L'ULTIMO FILM DI HARRY POTTER E' POCO ADATTO AI RAGAZZI
''I doni della morte'' con le sue atmosfere cupe e le sue scene di violenza fa rimpiangere l'innocente maghetto degli esordi
Autore: Annarita Petrino
Il sapore di un libro si percepisce sin dalle prime righe. In quelli di Harry Potter, pur non essendoci un incipit vecchio stile, c’è tutta la valenza delle favole più belle. La sensazione che ha il lettore è quella di essere preso per mano, di diventare parte della storia e di vivere le avventure del piccolo mago che, nel primo dei sette libri da cui sono stati tratti gli omonimi film, aveva circa 11 anni. Chi, leggendo il libro o guardando il film, non si è affezionato al piccolo Harry, rimasto orfano quando era solo un neonato? Quale tra i giovani spettatori e lettori delle sue prime avventure non ha desiderato seguire anche solo una lezione o fare un giro nei corridoi di Hogwarts dove “alle scale piace cambiare”, i quadri sono animati, i corridoi pieni di fantasmi e gli insegnanti dei potentissimi maghi? Da quelle emozioni regalate dalle primissime pagine e dai primissimi istanti dei libri e dei film su Harry Potter sono passati circa dieci anni. Viene da chiedersi quanti tra i giovanissimi che sono andati a vedere l’ultimo film "I doni della morte" o il penultimo "Il principe mezzosangue", abbiano anche avuto modo di vedere il primo, La pietra filosofale, o La camera dei segreti. Quanti di loro conoscono il maghetto undicenne e occhialuto che si aggirava tra i corridoi di Hogwarts, chiuso nella sua timidezza e covando nel cuore il dolore per non aver mai conosciuto i suoi genitori, se non attraverso le foto animate o i racconti che girano nel suo mondo di maghi? Oppure quanti dei primi spettatori e lettori riescono ad associare il ragazzo spavaldo e il mago temerario di oggi con il bambino che respirava un’atmosfera familiare solo quando non era a casa dei suoi zii e che si faceva prendere in giro da questi ultimi e dall’odioso cugino? Quanti ragazzi sono effettivamente cresciuti insieme ad Harry? E quanti piuttosto vanno a vedere il nuovo film semplicemente perché loro o i genitori ne hanno sentito parlare di lui come di un film per ragazzi? "Mi ricordo benissimo dei miei undici anni: a quell’età si è del tutto impotenti. Ma i bambini hanno un mondo segreto che per gli adulti sarà sempre impenetrabile": così affermava J.K. Rowling all’epoca dell’uscita del primo libro di Harry Potter. Ma che cosa succede quando questo mondo segreto diventa un mondo più adulto che infantile, ovvero più comprensibile agli adulti che ai bambini? Che accade se le categorie di questo mondo segreto, che per il bambino dovrebbero essere categorie fantastiche e immaginifiche, diventano piuttosto oscure e ombratili come spesso è il mondo degli adulti? È quanto accade nell’ultimo film di Harry Potter e, dunque, nell’ultimo libro. Qualcosa è cambiato: le atmosfere non sono più le stesse da un pezzo, forse già dal terzo libro Il prigioniero di Hazkaban, dove gli scenari oscuri predominavano su quelli solari. Mano a mano che Harry cresce, entra sempre più a contatto con un mondo sinistro e violento, che è quello del suo nemico il cui nome nessuno pronuncia, il potente mago che ha ucciso i suoi genitori. Ci sono tradimenti, fughe, resistenze da organizzare, ma anche tanta violenza, il più delle volte gratuita. I toni non sono più quelli di un film o di un libro per ragazzi, ma divengono forzatamente tali. I cattivi torturano e uccidono davanti agli occhi degli spettatori, a un certo punto si assiste a un vero e proprio eccidio di maghi e babbani (esseri umani) con bollettini di guerra, che sembrano macabre imitazioni di quelli dati dalle radio durante la seconda guerra mondiale. Si sta scatenando un nuovo tipo di odio razziale, quello dei maghi di una certa casta verso i comuni esseri umani. L’odio razziale nella storia dell’umanità ha prodotto i più orrendi crimini: perché proporlo in un film per ragazzi? Come può l’odio razziale far parte di quel mondo segreto che appartiene solo ai bambini, quando essi, per loro stessa natura, non fanno alcuna distinzione di sesso, colore della pelle, religione o estrazione sociale? Queste ultime sono categorie "adulte" e fanno dell’ultimo Harry Potter un libro e un film per adulti. E se si pensava che in questo modo l’odio razziale potesse venire in qualche modo esorcizzato, che i giovani spettatori ne potessero avere una visione negativa e che dunque risultasse come qualcosa da evitare, forse l’argomento non è stato trattato con la dovuta delicatezza, necessaria quando ci si rivolge ad un pubblico giovane. I maghi cattivi e boriosi, che si credono superiori agli esseri umani sono belli, vestono bene, sono potenti, sanno fare magie spettacolari, sono famosi… mentre i babbani sono solo comuni mortali. A quale delle due categorie un pubblico giovane e suscettibile desidererebbe appartenere? C’era una volta Harry Potter, o semplicemente Harry, ma ora non c’è più. Lo ricordiamo con affetto, mentre ci conduce alla scoperta della scuola di magia più magica che ci sia!
Fonte: L'Ottimista, 22 Dicembre 2010
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