SI FA PECCATO SE SI E' RITARDATARI CRONICI?
Dipende se è dovuto a egoismo e mancanza di carità verso il prossimo oppure se è un atto inconscio per attirare l'attenzione
Fonte: Aleteia, 17.08.2015
Una lettrice ci chiede: "Buongiorno, volevo sapere se c'è relazione tra il ritardo cronico e il peccato. Avete da offrire qualche contributo a riguardo?". «La psicologia - spiega ad Aleteia don Leonardo Salutati, teologo e docente di Morale sociale alla Facoltà teologica dell'Italia centrale di Firenze - ha studiato il fenomeno del ritardo cronico individuando varie origini inconsce a tale comportamento: può dipendere da distrazione, può essere un messaggio importante rivolto all'altro, può essere generato da un qualche disagio che viene negato anche a se stessi. In questo senso il ritardo è una specie di stratagemma utilizzato da una persona per affermare la propria personalità che si percepisce fragile e insicura e che vuole sottolineare il proprio potere a se stesso e agli altri».
RIBELLIONE O ATTENZIONE Tra i significati impliciti che il ritardo può avere vi sono, secondo il teologo: «un atto inconscio di ribellione, una forma di protesta, il desiderio di attirare l'attenzione degli altri, mettere alla prova l'amore di amici e conoscenti. Ovviamente - prosegue don Leonardo - ci possono essere tante altre ragioni psicologiche per il ritardo cronico, legate alla storia personale di ciascuno: per questo motivo è importante che chi non riesce mai ad essere puntuale faccia un po' di introspezione psicologica, magari facendosi aiutare». Dal punto di vista psicologico pertanto, «avendo un'origine inconscia», il ritardo «non ha alcuna relazione col peccato che, per essere tale, richiede una piena avvertenza di peccato e una deliberata volontà di compierlo».
DEBITO DI CARITA' VERSO IL PROSSIMO Diverso è il discorso se il ritardo cronico «dipende da una consapevole mancanza di attenzione all'altro». Infatti, sottolinea il teologo, «vi è un debito generale di carità verso il prossimo, che sta a fondamento del nostro vivere in società, che comprende il mettere a disposizione dell'altro ciò che possediamo di noi stessi, anche il nostro tempo». In tal caso il ritardo, «a maggior ragione se cronico, si configura - conclude don Leonardo - come una mancanza di carità, un atto di egoismo e dunque un peccato, che può essere più o meno grave in dipendenza dalle motivazioni e dal livello di consapevolezza, alla base della mancanza di carità verso l'altro».
Titolo originale: Si fa peccato se si è ritardatari cronici? Fonte: Aleteia, 17.08.2015
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