COME SI DICE ''MAMMA'' IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO
Mamma e papà sono le due figure che, con la sola loro presenza, danno senso all'esistenza di un bambino
Autore: Vania Amitrano
Ho tre figli (naturalmente splendidi!). Ora sono grandi, sanno parlare, fare discorsi, ci si può persino ragionare (al giorno d'oggi non è da tutti). Eppure qualche volta, quando incontro per strada qualche mamma con un bimbo piccino che gorgheggia, rimango estasiata e mi sollazzo nel ricordo di quando anche i miei erano piccoli, agitavano le loro braccine grassottelle e si guardavano intorno facendo lunghi discorsetti al vento fatti di gridolini, vocali e strane paroline in arabo. Tutti e tre erano così. All'improvviso poi, quando meno me lo aspettavo, guardandomi cominciavano a mormorare "m-m-m-m". Mi piace pensare che quelle prime "m" fossero tutte rivolte a me. E credo che come me più o meno tutte le mamme del mondo abbiano avuto questa commuovente impressione. In effetti a ben vedere la parola "mamma" ha un suono, oltre che dolcissimo, anche simile in tante delle lingue dei paesi a noi più vicini: mom (inglese, danese e armeno), mamà (spagnolo e greco), mamàn (francese), mamae (portoghese), mom (tedesco, svedese e polacco), mama (olandese, sloveno, lituano, russo, ucraino, bulgaro, bosniaco, bielorusso, rumeno, serbo e croato), mamma (islandese, norvegese e lettone), maminka (ceco), mami (albanese), mamicka (slovacco). Si potrebbe obiettare che tutte queste lingue in fondo provengono essenzialmente da non più di due o tre ceppi originari. Per questo ho voluto allargare la mia ricerca e sono arrivata a scoprire che persino in cinese, giapponese, indonesiano, swahili e altre lingue lontane la parola "mamma" si pronuncia mama, mentre in altre ancora, come hindi e tailandese, la pronuncia è più breve ma sempre simile: mam o mae. Questa mia, ingenua e poco scientifica, ricerca mi ha fatto giungere alla conclusione che in definitiva la parola mamma non sia una convenzione, ma nasce da un'esigenza del bambino stesso che già a pochi mesi sente il bisogno di dare un nome all'oggetto del suo amore più grande e lo fa attraverso i suoni semplici che più sono alla sua portata, come appunto la M e la A. Eppure da settembre di quest'anno si discute sull'opportunità di sostituire i termini padre e madre con un più generico "genitore" per porre l'accento sulla capacità genitoriale più che sulla funzione riproduttiva. In alcuni comuni, come quello di Venezia o di Bologna, la proposta è già in atto. Secondo molti infatti il linguaggio sarebbe un obiettivo fondamentale per contrastare gli stereotipi. Di battute su questa proposta ne sono circolate parecchie sui social network: "genitore, posso andare a casa di un amico?"; o "Che carino ha appena detto genitore per la prima volta!". Ma è chiaro che il punto non è questo. Il punto è che le parole mamma e papà non sono una convenzione nata da degli stereotipi sociali come si vorrebbe far credere; le parole mamma e papà sono il frutto di un'esigenza connaturale al bambino, a tutti bambini del mondo, di dare un nome semplice alle due figure che nei primi anni della sua vita, dal suo piccolo e semplice punto di vista, reggono l'universo e le sue leggi e attorno al quale ruota tutto il mondo da lui conosciuto. Mamma e papà sono le due figure che, senza dare spiegazioni né fare demagogia, con la sola loro presenza danno senso all'esistenza di un bambino e ne giustificano la sua presenza in questo mondo. Mamma e papà attraverso l'amore, diverso ma complementare, spiegano al piccolo la vita e le sue forme e attraverso i loro occhi il bambino può comprendere, accettare, superare, sperimentare tutto senza restarne irrimediabilmente ferito. Certo, purtroppo non sempre noi genitori - è il caso di dirlo - siamo all'altezza di questo compito eccelso, ma, per quanto potremo aver bisogno di imparare e migliorarci continuamente, noi, mamma e papà, resteremo sempre le figure più adatte ad accompagnare un bambino nel proprio percorso di crescita. Perché, comunque la si rigiri, la faccenda resta e sempre resterà la stessa: ogni essere umano è generato dall'unione di un ovolo e di uno spermatozoo e, per quanto a certi intransigenti progressisti possa sembrare discriminatorio, non c'è legge né cultura o ideologia che possa cambiare questa semplice ma misteriosa e perfetta realtà naturale.
Fonte: Far-Famiglia, 17/10/2013
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