BastaBugie n�27 del 02 maggio 2008

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DISCORSO DEL PAPA AI GIOVANI AMERICANI: SOLO LA VERITÀ RENDE LIBERI
Un regime infausto
Autore: Gino Oliosi

La verità non è una imposizione, semplicemente un insieme di regole ma incontro, scoperta di Uno che non ci tradisce mai; di Uno del quale possiamo sempre fidarci.
 
«C’è chi oggi asserisce che il rispetto della libertà del singolo renda ingiusto cercare la verità, compresa la verità su che cosa sia bene. In alcuni ambienti il parlare di verità viene considerato fonte di discussioni o di divisioni e quindi da riservarsi alla sfera privata. E al posto della verità - o meglio della sua assenza - si è diffusa l’idea che, dando valore indiscriminatamente a tutto, si assicura la libertà e si libera la coscienza. E’ ciò che chiamiamo relativismo. Ma che scopo ha una “libertà” che, ignorando la verità, insegue ciò che è falso o ingiusto? A quanti giovani è stata offerta una mano che, nel nome della libertà o dell’esperienza, li ha guidati all’assuefazione agli stupefacenti, alla confusione morale o intellettuale, alla violenza, alla perdita del rispetto per se stessi, anzi alla disperazione e così, tragicamente al suicidio? Cari amici, la verità non è un’imposizione. Né è semplicemente un insieme di regole. E’ la scoperta di Uno che non ci tradisce mai; di Uno del quale possiamo sempre fidarci. Nel cercare la verità arriviamo a vivere in base alla fede perché, in definitiva, la verità è una persona: (l’incontro con) Gesù Cristo. E’ questa la ragione per cui l’autentica libertà non è una scelta di “disimpegno da”. E’ una scelta di “impegno per”; niente di meno che uscire da se stessi e permettere di venire coinvolti nell’“essere per gli altri” di Cristo» (Spe salvi, 28) [Benedetto XVI, Incontro con i giovani e con i seminaristi, 19 aprile 2008].

Nella penultima giornata del viaggio apostolico negli Stati Uniti c’è stato l’incontro, espressamente voluto da Benedetto XVI, con i seminaristi e i giovani per condividere con loro qualche pensiero sull’essere discepoli di Gesù Cristo, certi che la nostra vita diventa un viaggio di speranza come lo fu per sei figure di santi, beati e venerabili che “hanno risposto alla chiamata di Dio ad una vita di carità” nei quartieri e nelle vie di New York. Sei “straordinari tragitti di speranza” che il Papa ha indicato quali esempi per le nuove generazioni, dicendosi “colpito” dalla loro eterogeneità: poveri e ricchi, laici e consacrati, la figlia di un guerriero indiano, uno schiavo haitiano. In totale comunione con la Chiesa erano come quella donna inerme descritta dall’Apocalisse di fronte al Maligno che agiva di fronte, al tempo dell’evangelista Giovanni, attraverso il potere anticristiano degli imperatori romani, da Nerone fino a Domiziano. Era un potere fortissimo, con una manifestazione impressionante ed inquietante del potere senza grazia, senza amore, dell’egoismo assoluto, del terrore, della violenza. E tuttavia, a cominciare da Maria, gli innamorati di Cristo fino al martirio cioè la Chiesa, alla fine ha vinto, ha vinto la donna inerme, ha vinto non l’egoismo, non l’odio; ha vinto l’amore di Dio e l’impero romano si è aperto alla fede cristiana.

