"I miei occhi hanno visto la perversione che si nasconde in quelle dark room. Finalmente l'opinione pubblica ha scoperto quello che da anni denuncio". Luca Di Tolve ricorda. Ricorda tutto, non serve evocare le Muse. Tutto è impresso nella sua memoria: l'odore nauseabondo dei corridoi dove si pratica il glory hole, quelle braccia infilate negli orifizi più intimi. E la droga: a fiumi, che scorre nei sotterranei della patina addolcita del mito Lgbt che mostra il suo volto presentabile per fare incetta di consenso e di soldi.
"Tanti soldi e tanto sesso, sono le due armi con le quali l'ideologia omosessualista conduce alla perdizione giovani fragili, inesperti, a cui nessuno spiega nulla dell'amore umano, del progetto di Dio, del dolore e della sofferenza. Entrano nei locali mostrando la tessera dell'associazione di appartenenza, che garantisce l'esclusività del club e vengono dotati di preservativi a vagonate. Poi per loro inizia la giostra infernale tra glory holes, labirinti e sling room, tra saune promiscue e sale massaggi dove l'obiettivo finale è quello di usarsi senza relazioni. Solo sesso. Solo disperazione".
Ex gay. Per le lobby gay e i media maistream Luca di Tolve è un rinnegato, è la pietra d'inciampo al loro progetto di presentare l'ideologia omosessualista come la realizzazione della felicità in terra. Invece Luca è un uomo, prima di tutto. Un uomo che ha sofferto, è sceso negli abissi del dolore ed è risalito guardando in faccia quel dolore che per tutti era soltanto normale. Ed è rinato scoprendo la gioia dell'amore e della paternità. Il suo libro "Ero gay. A Medjugorje ho trovato me stesso" (Citta Ideale) uscirà tra dieci giorni con l'ennesima ristampa. Con tante nuove verità sul mondo gay che lo teme perché ha squarciato un velo sul grande inganno dell'omosessualismo.
Luca, che sensazione ha provato in questi giorni dopo il servizio delle Iene?
Ero felice perché la verità su quei circoli privati l'ho vissuta, ho fatto parte dell'Arcigay e sapevo come venivano utilizzati. Non sono sorpreso di quello che è emerso. Sono stupito che siano state le Iene a farlo emergere, dato che mi hanno sempre attaccato facendomi apparire come un burattino. E questo mi fa sorgere alcuni dubbi.
Quali?
Che non sia stata certo una manovra per scardinare questo sistema Lgbt. La mia opinione è che ci sia una lotta intestina tra l'Arcigay e altre associazioni perché questi locali sono sempre stati affiliati all'Arcigay. Nel mio libro dimostravo che per accedere a questi "circoli culturali" fosse indispensabile entrare con la tessera dell'Arcigay con la scusa del sostegno alle discriminazioni etc. etc.
Tutti quindi avevano la tessera?
Certo. Era obbligatorio. Ed è così ancora. La gran parte dei circoli con dark room e altre perversioni richiede la tessera dell'Arcigay o di Anddos. Il punto è che cosa c'entri con questi circoli una realtà registrata come associazione di promozione sociale che prende tantissimi soldi pubblici per le sue attività, non solo attraverso l'Unar. Ma forse non è una domanda retorica. E' il cuore del problema.
Che cosa intende dire?
Che il sesso è il motore che fa muovere l'industria gay. Tutto è incentrato a fare sesso. L'attività di promozione sociale è solo una parvenza che si dà all'esterno. Che le lobby portano avanti con la solita tecnica dell'intimidazione. E' stato così anche quando il manuale diagnostico ha eliminato l'omosessualità come una malattia. Non è stata una decisione scientifica, ma una pressione di lobby che con l'intimidazione è riuscita a portare a casa il risultato.
Che cosa ricordi di quei luoghi?
