LA LOVE PARADE A DUISBURG
Ecco come 21 ragazzi hanno trovato la morte del corpo ed altre migliaia di giovani e meno giovani la morte dell'anima
Autore: Nerella Buggio
Alla Love Parade, la più grande manifestazione di musica techno del mondo, sono morti 21 ragazzi schiacciati nella calca. Una morte atroce per un motivo banale. La prima edizione si tenne a Berlino nel 1989, poco prima della caduta del muro, vi parteciparono solo alcune centinaia di persone, da allora il numero di partecipanti ha continuato ad aumentare fino ad arrivare quest’anno a oltre un milione di persone a detta degli organizzatori. Cosa ha portato così tanta gente a un evento del genere? Cerco notizie in rete. Una giornalista parla di Sodoma e Gomorra, di gente che vomitava ai lati della strada, decibel oltre ogni limite, folla esponenziale, carri allegorici con musica dance elettronica in ogni declinazione, nudismo, alcool e sostanze stupefacenti, ma altri raccontano di una sfilata di carri fantastica, di festival dell’eccentrico e dell’eccessivo. Guardo scampoli di video, e vedo quei ragazzi sfilare accanto ai carri allegorici per le strade della città, con ali d’angelo, parrucche colorate, mezzi nudi o con tute bianche stile RIS, uomini con perizoma tigrati e ragazze in topless, altri che sembrano scout in gita fuoriporta, facce giovani e abbronzate, persone sorridenti che ballano, fotografano, ridono, alcuni a dire il vero non son nemmeno giovani, forse stanno rincorrendo la giovinezza camminando all’indietro, persone che si agitano come possedute dallo spirito del male mentre una musica assordante si ripete ossessiva. Mi son sembrati cuori soli in mezzo alla folla. Cosa ha attratto così tanta umanità in una stazione dismessa? Leggo i commenti dei blog e scopro che c’erano a quel raduno e a quello di anni precedenti ragazzi che volevano partecipare a qualcosa di importante, volevano poter dire “io c’ero”, uomini che dicono di sé che per un giorno volevano tornare ad essere il ragazzino diciottenne di un tempo. Su un blog leggo: “...tutto era esaltato, una specie di discoteca gigante in cui ognuno era libero di saltare, ballare, impazzire, fare casino... in poche occasioni della mia vita ho avuto modo di sentirmi così libero di poter fare uscire fuori il mio animo casinista... anche se per un tempo relativamente breve. Bellissimo.” Già, se la libertà è l’assenza di regole, se la vita è una prigione, allora ci vogliono momenti in cui evadere, rompere le righe, essere anche solo per un attimo quello che non si può essere tutta la vita. Che tristezza. Poi in un video s’intravede il tunnel della morte, gente che s’arrampica oltre i muri e giovani che trascinano i loro compagni verso le ambulanze, mentre altri ignari continuano a dimenarsi con le braccia in alto mentre la musica ferisce il cielo. Mentre gli organizzatori e il sindaco si rimpallano le responsabilità, mentre le polemiche fanno oscillare i numeri dei partecipanti, mentre le famiglie piangono i loro morti, viene da chiederci perché. Perché si va in un posto così, perché anche chi non usa droga e non va per ubriacarsi è disposto a chiudere gli occhi su chi attorno a sé è così ubriaco o fatto da non sapere chi è? Ogni anno il titolo, il motto della manifestazione parla di amore, di cuore. Amore, ma chi sei sconosciuto amore se per cercarti, rincorrerti, sono venuti così in tanti. Perché accontentarsi di un giorno d’amore, di un’occasione in cui fingere che “L’amore Governa” quando il desiderio è quello di essere amati, ogni istante, voluti, perdonati, ogni momento? l'Amore "che move il sole e l'altre stelle" quell’amore a cui tutti aneliamo, quell’amore che cerchiamo nei posti più disperati è un amore che non ci diamo da soli, perché siamo troppo fragili per saper amare. Se per un attimo lasciassimo riposare i timpani e il cuore, ci lasciassimo interrogare da quel desiderio di amore infinito, finiremo col comprendere che l'amore vero che costituisce l'oggetto del nostro desiderio più profondo, non è raggiungibile da noi, ma è un'esigenza che ci rimanda ad un Altro.
Fonte: Cultura Cattolica, 29 luglio 2010
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