Il Maligno attraverso le dittature anticristiane di tutti i periodi.
Il Maligno non ha agito solo attraverso il potere anticristiano dei persecutori romani della Chiesa di quel tempo, ma attraverso le dittature anticristiane di tutti periodi. Il Papa si è rifatto alla dittatura del nazismo: “I miei anni da teenager sono stati rovinati da un regime infausto che pensava di possedere tutte le risposte; il suo influsso crebbe - penetrando nelle scuole e negli organismi civili come anche nella politica e addirittura nella religione - prima di essere pienamente riconosciuto per quel mostro che era. Esso mise Dio al bando, e così diventò inaccessibile tutto ciò che era vero e buono. Molti dei vostri genitori e nonni vi avranno raccontato l’orrore della distruzione che seguì. Alcuni di loro, infatti, vennero in America proprio per sfuggire a tale terrore. Ringraziamo Dio, perché oggi molti della vostra generazione sono in grado di godere le libertà che sono emerse grazie alla diffusione della democrazia e del rispetto dei diritti umani. Ringraziamo Dio per tutti coloro che si battono per assicurare che voi possiate crescere in un ambiente che coltiva ciò che è bello, buono e vero: i vostri genitori e nonni, i vostri insegnanti e sacerdoti, quelle autorità civili che cercano ciò che è retto e giusto”.
Ma anche oggi occorre pregare ogni giorno il Padre come ci ha insegnato Gesù: non abbandonarci alla tentazione, liberaci dal Male - Maligno. “Il potere distruttivo, tuttavia, rimane. Sostenere il contrario significherebbe ingannare se stessi. Ma esso non trionferà mai: è stato sconfitto. E’ questa l’essenza della speranza che ci distingue come cristiani; la Chiesa lo ricorda in modo molto drammatico durante il Triduo pasquale e lo celebra con grande gioia nel Tempo Pasquale! Colui che ci indica la via oltre la morte è Colui che ci indica come superare distruzione e angoscia: è quindi Gesù il vero maestro di vita (Spe salvi,6). La sua morte e risurrezione significa che possiamo dire al Padre celeste: “Tu hai rinnovato il mondo” (Venerdì Santo, Preghiera dopo la comunione). E così, appena qualche settimana fa, durante la bellissima liturgia della Veglia Pasquale non era per disperazione o angoscia, ma con una fiducia piena di speranza, che abbiamo gridato a Dio in favore del nostro mondo: disperdi le tenebre del cuore! (Preghiera durante l’accensione del cero pasquale). Ma che cosa possono essere queste tenebre? Cosa succede quando le persone soprattutto le più vulnerabili, incontrano il pugno chiuso della repressione o della manipolazione invece della mano tesa della speranza?”
Anche oggi il Male - Maligno, come da Nerone e Domiziano, come attraverso le dittature del nazismo e di Stalin, e oggi nei modi del secolarismo e del materialismo tentano di far credere che è assurdo pensare a Dio, è assurdo osservare i comandamenti di Dio; è cosa del tempo passato. Le tenebre accadono quando i sogni e i desideri che i giovani perseguono possono essere facilmente frantumati e distrutti e sono quelli colpiti dall’abuso della droga e degli stupefacenti, dalla mancanza di una casa e dalla povertà, dal razzismo, dalla violenza e dalla degradazione - particolarmente ragazze e donne. Le cause di tali situazioni problematiche sono complesse e tutte hanno in comune un atteggiamento mentale avvelenato che si manifesta nel trattare le persone come meri oggetti: vale soltanto vivere la vita per sé; prendere in questo breve momento della vita quanto ci è possibile prendere; vale solo il consumo, l’egoismo, il divertimento perché questa è la vita e così dobbiamo vivere. Sembra assurdo, impossibile opporsi a questa mentalità dominante, con tutta la sua forza mediatica, propagandistica. Sembra divenuto impossibile oggi pensare a un Dio che ha creato e crea ogni uomo e che si è fatto bambino, morto e risorto e che con il dono del Suo Spirito è il vero dominatore del mondo.
E qui si affaccia la seconda zona di tenebre - quelle che colpiscono lo spirito - rimane spesso non avvertita, e per questa ragione è particolarmente funesta. La manipolazione della verità distorce la nostra percezione della realtà e intorbida la nostra immaginazione e le nostre aspirazioni.

La libertà è un valore delicato e spesso la si rivendica senza mai fare riferimento alla verità di ogni persona umana.
A questo punto il Papa affronta il tema della libertà in un paese che gode di tante libertà, che si vanta di essere la nazione dove si gode libertà, nel bene e nel male, più di qualunque altra nel mondo. Ma la libertà è un valore delicato e spesso la si rivendica senza mai fare riferimento alla verità di ogni persona umana nel proprio e altrui essere dono del Donatore divino, con i suoi diritti originari da riconoscere, non da dare. C’è chi oggi asserisce che il rispetto della libertà del singolo renda ingiusto cercare la verità, compresa la verità su che cosa sia bene. In alcuni ambienti il parlare di verità viene considerato fonte di discussioni o di divisioni e quindi da riservarsi piuttosto alla sfera privata. E al posto della verità - o meglio, della sua assenza - si è diffusa l’idea che, dando valore indiscriminatamente a tutto, si assicura la libertà e si libera la coscienza. E’ ciò che chiamiamo relativismo, dittatura diabolica del relativismo. Ma che scopo ha una “libertà” che, ignorando la verità, insegue ciò che è falso o ingiusto? A quanti giovani è stata offerta una mano che, nel nome della libertà e della esperienza, li ha guidati all’assuefazione agli stupefacenti, alla confusione morale o intellettuale, alla violenza, alla perdita del rispetto per se stessi, anzi alla disperazione e così tragicamente, al suicidio?
Ma è diabolico, malefico far credere che la verità è un’imposizione, un insieme di regole, che il rapporto con Dio è un rapporto costretto e quindi senza amore. Mentre la libertà accade proprio con la scoperta, con l’incontro con Uno che non ci tradisce mai, senza costringerci; con Uno del quale possiamo fidarci, che ci dona una speranza affidabile in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso che può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta di cui noi possiamo essere sicuri e così grande da giustificare la fatica del cammino. E’ Dio ad aver posto in ogni cuore umano il desiderio immanente di cercare la verità e arriviamo a vivere con fiducia, con speranza, con amore, senza soccombere alla tentazione e ai malefici di Satana e dei suoi strumenti quando incontriamo la verità che è la Persona viva, attuale di Gesù Cristo, crocifisso e risorto. L’incontro avviene dove Egli, con il dono del Suo Spirito, è amato e dove il suo amore ci raggiunge con la scelta di “impegni per” per uscire da se stessi e permettere di venire coinvolti nell’“essere per gli altri” di Cristo (Spe salvi, 28).