La prima volta che vi entrai fu intorno al 1985. Avevo 15 anni. Da una parte di ballava il liscio, nell'altra c'era la discoteca di tendenza. Era un mondo colorato e fuori dagli schemi, molto cinematografico sembrava un carnevale perenne. C'erano le serate con Amanda Lear, ci sentivamo fuori dagli schemi, ma c'era un tendone dietro il quale si accedeva alla dark room. Si entrava e dentro si facevano quelle cose che abbiamo visto tutti. Il locale si chiamava One Way, credo esista ancora.
Anche sesso a pagamento?
Questo succedeva nelle saune. Ma anche in questo caso si trattava di circoli affiliati ad Arcigay.
Ci si chiede perché la Polizia non sia mai entrata?
In realtà ho letto di alcune retate, ma forse fanno meno notizia. Però è anche vero che secondo una logica libertaria il popolo deve scaricarsi, bisogna alleggerire l'impatto sociale, così su alcune cose si chiude un occhio.
In questi giorni si è scoperto che il "catalogo" è molto variegato.
Sì. Anche allora c'erano tanti tipi di locali. C'era quello dove potevi provare il glory hole, c'erano i locali "make it party" dove sei tutto nudo e gira droga a gogo. Andate a leggere le chat su gay.it. C'è chi racconta di essere stato drogato a sua insaputa.
Cioè droga libera senza consapevolezza?
Anche. Noi la chiamavamo "Ciao bambina", era una droga come il popper importata dai trans brasiliani che viene chiamata droga dello stupro, ti fa solo dire sì o no. E uno non si ricorda più niente. Io me la ricordo, mi trovai in una situazione simile e scappai.
La droga è una costante.
Sì. Ci sono i locali dove gira la cocaina e sono quelli cosiddetti fashion. E poi ci sono i locali cruising.
Cioè?
Locali dove si fa sesso a caso, con chi capita, dove c'è il labirinto. All'ingresso ti danno il preservativo, lo Scottex e via. Il mondo gay militante è fatto così, ma sarebbe sbagliato identificare così tutto il mondo omosessuale, che è fatto di dolore e di riservatezza. Questo dimostra che l'ideologia gay non punta al bene della persona. All'interno di questi circoli non nasce mai l'amicizia. Tutto è finalizzato al sesso, infatti la mia storia dimostra che quando ho iniziato il mio percorso di rinascita tutti mi hanno voltato le spalle. Non esiste la relazione umana. E noi vogliamo mandare queste persone che hanno così difficoltà di relazione a insegnare nelle scuole l'amore. Mai!
Che cosa vede nei corsi sulle teorie riparative che svolge con la sua associazione gruppo Lot? Le parlano di questi locali?
Certo. Arrivano ragazzi che hanno bisogno di aiuto, ma che viene negato. Ci raccontano delle umiliazioni subite e di come psicologi e le stesse associazioni come l'Arcigay li scoraggino perché noi per loro siamo odio, sanno che questa è verità ma non vogliono che venga detta. Ecco perché penso che i gay militanti siano i nuovi marxisti.
Che cosa dice a questi ragazzi?
Che bisogna riconoscere la verità. Tutti hanno il diritto di sapere come si comporta questa gente e da chi è fomentata. Ma la verità non la si riconosce neanche quando è sotto gli occhi di tutti. Basta andare al Mamamia di Viareggio, dove c'è una intera spiaggia dedicata ai gay. L'Arcigay fa i suoi comizi per indottrinare la gente e poi nel parco di fianco succede di tutto. Lo sanno tutti.
Se molti frequentatori stessero leggendo questa intervista, che cosa si sentirebbe di dire?
Che sono usati per fare soldi. Non siamo noi gli omofobi, perché l'amore umano non è questo. Quando loro hanno finito di amarsi non si completano come l'uomo e la donna, infatti sorgono liti, vendette.
Prima ha parlato della droga. Perché secondo lei serve?
Perché tutto è incentrato a creare una dipendenza. Ho lavorato nel settore del turismo gay, si noleggiano ancora le navi da crociera più grandi de mondo e salgono a bordo oltre 4000 persone. Tutto è incentrato a creare dipendenza, perché i gay sono fragili, vengono usati come macchine da spremere per fare soldi. E dico questo perché quando ero in Arcigay sentivo questi discorsi: il tesseramento serviva a fare numero. E fare numero significa fare soldi. E fare soldi significa condizionare la politica. Proprio quello che sta accadendo oggi.
Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo sottostante dal titolo "Una fetida e costosa dark room di Stato" parla del servizio delle Iene che ha causato le dimissioni del direttore dell'Unar Spano e il blocco dei finanziamenti da parte della Boschi. Ma il caso delle dark room nei circoli affiliati all'associazione Andoss svela il vaso di pandora dell'ipocrisia di Stato che finanzia con la scusa della discriminazione di gay e lesbiche un ingentissimo indotto dove circoli culturali mascherati si dedicano in realtà alla vita gay con dark room, promiscuità sessuale e saune di copertura. Un bel modo di usare i soldi pubblici che oggi è sotto gli occhi di tutti e che mostra lo squallore di un ufficio governativo che ha stanziato oltre 400mila euro per la causa omosessualista.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 febbraio 2017:
Lo Stato italiano sta pagando un'enorme dark room, dal Piemonte alla Sicilia passando per Roma e Milano, in cui il proibito del sesso gay diventa realtà, persino la prostituzione, lo scambismo e la promiscuità più sfrenata. Lo scoop delle Iene, che ha portato alla luce lo spettro della prostituzione gay e l'esistenza di circoli only gay affiliati ad un'associazione beneficiata da oltre 55mila euro dell'Unar, l'ufficio anti discriminazioni della Presidenza del Consiglio, ha mostrato una scomoda verità: con la scusa della battaglia contro la discriminazione degli omosessuali, per la quale l'Unar ha emesso un bando, si fanno vivere quei privé mascherati da circolo culturale per non pagare le tasse.
Ma il problema non è meramente economico. Ieri la vicenda andata in onda con tanto di telecamera nascosta sulle reti Mediaset ha coinvolto la politica, e non poteva essere altrimenti. Con il senatore di Idea Carlo Giovanardi che ha tuonato contro l'Unar pretendendo dal Governo spiegazioni su come i soldi dei contribuenti vengono elargiti a tutte quelle associazioni che con la scusa dell'antidiscriminazione verso i gay, in realtà si occupano di ben altro. Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni ha chiesto addirittura la chiusura dell'ufficio governativo, nato per combattere le discriminazioni razziali ma che negli anni ha preso via via una precisa connotazione omosessualista e gender oriented con la scusa della promozione culturale. M5S, Forza Italia e altri partiti hanno protestato. Ma anche i movimenti pro family di Gandolifni e pro life come Pro Vita. Così la Boschi ha sospeso in autotutela il finanziamento e Spano si è dimesso. Ma la vicenda, è chiaro, non può finire qui.
Secondo Giovanardi è il Sottosegretario Maria Elena Boschi a doversi presentare in Aula per spiegare come sia possibile che la Presidenza del Consiglio tramite l'Unar finanzi Circoli dove si "pratica la prostituzione e ogni tipo di aberrazioni sessuali" chiedendo "nel frattempo di bloccare i finanziamenti pubblici se non ancora erogati". Il riferimento è ai 55mila euro ottenuti a novembre da un'associazione di area, la Anddos, Associazione Nazionale contro le discriminazioni di orientamento sessuale. Anche perché l'Unar per legge dovrebbe occuparsi soltanto di discriminazioni razziali ed etniche, ma nel tempo ha iniziato anche a seguire il filone omo. E Anddos è beneficiaria di quei soldi erogati dall'Unar sulla base di specifici progetti presentati con la scusa dell'antidiscriminazione. Il servizio delle Iene invece mostra che in uno dei circoli affiliati alla Anddos si pratica la prostituzione gay. Ma andiamo con ordine.
