SONDAGGIO DOXA: IN ITALIA IL 63 X CENTO DEI CATTOLICI PRATICANTI ASSISTEREBBE REGOLARMENTE ALLA MESSA IN RITO ANTICO
Fonte: Paix Liturgique, 17 Ottobre 2009
In Italia il 63% dei cattolici praticanti assisterebbe regolarmente (almeno una volta al mese) alla forma straordinaria della messa se ne avesse la possibilità materiale. Ecco il risultato entusiasmante del sondaggio effettuato dall’istituto Doxa per l’Associazione Paix Liturgique e il sito internet "Messa in latino". Questa inchiesta sulla recezione del Motu Proprio Summorum Pontificum nella penisola è stata realizzata il mese scorso su un campione di 1001 persone di più di 15 anni (campione standard per un sondaggio rappresentativo a livello nazionale). Ricordiamo che la Doxa è uno dei più importanti istituti di sondaggio del paese, riconosciuto per il rigore scientifico del suo lavoro. In esclusiva, pubblichiamo oggi i principali risultati di questo sondaggio e i nostri commenti. I - I RISULTATI Alla domanda: “Nel luglio 2007 Papa Benedetto XVI ha ribadito che la messa può essere celebrata sia nella forma moderna detta "ordinaria" o "di Paolo VI" - cioè in italiano, il sacerdote è rivolto ai fedeli e la comunione si riceve in piedi - sia sotto la sua forma tradizionale detta "straordinaria" o "di Giovanni XXIII" - cioè in latino e gregoriano, con il sacerdote rivolto all'altare. Lei personalmente ne ha sentito parlare?", il 64% dei praticanti - cattolici che dichiaravano di andare almeno una volta al mese alla messa - rispondeva “Si”, contro un 36% che non ne sapeva nulla. Se si considera invece l’insieme dei cattolici, praticanti e non, solo il 58% ne era a conoscenza. In Francia, secondo il sondaggio effettuato dall’istituto CSA il 24 e il 25 settembre 2008 su richiesta di Paix Liturgique (sondaggio CSA 08 01 153 B) l’82% dei cattolici praticanti ne era a conoscenza contro il 58% dell’insieme dei cattolici. Nota bene: nel paese del Papa solo il 64% dei cattolici praticanti conosce le disposizioni del Motu Proprio Summorum Pontificum promulgato due anni fa sull’uso della forma straordinaria del rito romano. Questa cifra è la triste conseguenza del silenzio che alcuni vescovi e membri del clero oppongono alla politica di riconciliazione in seno alla Chiesa portata avanti dal Santo Padre. Questo risultato sottolinea inoltre la legittimità e la necessità di un lavoro d’informazione svolto dai laici per promuovere l’opera del Sovrano Pontefice. Così in Francia, dove comunque l’episcopato non è meglio disposto che in Italia verso la forma straordinaria del rito romano, l’82% dei praticanti regolari (sondaggio CSA citato precedentemente) è al corrente del Motu Proprio grazie alle iniziative di associazioni come Paix Liturgique o Motu Proprio France (Da marzo 2009 un volantino che presenta e spiega le disposizioni pontificali viene distribuito all'entrata della messa nelle parrocchie in Francia. Più di 110.000 ne sono stati già diffusi). Alla seconda domanda: "Le sembra normale o anormale che entrambe le forme liturgiche (ossia quella moderna detta "ordinaria", in italiano, e quella tradizionale detta "straordinaria", in latino e gregoriano) possano venire celebrate nella sua parrocchia?”, il 71% dei praticanti e, ugualmente, dell’insieme dei cattolici è favorevole alla coesistenza delle due forme liturgiche nella propria chiesa. In Francia, sempre secondo il sondaggio CSA effettuato nel 2008, il 61% dei cattolici praticanti e il 62% dell’insieme dei cattolici si dichiara favorevole a questa situazione di mutuo riconoscimento. Nota bene: come accade in Francia, la coabitazione pacifica delle due forme del rito romano nelle parrocchie sembrerebbe perfettamente naturale ai cattolici italiani. Potremmo addirittura aggiungere che una cifra già piuttosto positiva (71%) potrebbe anche crescere se i fedeli venissero maggiormente informati dal clero. In effetti, se un terzo dei fedeli italiani ignora il contenuto del Motu Proprio gli è difficile sapere che la coesistenza delle due forme del rito è legittima. L’argomento della divisione interna nelle parrocchie invocato da certi vescovi per rifiutare un'onesta applicazione del Motu Proprio è qui dunque chiaramente smentito dai fedeli stessi. Alla domanda: "Se la messa detta "straordinaria", in latino e gregoriano, venisse celebrata nella sua parrocchia, lei ci andrebbe? Se sì, con quale frequenza?", il 63% dei praticanti italiani dichiara che lo farebbe almeno una volta al mese (il 33% per l'insieme dei cattolici). Una cifra che si suddivide così: Il 40% ci andrebbe tutte le settimane e il 23% almeno una volta al mese. In sé il numero dei cattolici italiani legati alla forma straordinaria del rito romano – e ciò, nonostante la sua quasi assenza, in pratica, nelle parrocchie – è già una piacevole sorpresa: un terzo. Ma se si considerano i praticanti, questo risultato è semplicemente eccezionale: il 63%. Circa il doppio che in Francia! In Italia, dove è ancora quasi imprescindibile il