Come possiamo, da credenti, aiutare gli altri in un percorso di comunione e liberazione che porta al pieno appagamento e alla felicità duratura?
Occorre sempre rifarsi a chi è riuscito, ai santi e il nocciolo si trova nella loro fede, nella nostra fede con questi contenuti. L’incarnazione, la nascita di Gesù ci dice che Dio, di fatto, si è unito in qualche modo con ogni uomo inquieto finché non lo trova e cerca un posto fra noi per incontrarci, per rivelarci chi siamo, da dove veniamo e dove siamo destinati cioè la verità e la vita, indicando se stesso, Dio in un volto umano, come unica via. E’ il percorso dei santi, è la magnifica visione della speranza - la luce di Cristo che invita, per rafforzare la propria fede, a donarla cioè ad essere stelle - guida per gli altri, camminando sulla via di Cristo che è via di perdono, di riconciliazione, di umiltà, di gioia e di pace. Ma ogni percorso è accidentato perché a volte siamo tentati di chiuderci in noi stessi, di dubitare della forza, dello splendore di Cristo perché la sua presenza, come quella di Dio, non è mai spettacolare e quindi siamo tentati di gonfiare le piccole speranze del cammino limitando l’orizzonte della grande speranza. “Prendete coraggio! - ha testimoniato un Papa che ha compiuto 81 anni e a tre anni dalla elezione - Fissate lo sguardo sui nostri santi! La diversità delle loro esperienze della presenza di Dio ci suggerisce di scoprire nuovamente la larghezza e la profondità del cristianesimo. Lasciate che la vostra fantasia spazi liberamente lungo l’espansione illimitata degli orizzonti del discepolato cristiano. A volte siamo considerati persone che parlano solo di proibizioni. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità! Un autentico discepolato cristiano è caratterizzato dal senso dello stupore. Stiamo davanti a quel Dio che conosciamo e amiamo, davanti alla vastità della sua creazione e alla bellezza della nostra fede cristiana”.


I Santi ci indicano quattro aspetti essenziali di ogni percorso umano: preghiera personale e silenzio, preghiera liturgica, carità praticata e vocazioni

Preghiera personale
“La cosa più importante è saper sviluppare un rapporto personale con Dio e questo rapportasi si esprime nella preghiera. Dio, in virtù della propria natura tripersonale, parla, ascolta e risponde. San Paolo, infatti, ci ricorda che possiamo e dobbiamo ‘pregare incessantemente’ (1 Ts 5,17). Lungi dal piegarci su noi stessi o dal sottrarci dagli alti e bassi della vita, per mezzo della preghiera ci rivolgiamo a Dio e, attraverso di Lui, ci volgiamo gli uni agli altri, includendo gli emarginati e quanti seguono vie diverse da quelle di Dio (Spe salvi, 33). Come i Santi ci documentano in modo così vivace, la preghiera diventa speranza in atto. Cristo era il loro compagno costante, col quale conversavano ad ogni passo del loro cammino a servizio degli altri. C’è un altro aspetto della preghiera che dobbiamo ricordare: la contemplazione nel silenzio. San Giovanni, ad esempio, ci dice che per cogliere la rivelazione di Dio bisogna prima ascoltare e poi rispondere annunciando ciò che abbiamo udito e visto (1 Gv 1, 2-3; Dei Verbum 1).” Abbiamo - si chiede il Papa - forse perso qualcosa dell’arte dell’ascoltare? Lasciate qualche spazio per sentire il sussurrio di Dio che vi chiama a procedere verso la bontà? Amici, non abbiate paura del silenzio e della quiete, ascoltate Dio, adoratelo nell’Eucaristia! Lasciate che la sua parola plasmi il vostro cammino come sviluppo della santità”.