Si tratta di un bando di oltre 900mila euro dell'Unar diviso per categorie. La prima si riferisce a progetti nel campo dell'accoglienza ai migranti per la prevenzione delle discriminazioni etnico-razziali, la seconda a progetti riservati ai rom e ad altre minoranze. Ma è con il terzo settore, quello classificato come C che l'Unar si apre al finanziamento a quelle realtà che promuovono l'omosessualismo in chiave di affermazione dei diritti Lgbt. All'Arcigay di Roma vanno 20.000 euro, alla lista Lesbiche Italiane 13.000 Euro, l'Arcigay nazionale 74.430, l'Lgbt Mit 75.000, il Cirses, finanziato pure dalla Regione Lazio, con altri 75.000, tutte associazioni collegate al mondo Lgbt. E nell'elenco compare anche la Anddos beneficiaria di 55mila euro. Con quale progetto? Questo sarà l'interpellanza apposita a chiarirlo con una richiesta di acceso agli atti.
Intanto si chiarisce qual è il nesso tra la Anddos e le dark room del sesso gay. Di fatto la Anddos funziona come "collettore", affiliando tutti quei locali per gay che hanno tutti una caratteristica comune: sono circoli culturali e vengono presentati spesso come saune. Sul portale di Anddos alla voce circoli si vede in primo piano due uomini nudi in sauna e la scritta accattivante e per nulla ambigua: "I circoli Anddos sono luoghi sicuri, pensati per il tuo benessere, dove potrai condividere esperienze, trovare accoglienza, manifestare appieno la tua sessualità ed essere pienamente te stesso". Che cosa ci sia di culturale in una "dark sauna" è presto detto. Manifestare appieno la sessualità è frase abbastanza esplicita per un sito del genere. Ci manca solo il cartello: "qui, sesso gay!".
Nel portale della Anddos compaiono, divisi per regione tutti i circoli del proibito. I quali in questo modo svolgono un'attività ludico-commerciale con la scusa dell'attività culturale. Per pagare meno tasse, certo. Ma anche perché, come detto dall'anonimo intervistato dalle Iene "qui le donne non entrano e neanche la Polizia e l'unica cultura e quella che si fa col cul...". Bisogna soltanto associarsi, cioè iscriversi all'Anddos, che è dunque l'unico lasciapassare per entrare nel club del proibito gay. Tutti circoli, presentati con nomi altisonanti e accattivanti, hanno l'obbligo di essere associati ad Anddos e così anche i loro fruitori. Insomma: gay e soprattutto iscritti ad Anddos. Ed è in uno di questi circoli sparsi in tutt'Italia che la Iena Filippo Roma è entrata constatando come al suo interno l'unica attività culturale sia quella del sesso, promiscuo o a pagamento. Pizzicando qua e là, dalla Liguria alla Campania infatti tutti i circoli vengono presentati in questi modi:
Iscriviti al nostro circolo per divertirti, rilassarti, conoscere altri ragazzi, in un luogo sicuro e privo di discriminazione di ogni genere. Il nostro circolo offre 800 mq di locale ricavato da una vecchia fabbrica situata nel semi interrato al centro della città, offre un ambiente molto soft illuminato con candele e luci soffuse che avvolgono chi la frequenta in un'atmosfera calda e accogliente. Ambienti con musica diffusa curata e scelta in modo minuzioso da un cultore del settore. 400 mq di labirinto molto curioso e una serie di cabine e dark sparse per la struttura, due sling room e... L'ingresso è riservato ai soci Anddos.
A che cosa servono i labirinti? Che cosa siano invece le dark, è presto detto. Trattasi di stanze buie dove all'insegna della promiscuità più perversa ci si incontra, si fa sesso e neanche ci si saluta. Mentre per quanto riguarda le sling room, rimandiamo alla prudenza del lettore dopo una semplice ricerca su Google. Così come, rivolgersi a internet, (qui siamo in un circolo del sud Italia) il "mega lettone glory hall", dove la pratica, oscena, è spesso frequentata. In sostanza: non è la Anddos che pratica la prostituzione, come si potrebbe pensare, ma la Anddos è l'etichetta sotto la quale si celano centinaia di piccoli club privati, che fanno business col sesso gay. Nel frattempo, mentre la Anddos "garantisce" ai club il timbro della antidiscriminazione, l'associazione presenta la sua faccia istituzionale come benemerita per la causa omo. Si tratta di un'associazione giovane, nata nel 2012 nata da una costola dell'Arcigay che con Arcigay è affiliata e collabora, ma che ha al suo attivo già una 70ina di circoli sparsi per l'Italia. In pratica chi ha la tessera di Anddoss può entrare nei circoli Arcigay e viceversa.
