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OMELIA PER LA XIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 2,1-14)
da Il settimanale di Padre Pio
 

Il Signore manda i suoi Discepoli a due a due davanti a sé per annunziare le Buona Novella, e li manda come agnelli in mezzo a lupi. Oggi più che mai è necessario questo annunzio evangelico e, oggi più che mai, il discepolo di Cristo è mandato come agnello in mezzo ai lupi. In questa opera evangelizzatrice, il discepolo di Cristo non deve contare sui sostegni umani, ma innanzitutto sulla grazia di Dio.
Inevitabilmente ci sarà chi rifiuterà il Vangelo e, di conseguenza, rifiuterà o addirittura perseguiterà colui che gli reca questo annunzio. Infatti, nel corso dei secoli, sono stati numerosi gli evangelizzatori che hanno coronato con il martirio la loro opera missionaria. Soprattutto un tempo, dire missionario voleva dire martire.
Gesù invita a pregare: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Lc 10,2). Oggi più che mai si sta realizzando questa situazione: vi sarebbe molto da lavorare nella vigna del Signore, ma pochi sono gli operai, ovvero le vocazioni. La situazione è preoccupante: vi sono paesi senza sacerdote, tanti conventi si svuotano e diventano magari alberghi o cose del genere. San Giovanni Maria Vianney diceva: «Lasciate un paese senza sacerdote per vent’anni e, alla fine, adoreranno le bestie!».
Cosa fare per suscitare vocazioni? Nel Santo Vangelo Gesù ci indica un’unica soluzione: «Pregate»! Non parla di riunioni, conferenze o gite organizzate per ragazzi, ma di preghiera. Con questo non si vogliono escludere le altre iniziative che, comunque, sono sempre belle e valide. Si vuole unicamente insegnare che, senza la preghiera, tutte le iniziative umane rimarranno infruttuose.
Cosa possiamo fare concretamente? Possiamo organizzare delle ore di Adorazione eucaristica per ottenere il dono delle vocazioni. Bisogna farsi avanti e manifestare ai propri sacerdoti la volontà e la disponibilità di assicurare la propria presenza durante queste ore di preghiera. Noi sacerdoti siamo contenti di vedere che c’è qualcuno che si vuole impegnare! Non bisogna aspettare di essere in tanti per iniziare: bastano poche anime generose. Sarà come un piccolo seme gettato nella terra. Se, nonostante tutti gli sforzi, non si riuscirà a organizzare niente, iniziamo da soli. In tal caso ci si metterà davanti al Tabernacolo e si chiederà a Gesù il dono di numerose e sante vocazioni.
Nella vita di un missionario, di nome Carlo Goldmann, si racconta un episodio molto bello. Fin da bambino c’era chi pregava per lui. Una suora, ispirata da Dio, pregava per quel piccolo bambino che da poco era rimasto orfano di madre. La suora chiedeva per lui al Signore il dono della vocazione e sperava vivamente, entro vent’anni, di poterlo vedere sacerdote. Ella pregava ogni giorno secondo questa intenzione e il bambino non sapeva nulla. Egli lo venne a sapere solo alla fine, quando stava diventando sacerdote. Crescendo, Carlo divenne un giovane allegro e spensierato che non pensava minimamente alla vocazione. Ma, ad un certo punto della sua esistenza, avvenne qualcosa di unico e irripetibile: avvertì con chiarezza che il Signore lo chiamava alla vita religiosa e sacerdotale. Rimane sempre un mistero la percezione di questa chiamata. È come una luce che irrompe improvvisamente nell’anima e, a quella luce, si comprende quello che deve essere il nostro cammino. Chi aveva acceso quella luce? Le preghiere perseveranti dell’umile suora che non aveva mai perso di vista quel ragazzo. Fu così che allo scadere dei vent’anni, dopo varie peripezie, infuriava infatti la Seconda Guerra Mondiale, Carlo divenne sacerdote francescano e di lì a pochi anni partì missionario per il Giappone.
Vogliamo accendere anche noi questa luce nei cuori di tanti giovani. Se pregheremo con umiltà e perseveranza otterremo il dono di tante vocazioni.

 
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 4 luglio 2010)