Preghiera liturgica
Nella liturgia troviamo l’intera Chiesa in preghiera e respiriamo l’io - comunità costitutivo di ogni persona. La parola “liturgia” significa la partecipazione del Popolo di Dio all’“opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo che è la Chiesa” (Scarosanctum Concilium 7). In che cosa consiste questa opera? Prima di tutto si riferisce alla Passione di Cristo, alla sua morte e risurrezione e alla sua ascensione - ciò che chiamiamo “Mistero pasquale”. Si riferisce anche alla celebrazione stessa della liturgia. I due significati, infatti, sono inseparabilmente connessi, perché questa “opera di Gesù” è il vero contenuto della liturgia. Mediante la liturgia, l’“opera di Gesù” viene continuamente messa in contatto con la storia: con la nostra vita per plasmarla. Qui capiamo un’ulteriore idea della grandezza della nostra fede cristiana. “Ogni volta che vi radunate per la Santa Messa - con che calore il Papa lo ha detto -, quando andate a confessarvi, ogni volta che celebrate uno dei Sacramenti, Gesù è all’opera. Attraverso lo Spirito Santo vi attira verso di sé, dentro il suo amore sacrificale per il Padre, che diventa amore per tutti. Vediamo così che la liturgia della Chiesa è un ministero di speranza per l’umanità. La vostra partecipazione piena di fede è una speranza attiva che aiuta a tenere il mondo - santi come peccatori - aperto a Dio; è questa la vera speranza umana che noi offriamo a ciascuno” (Spe salvi, 34).

La carità praticata
La preghiera personale, i tempi di contemplazione silenziosa e la partecipazione alla liturgia della Chiesa porta più vicini a Dio e prepara a servire gli altri. I santi mostrano che la vita di fede e di speranza è anche una vita di carità. Contemplando Gesù sulla croce, vediamo l’amore nella sua forma più radicale cioè la sua altezza (riportare ogni uomo ad essere in Cristo, figlio nel Figlio), la larghezza (non esclude nessuno), la lunghezza (è perseverante e nessuna difficoltà lo vince), la profondità (condivide fino in fondo le miserie di ogni uomo). Possiamo cominciare ad immaginare la via dell’amore sulla quale dobbiamo muoverci (Deus caritas est, 12). Le occasioni per fare questo cammino sono abbondanti. “Guardatevi attorno con gli occhi di Cristo - ha detto il Papa ai seminaristi e ai giovani -, ascoltate con i suoi orecchi, intuite e pensate col suo cuore e il suo spirito. Siete pronti a dare tutto per la verità e la giustizia? Molti degli esempi di sofferenza ai quali i nostri santi hanno risposto con compassione, si trovano tuttora qui in questa città e dintorni. E sono emerse nuove ingiustizie: alcune sono complesse e derivano dallo sfruttamento del cuore e dalla manipolazione dello spirito; anche il nostro comune ambiente di vita, la terra stessa geme sotto il peso dell’avidità consumistica e lo sfruttamento irresponsabile. Dobbiamo ascoltare nel profondo. Dobbiamo rispondere con un’azione sociale rinnovata che nasca dall’amore universale che non conosce limiti. In questo modo siamo sicuri che le nostre opere di misericordia e giustizia diventano speranza in atto per gli altri”.

Vocazioni
“Amici - così ha concluso il papa rivolgendosi a ciascuno -, vi domando di nuovo, cosa dire del momento presente? Che cosa state cercando? Che cosa Dio suggerisce a voi? La speranza che mai delude è Gesù Cristo. I santi ci mostrano l’amore disinteressato del suo cammino. Come discepoli di Cristo, i loro tragitti straordinari si svilupparono all’interno di quella comunità della speranza che è la Chiesa. E’ dall’interno della Chiesa, nella relazione io - comunità che anche voi troverete il coraggio ed il sostegno per il rapporto verginale o coniugale uomo - donna, pure costitutivo di ogni persona. Nutriti dalla preghiera personale, preparati nel silenzio, plasmati dalla liturgia della Chiesa, sostenuti dalla carità pratica, scoprirete la vocazione particolare che il Signore riserva per voi. Abbracciatela con gioia. Oggi i discepoli di Cristo siete voi. Mostrate al mondo la ragione della speranza che è in voi. Parlate con gli altri della verità che vi rende liberi”.

Trovi l'intero discorso del papa ai giovani americani su http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2008/april/documents/hf_ben-xvi_spe_20080419_st-joseph-seminary_it.html

Fonte: fonte non disponibile, 20 aprile 2008

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