LA CINA SUPERA IL GIAPPONE COME POTENZA COMMERCIALE, MA HA UN TARLO CHE LA FARA' CROLLARE NEL GIRO DI POCHI DECENNI
La legge del figlio unico è un lento suicidio della popolazione che mina le fondamenta della crescita economica cinese (e uccide milioni di innocenti)
Autore: Bernardo Cervellera
La Cina dei trionfi economici, del Pil sempre in crescita, che ha battuto il Giappone come potenza commerciale, cela un terribile abisso. Dalla fine degli anni ’70, quando Deng Xiaoping ha lanciato le sue modernizzazioni, non si registrano soltanto i successi nell’agricoltura, nell’industria, nella tecnologia e nell’esercito: negli stessi anni è stata varata la legge del figlio unico che secondo i capi del Partito ha permesso allo sviluppo di fare passi da gigante, calcolando con precisione l’incremento della popolazione, le possibili spese per sanità, educazione, case... In tutti i congressi internazionali questa legge viene sbandierata come l’ennesimo 'successo' della Cina, che ha immobilizzato la crescita della popolazione, bloccando la nascita a 400 milioni di bambini. La legge 'del figlio unico', proibisce alle coppie di avere più di un figlio (ne possono avere 2 le famiglie contadine se la prima è femmina, oppure le minoranze etniche) e punisce con gravi sanzioni pecuniarie e discriminazioni sul lavoro chi viola il divieto. Grazie a un’organizzazione capillare che si basa sul controllo di oltre 80 milioni di impiegati, ad ogni provincia, città, villaggio viene fissata una quota annuale di nuove nascite. Per rispettare la quota i rappresentanti dell’Ufficio per la popolazione ricorrono ad aborti forzati (anche al nono mese), sterilizzazione delle donne e dei maschi, enormi multe fino a uno-due anni di salari annui per chi ha un secondo figlio. La storia della Cina contemporanea è piena di racconti terribili di bambini soffocati appena nati perché fuori della quota; di genitori torturati perché impossibilitati a pagare la multa; di rapimenti di donne per costringerle alla sterilizzazione. Il governo cinese si difende dicendo che ormai esso 'convince' a non avere più di un figlio con incentivi economici, e la legge non è più imposta con la forza. Ma le cronache smentiscono. Solo un mese fa AsiaNews ha pubblicato la notizia che una donna di 23 anni, Li Hongmei, è stata rapita e portata di forza all’ospedale per la sterilizzazione. La sua colpa è avere avuto una bambina fuori delle quote fissate. Secondo il China Daily, in Cina si praticano ogni anno ed è una stima per difetto almeno 13 milioni di aborti, tutti in funzione della contraccezione. Chai Ling, l’eroina di piazza Tiananmen, ora rifugiata negli Stati Uniti e divenuta cristiana, ha definito i frutti della legge del figlio unico «un massacro di Tiananmen » quotidiano. A questa va aggiunta una piaga conseguente: la preferenza per il figlio maschio soprattutto per i contadini che porta spesso i genitori a praticare l’aborto selettivo contro i feti femminili. L’Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che dagli anni ’80 almeno 20 milioni di donne sono scomparse dalla Cina, invertendo la proporzione fra maschi e femmine, tanto da far aprire un nuovo ramo di commercio: spose-bambine acquistate, donne rapite e vendute. Vi è perfino un traffico di donne dalla Corea del Nord, 'smerciate' in Cina per soddisfare i sogni matrimoniali e sessuali dei locali. Che la legge del figlio unico sia un lento suicidio della popolazione è ormai evidente a molti. Essa comincia a minare alle fondamenta la crescita economica cinese. Anzitutto la popolazione invecchia in modo molto veloce. Ma ci sono problemi anche per la manodopera, che in un Paese da 1 miliardo e 300 milioni di abitanti inizia a scarseggiare. Finora lo sviluppo cinese si è basato sulle fiumane di giovani provenienti dalle campagne, pronti a lavorare per pochi euro al mese. Ma ormai i giovani scarseggiano e le fabbriche fanno fatica a raccogliere operai. Ciò è sentito soprattutto nella 'cinta d’oro' della provincia del Guangdong (la più industrializzata) e nella ricca Shanghai. Proprio per questo i deputati di Canton e Shanghai continuano a chiedere di cambiare la legge, per permettere alle coppie di avere almeno due figli. Alcune voci ancora non confermate dicono che il governo voglia lanciare un progetto pilota in cinque province in cui togliere la legge e studiarne gli effetti. Finora però, a tutte le richieste di scienziati e demografi, Pechino ha sempre risposto esaltando il grande successo di aver evitato la nascita di 400 milioni di persone.
Fonte: Avvenire, 25 settembre 2010
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