BastaBugie n�204 del 05 agosto 2011 | |
OTTANT'ANNI FA MUSSOLINI CHIUSE L'AZIONE CATTOLICA: AD APPENA DUE ANNI DAL CONCORDATO, IL DUCE INIZIO' LA PERSECUZIONE DELLA CHIESA Con l'enciclica ''Non abbiamo bisogno'', in italiano e non in latino, Pio XI chiarì che sulla questione educativa la Chiesa non poteva accettare la statolatria pagana imposta dal regime fascista Autore: Antonio Airò 27 maggio. Vado in udienza dal Papa... Riferii i tormenti, le persecuzioni cui erano costretti i nostri giovani. Sì – mi rispose – Il momento è delicato. Ma non vi è niente di temibile che avvalori le sue supposizioni. Il Nunzio è stato di recente ricevuto dal governo ed ha avuto assicurazioni». Mentre Angelo Raffaele Jervolino, presidente dei giovani cattolici, veniva così autorevolmente confortato da Pio XI, i prefetti di tutt'Italia il 26 maggio 1931 avevano ricevuto disposizioni dal ministro dell'Interno (lo stesso Mussolini) di procedere allo «scioglimento di tutte le associazioni giovanili non dipendenti direttamente dal Partito Nazionale Fascista e dall'Opera Nazionale Balilla». Le sedi dei circoli venivano così sigillate; sequestrati i beni e i documenti, con particolare interesse per l'elenco degli iscritti. Il 3 giugno un dispaccio dell'agenzia Stefani informava che l'ordine di scioglimento era stato eseguito «senza il minimo incidente». Nello stesso giorno un comunicato del Pnf proclamava «di non tollerare che sotto qualsiasi bandiera, vecchia o nuova, l'antifascismo superstite trovi rifugio e protezione». Il regime dava una motivazione «politica » al provvedimento, denunciando la presenza nelle organizzazioni cattoliche di ex esponenti del Partito Popolare. Ma il partito fascista non aveva messo in conto la reazione immediata di Pio XI. A i salesiani e agli scolopi venuti il 30 e 31 maggio per fargli gli auguri di compleanno dichiarava: «Si può domandarci la vita, ma non il silenzio quando si fa scempio di quello che forma la predilezione vivissima del nostro cuore... Scempio, diciamo, perché preparato prima da una campagna di stampa a base di invenzioni, di irriverenze, di calunnie, poi da una campagna di piazza e di strada fatta di indecenze, di sopraffazioni, di violenze, non rare volte cruenti, bene spesso di molti contro pochi e sempre inermi figli nostri e figlie ancora». Il 1° giugno Pio XI convocava i cardinali presenti a Roma e L'Osservatore Romano informava che sarebbe stato sospeso a Roma il congresso eucaristico e proibite in tutte le parrocchie le processioni del Corpus Domini. Infine i dirigenti delle associazioni cattoliche (a cominciare da Jervolino) venivano ospitati, per maggiore loro sicurezza, in Vaticano. La bufera non era ancora finita. Il 22 giugno il Papa parlava ad allievi e professori del collegio di Propaganda Fide: «Un discorso violentissimo, nel quale è successo l'irreparabile», lo definiva l'ambasciatore Cesare Maria De Vecchi . Alla fine del mese – ci rifacciamo ancora alla relazione di Jervolino – «Pio XI per tre giorni rimase chiuso nella sua biblioteca e scrisse di suo pugno interamente, in italiano e non in latino, la lettera enciclica Non abbiamo bisogno». Il quotidiano della Santa Sede l'avrebbe pubblicata il 5 luglio, quando ormai il testo era conosciuto (e ripreso dalla stampa internazionale) perché fatto pervenire direttamente ai Nunzi dei diversi Paesi; Montini in persona l'avrebbe portato a Monaco e a Berna. A due anni dalla Conciliazione, il clima d'intesa tra Santa Sede e regime rischiava di saltare. Il Concordato aveva salvaguardato l'autonomia delle organizzazioni cattoliche (purché non uscissero dalle sacrestie) ma ben presto, dietro i soprusi fascisti, era emersa l'inconciliabilità di fondo sulla «questione educativa» che la Chiesa non poteva accettare fosse gestita da un regime la cui ideologia «si risolveva in una vera statolatria pagana». L'enciclica, nel confutare tutte le «ingiuste» accuse mosse contro i giovani cattolici, non metteva in discussione le intese raggiunte né condannava il partito e il regime come tali, soffermandosi invece su quanto era incompatibile con la dottrina della Chiesa. |
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