swift Julia Roberts, Oprah Winfrey e Lady Gaga... Tutte signore professioniste nei loro ambiti, sia chiaro. Ma che forse hanno qualche problemino a capire la realtà.
Solo infatti chi staziona in un universo parallelo - a proposito del chissà in che mondo vivono - può stupirsi del fatto che alla maggioranza delle persone l'aborto libero fino al nono mese possa interessare più di un lavoro ben retribuito, o che gli asterisch* possano venir prima dei controlli sull'immigrazione, o che consentire agli uomini che "si sentono donne" di andare nei bagni delle donne sia prioritario rispetto al provare a fermare le guerre nel mondo. Da questo punto di vista, quanto avvenne nel 2016 - quando Hillary Clinton venne anche sconfitta pur essendo portata il palmo di mano dall'establishment -, avrebbe dovuto insegnare qualcosa. E invece i paladini del progressismo continuano a intonare le loro filastrocche; e i giornalisti espressione di quella parte (cioè il 90%) a fare gli espertoni che la sanno lunga.
Non c'è quindi da illudersi sul fatto che questa pur vasta vittoria di Donald Trump possa cambiare le cose. Però poi non stupiamoci se molti diffidano dell'informazione. Piantiamola cioè di cadere dalle nuvole, davanti al calo delle vendite dei giornali. Nel nostro piccolo, come Timone - fa testo il numero di ottobre della nostra rivista -, abbiamo sempre raccontato che il 5 novembre si sarebbero sfidate due diverse Americhe, senza però mai neppure immaginare che quella incarnata dal candidato repubblicano fosse brutta, sporca e cattiva, tutt'altro. Invece tantissimi altro lo hanno fatto, atteggiandosi pure a guru, e oggi dinnanzi a questa figuraccia epica - questa sì brutta, sporca e cattiva -, forse farebbero meglio a fare autocritica, questa sconosciuta, e a rendersi conto che la realtà non è come la raccontano. E non lo è mai stata.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Donald Trump torna alla Casa Bianca. Cronaca di una vittoria sorprendente" parla del trionfo di Trump che nessun sondaggio aveva previsto.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 novembre 2024:
Donald Trump sarà il 45mo presidente, per la 47ma presidenza. Per la prima volta dopo Grover Cleveland (dunque dal 1897) sarà un presidente che governerà in un secondo mandato non consecutivo. Il Grand Old Party repubblicano ha anche vinto la maggioranza in Senato e sta vincendo (lo spoglio continua) anche alla Camera. Quindi avremo, per i prossimi due anni, una Casa Bianca e un Congresso allineati al partito dell'elefantino. A livello locale, i Repubblicani confermano o conquistano 10 Stati contro 2. Si tratta, come indicano i risultati, di un trionfo elettorale, a tutti i livelli.
Poco dopo le 2 di notte (le 8 del mattino, in Italia), una volta raggiunta la maggioranza degli Elettori, sulla base dell'ultima proiezione, Donald Trump ha tenuto un discorso al Palm Beach Convention Center, Florida, per ringraziare tutti i suoi collaboratori e la moglie. E per anticipare quella che sarà la sua nuova presidenza. «Guardate cosa è successo! È una follia?» ha detto alla folla esultante dei suoi sostenitori. «Questa sarà veramente un'età d'oro per l'America. Questa è una vittoria magnifica che ci aiuterà anche a rendere ancora grande l'America». E sul suo più stretto alleato: «È nata una stella – ha detto a proposito di Elon Musk - Ḕ un uomo magnifico. Abbiamo passato due settimane a Philadelphia e attraverso la Pennsylvania, in campagna elettorale».
La vittoria del candidato repubblicano, su cui nessuno aveva scommesso, ha iniziato a materializzarsi attorno alle 5 del mattino (le 11 di sera, ora di Washington), benché i conteggi dei voti non siano ancora finiti adesso. Si è manifestata come un sentimento comune, una sensazione molto forte, condivisa dalle due campagne contrapposte: da una parte lo Stato Maggiore di Kamala Harris che lentamente si svuota, dall'altra la festa fra i Repubblicani.
E così, il politico dato per "morto" dopo l'assalto al Campidoglio, con due impeachment, quattro processi, una condanna di primo grado e due tentativi di attentato, è riuscito a vincere. E vincere alla grande, conquistando cinque dei sette Stati in bilico (in Nevada e Arizona il conteggio è ancora in corso), confermando una solida maggioranza negli Stati conservatori e contendendo quella negli Stati progressisti. Nel Minnesota, patria del candidato vicepresidente Tim Walz e feudo democratico da sempre, Trump perde di soli tre punti, 47% a 50%. Persino nell'Illinois (Chicago), la patria di Barack Obama, Trump ha ottenuto un dignitoso 45%.
Vengono cestinate le previsioni dei sondaggisti, a partire dal rilevamento, surreale, di Ann Selzer, che dava l'Iowa a Kamala Harris: uno Stato da sempre repubblicano, rurale, conservatore, preso come test per una vittoria plateale prevista della candidata di sinistra. La realtà ha spazzato via quella previsione "fuori dal coro": Donald Trump ha preso il suo prevedibile 56,2% nell'Iowa. I sondaggi davano la Harris in lieve vantaggio ovunque, ma in tutti gli Stati in bilico, a partire dalla North Carolina e dalla Georgia, poi anche in Pennsylvania e nel Wisconsin, Trump ha vinto con margini superiori di 2 punti. Se c'è una regola che viene confermata, ormai, almeno dal 2016, è che i sondaggi "non vedono" (o non vogliono vedere?) la maggioranza silenziosa che vota Repubblicano.
Trump è riuscito a creare una coalizione nuova. Secondo i dati degli exit polls (analisi più dettagliate e precise arriveranno in seguito) aumenta il voto dei giovani per lui così come quello dei latino-americani, degli afro-americani, mentre reggono i sobborghi abitati dai bianchi, terreno di proselitismo dei Democratici fra quelli che si ritenevano essere i Repubblicani delusi. Votano massicciamente per la prima volta anche gli Amish, gli ultra-puritani che rifiutano la tecnologia: sono anche loro gli artefici della vittoria di Trump nella Pennsylvania, lo Stato più strategico di queste elezioni.
Quando i nostri giornalisti, tagliando corto, sostengono che il tycoon sia sostenuto dalla "spazzatura" (la definizione è di Joe Biden) di estrema destra, non tengono conto di tutti questi nuovi elettori che per la prima volta votano a destra, o per la prima volta votano in assoluto. Trump è riuscito nella non facile impresa di far coesistere i "redneck" delle regioni rurali con un miliardario libertario quale Elon Musk, gli indignati del lockdown e delle politiche pandemiche (che si identificano con la sinistra di Robert Kennedy jr.) con la destra conservatrice e religiosa. A destra, negli Usa, è nata una coalizione inedita, tutta da studiare, che ridisegna la geografia politica, non solo quella americana. [...]
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