Ma Andoss è anche molto attiva sul fronte istituzionale e politico. Ne è prova la vicinanza tra la stessa Anddos e il direttore dell'Unar, quel Francesco Spano che nel servizio con le Iene nega di essere iscritto all'associazione beneficiata dal suo stesso ente, ma che alla domanda, se la svigna senza dare ulteriori spiegazioni. Ieri, dopo la messa in onda del servizio Spano non ha replicato, si è solo dimesso, ma se non si ha ancora la certezza che il funzionario non sia iscritto, di sicuro conosce questa realtà. Lo dimostra la foto scovata da Mario Adinolfi del Popolo della Famiglia, che per primo l'anno scorso aveva denunciato l'esistenza di dark room mascherate da centri massaggi. L'immagine raffigura lo stesso Spano con il presidente della Anddos nel corso dell'inaugurazione della nuova sede dell'associazione la scorsa primavera. Spano, si legge nell'articolo, aveva visitato i locali nella sua veste di direttore dell'Unar.
Ma i sospetti sull'ormai ex direttore non si fermano qui. Giovanardi ha chiesto al Governo con quali criteri sia stato scelto Spano alla guida dell'Ufficio. Anche perché non è dipendente pubblico, ma esterno alla Presidenza del Consiglio. Per quali credenziali Spano è stato scelto? Se lo chiedono in molti ora anche a giudicare dal suo curriculum. Avvocato presso il foro di Grosseto, Spano ha collezionato numerosi incarichi in ambito universitario come docente di Master alla Sapienza di Roma, responsabile del Dipartimento per le politiche per il dialogo interculturale, consulente dell'agenzia dell'Onu Unicri e coordinatore della consulta giovanile nazionale per il pluralismo religioso e culturale.
Ma è nell'ambito religioso che ha collezionato il maggior numero di incarichi: oltre ad essere stato direttore del centro culturale della sua Diocesi di Pitigliano e Orbetello, Spano si è occupato di corsi di liturgia e pastorale del matrimonio, di diritto ecclesiastico, di pastorale liturgica e libertà religiosa. Dal curriculum sembra provenire dal mondo cattolico. Eppure da direttore dell'Unar sostiene le tesi dell'omosessualismo. "Sembra di rivedere in fotocopia - è lo stesso sospetto di Giovanardi - la vicenda di Benedetto Zacchiroli chiamato recentemente a ricoprire l'incarico di responsabile dei rapporti con il mondo cattolico, notoriamente militante del circolo Gay il Cassero di Bologna" e che in una intervista a l'Espresso si è definito teologo gay.
Insomma: soldi, incarichi, prebende, diffusione di ideologie mascherate da diritti. Ce n'è abbastanza per una storiaccia tipica all'italiana. Senza dimenticare il ruolo svolto dall'Unar che sta acquisendo sempre più potere nella diffusione della gender theory e dell'omosessualismo, ma che in realtà, come ampiamente dimostrato dallo stesso Giovanardi e da Eugenia Roccella non avrebbe nessun titolo per occuparsi di diritti gay e cultura Lgbt. Se è un regolamento di conti all'interno del mondo gay o l'inizio di uno scandalo sarà il tempo a dirlo. Quel che è certo è che il Governo quest'anno ha dato almeno 400mila euro di finanziamento a realtà che, almeno nel caso di Anddos, mostrano tutta la loro ambiguità e nel caso di lista Lesbiche Italiane, che di soldi ne ha ricevuti 13mila, tra le altre cose si occupa anche di cruising, cioè fare agenzia di incontri tra le Saffo che frequentano il portale. Anche questa sarà cultura?