sentimento di appartenenza alla parrocchia, e dove le cerimonie religiose sono sempre molto frequentate, si potrebbe pensare che i cattolici siano pienamente soddisfatti della messa di Paolo VI, e nonostante ciò questo risultato indica che la messa di papa Giovanni sarebbe apprezzata in una proporzione addirittura insospettabile. Questa risposta rivela infatti il disagio nel quale si trova una maggioranza di fedeli riguardo i cambiamenti postconciliari. Abituati a seguire con fiducia i loro pastori, gli italiani hanno vissuto docilmente l'evoluzione della Chiesa, che, è opportuno ricordare, si è manifestata qui in modo meno violento che in diversi altri paesi europei. E tuttavia oggi gli italiani sono incontestabilmente desiderosi di usufruire delle possibilità offerte dalla riforma iniziata da Benedetto XVI. Infine, considerando che l'attaccamento alla liturgia antica è spesso giudicato come una semplice reazione agli abusi degli scorsi decenni, il fatto che più di due praticanti italiani su tre considerano la forma straordinaria come assolutamente “normale” dimostra che una celebrazione “degna” della forma ordinaria, come peraltro avviene in prevalenza in Italia, non rende affatto obsoleta la domanda della forma straordinaria, ma, al contrario, la consolida. II - COMMENTI DI PAIX LITURGIQUE 1 - Il sondaggio svolto dalla Doxa per Paix Liturgique e messainlatino.it è il primo studio scientifico condotto su questa materia in Italia. Costituisce una prova supplementare del fatto che la questione della liturgia tradizionale non è un problema circoscritto a questo o a quel paese. L'indagine ricorda ugualmente con forza che i fedeli legati alla forma straordinaria del rito romano sono estremamente numerosi e non possono essere semplicisticamente ridotti a quelli facenti capo alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, tra l'altro assai poco radicata in Italia dove non conta più di tre priorati. Questa precisazione è importante perché alcuni vescovi tentano costantemente di ridurre il dibattito liturgico alla FSSPX che, in realtà, non raggruppa che una minoranza – seppure visibile e dinamica – di tutti i fedeli rimasti legati alla forma straordinaria del rito. Ecco dunque un'ulteriore dimostrazione della correttezza della veduta del Santo Padre che ha compreso che moltissimi dei fedeli di base, rimasti nelle loro parrocchie per ragioni diverse o che hanno fatto la scelta di non essere più praticanti, sono rimasti legati all'espressione della fede dei loro genitori e non domandano altro che di poterla manifestare di nuovo. Questa realtà, messa in luce dai sondaggi così in Francia come in Italia, resta tuttavia volutamente ignorata dai troppo numerosi vescovi che continuano a bloccare la diffusione della forma straordinaria del rito romano. 2 - Non ci facciamo comunque illusioni e sappiamo che questo sondaggio italiano, nonostante sia stato realizzato da un istituto professionale e riconosciuto, lascerà impassibili coloro che si oppongono al Papa e alla sua politica di pacificazione e di unità. I sondaggi realizzati in Francia a partire dal 2001 non sono stati oggetto, in quel paese, di alcun commento da parte dei vescovi o di un solo trafiletto sulla stampa religiosa. Lo sappiamo bene, per tutti i nemici della riconciliazione nella Chiesa “i fedeli legati alla liturgia tradizionale non esistono” e “non c'è alcun problema liturgico”. Tuttavia i risultati di questo sondaggio (in Italia come in Francia) corrispondono perfettamente alla tendenza rivelata da uno degli indicatori più sensibili e più importanti per la vita e per la sopravvivenza stessa della Chiesa: l'interesse vivo per la forma straordinaria del rito romano presso i giovani chiamati alla vocazione sacerdotale. Così in Francia, come riportato dall'edizione francese della nostra lettera, un quarto delle nuove vocazioni sacerdotali del 2009 è orientato alla forma straordinaria (Lettre PL 199, 12 ottobre 2009). 3 - I risultati di questo sondaggio, così vicini a quelli del sondaggio francese (sondaggio CSA, Lettre PL 145) e allo studio realizzato negli Stati Uniti (studio CARA per l'Università di Georgetown, Lettre PL 196), riaffermano che l'interesse per la forma straordinaria non è una questione marginale per i cattolici, e neanche una questione “nazionale” o “politica”, ma, al contrario, una domanda universale. I teologi contemporanei che danno molta importanza al senso della fede dei laici, dovrebbero riflettere approfonditamente su questo. 4 - Far realizzare un sondaggio ha un costo, e noi ringraziamo coloro, i lettori di "Messa in latino" e gli amici di Paix Liturgique, che ci hanno aiutato a coprire le spese che, per la precisione, sono ammontate a 5.700 €. Grazie all'aiuto dei nostri sostenitori intendiamo proseguire questa inchiesta in altri paesi europei e anche prevederla nei casi di diocesi particolarmente significative.
Fonte: Paix Liturgique, 17 Ottobre 2009
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