DIO E LA MATEMATICA: AMICI INSEPARABILI
Alla faccia di Odifreddi e compagni
Fonte: Corrispondenza Romana, 9 Gennaio 2010
Come si sa, non sono affatto rari gli scienziati credenti (si va, per limitarci ai contemporanei, da Enrico Medi ad Antonino Zichichi, da Francis Collins a Jerome Lejeune, da Guglielmo Marconi a Tony Hewish, da Giovanni Prodi a Ennio De Giorgi), più rari sono coloro che hanno il coraggio di dirlo pubblicamente, specie nell’attuale contesto di cristianofobia in cui, a professare apertamente le verità dogmatiche e morali insegnate dalla Chiesa, si rischia l’emarginazione, il dileggio e perfino l’allontanamento da questo o quel pubblico ufficio. Il matematico Antonio Ambrosetti, docente a Trieste dopo aver lavorato a Chicago, Parigi, Bonn, Losanna, Madrid e Brema, socio dei Lincei, consulente dell’Unesco, dottore honoris causa, ha voluto dedicare un libretto al rapporto tra scienza e fede, mostrando in particolare che la sua specialità, la matematica, in nessun modo si oppone all’ammissione dell’esistenza di un Sommo Creatore e Reggitore dell’universo (A. Ambrosetti, La matematica e l’esistenza di Dio, Lindau, 2009, 11 €). Scrive l’Autore in apertura del saggio: «Tempo fa una studentessa di giornalismo scientifico mi fece un’intervista. Abbiamo parlato della mia passione per la Matematica, degli argomenti delle mie ricerche e dei riconoscimenti ricevuti dalla comunità internazionale. A un certo punto, non ricordo bene perché (forse avevo fatto io un breve accenno, forse era stata colpita dal crocifisso che è in bella evidenza nel mio ufficio alla Sissa, alle spalle della mia scrivania) la ragazza mi chiese se fossi un credente. Alla mia risposta affermativa, domando: “Ma come fa, uno scienziato, anzi un matematico come lei, a credere in Dio?” Le risposi stupito, forse anche un po’irritato, che l’equazione razionalità = ateismo è del tutto errata, come è dimostrato dal grande numero di illustri pensatori del passato e del presente, grandi matematici compresi» (p. 9). L’autore racconta nel saggio la sua propria esperienza, prima come studente poi come docente, presso la Normale di Pisa, università in cui ebbe come punti di riferimento i matematici Giovanni Prodi ed Ennio De Giorgi. Entrambi eminenti scienziati e aperti credenti: «Questi due matematici possono essere visti come esempi paradigmatici di grandi scienziati cristiani in cui Matematica e fede in Dio hanno convissuto in modo straordinario» (p. 25). Il primo diede vita a Pisa ad un gruppo cattolico per la cultura ed ebbe una fede «ragionata, molto razionale, meditata, non superficiale» (p. 23), il secondo aveva una fede più intima, amava il Vecchio Testamento ed «era pieno di una grande carità per gli umili e i sofferenti», i quali lo aspettavano davanti l’Università per avere qualcosa! (p. 24). In ogni caso è assurdo che noi cristiani, figli di una società bimillenaria come la Chiesa cattolica, che ha avuto eccellenti maestri in ogni campo dello scibile – anche i più lontani dalla sua missione che è essenzialmente spirituale e soprannaturale, si pensi alla Specola Vaticana o al gesuita italiano Angelo Secchi († 1878), fondatore dell’astrofisica – ci lasciamo intimidire davanti alle pretese di superiorità razionale e scientifica dell’arrogante e ipocrita laicismo odierno.
Fonte: Corrispondenza Romana, 9 Gennaio 2010
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