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La Conferenza episcopale italiana ha ufficialmente "sdoganato" il cosiddetto testamento biologico, chiamato anche living will. Lo ha fatto per voce del suo presidente, il Cardinale Angelo Bagnasco, che ha fra l’altro auspicato l’approvazione da parte del Parlamento italiano di "una legge sul fine vita che – questa l’attesa − riconoscendo valore legale a dichiarazioni inequivocabili, rese in forma certa ed esplicita, dia nello stesso tempo tutte le garanzie sulla presa in carico dell’ammalato, e sul rapporto fiduciario tra lo stesso e il medico, cui è riconosciuto il compito – fuori da gabbie burocratiche − di vagliare i singoli atti concreti e decidere in scienza e coscienza".
Si tratta di una svolta epocale, poiché in tutti questi anni la posizione della Chiesa cattolica sul Testamento biologico è stata sempre molto critica, sia nel merito dello strumento, e sia con riferimento all’abuso del mezzo, utilizzato per introdurre surrettiziamente nell’ordinamento giuridico l’eutanasia. Del resto, è noto che le Conferenze episcopali non sono una fonte magisteriale - che invece è competenza del Santo Padre e della Congregazione per la dottrina della fede – ma strutture territoriali organizzative con una valenza più pastorale e politica.
Si tenga presente che all’interno del dibattito bioetico e degli stessi manuali scritti da autori cattolici in questi anni, il giudizio negativo sul Testamento biologico è sempre stato ribadito, pur riconoscendo che in linea di principio le direttive anticipate potrebbero non essere illecite.
Verità e Vita condivide da sempre - su basi razionali e logico-giuridiche - questo giudizio negativo sul Testamento Biologico e quindi continuerà a proclamarsi contraria alla sua legalizzazione. Con l’ininterrotta Tradizione della Chiesa di Roma continuiamo a credere nel primato della retta coscienza e nella doverosità di seguirne il dettato, quando intorno a noi si assumano indicazioni che appaiano ingiuste o erronee. Come il Cardinal Henry Newman ripetiamo che "noi brindiamo al Papa, ma prima ancora alla nostra coscienza".
A questo comunicato stampa seguirà un altro documento in cui saranno ribaditi gli aspetti negativi del Testamento biologico.
Per ora ci limitiamo ad affermare – con rispetto ma anche con convinzione – che quello della Conferenza episcopale è un clamoroso autogol, dettato da motivazioni essenzialmente politiche.
I vescovi sembrano sostanzialmente ragionare così:
a. Esiste un vuoto normativo sulla materia.
b. La maggioranza presente ora in parlamento possa colmare questo vuoto facendo salvi certi principi, meglio di quanto potrebbe in un futuro con una diversa composizione di Camera e Senato.
c. Il testamento biologico è uno strumento moralmente neutro, che può essere "riempito" di contenuti positivi e accettabili.
Verità e vita non condivide questa analisi, perché:
a. Il valore legale delle direttive anticipate è "la linea del Piave" etico giuridico:
una volta varcata questa demarcazione, siamo già nel territorio dell’autodeterminazione e della disponibilità del bene della vita da parte del paziente. L’atto medico non è più legittimato dal "bene del paziente", ma dalla "volontà del paziente". Logica vuole che compiuto questo passo si giunga per progressione alla legittimazione dell’atto eutanasico;
b. Non esiste oggi un vuoto legislativo, ma un’azione ideologica di parte della Magistratura, che mira proprio a "costringere" il Parlamento a legiferare, e a legiferare in un certo modo;
c. Il dibattito parlamentare – condotto sul filo della logica compromissoria bipartisan ("si spera col concorso più ampio" scrivono testualmente i vescovi) - introdurrà certamente concessioni e scivolamenti al terreno eutanasico.
d. Ogni testamento biologico conduce all'eutanasia, introduce discriminazioni tra persone, porta a giudicare della qualità della vita e a valutare se la vita è degna o meno di essere vissuta.
e. Non si evita l'accanimento terapeutico con il testamento biologico: al contrario questo strumento rende il concetto di accanimento terapeutico del tutto soggettivo, slegato dalla condizione di malato terminale e permetterà ad altri di decidere se quel malato (l'anziano in stato di demenza senile, il giovane in stato vegetativo persistente e così via) è sottoposto a quello che essi ritengono essere accanimento terapeutico.
f. Le sciagurate sentenze che legittimano l'uccisione di innocenti come Eluana Englaro necessitano di una sola risposta dal Parlamento: è vietato uccidere, sia il paziente incosciente, sia il paziente consapevole.
g. Riconoscere valore alle dichiarazioni anticipate di trattamento che impongono la cessazione di cure non ridurrà affatto l'accanimento terapeutico, ma renderà lecito quello che fino a questo momento è illecito, l'omicidio del consenziente.
Anche in questa occasione, Verità e Vita ribadisce la sua linea, che coincide con la sua stessa ragion d’essere: sulla vita non si scende a patti con nessuno. Ci auguriamo che altri vogliano esprimere la propria contrarietà a passi che possono aprire voragini di morte.
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