BastaBugie n�571 del 08 agosto 2018

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BILANCIO DEI GAY PRIDE IN EMILIA-ROMAGNA: LA LOBBY GAY E' QUANTITATIVAMENTE IRRILEVANTE
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): pensione di reversibilità alle coppie gay anche senza unione civile, il ministro Fontana difende il divieto al riconoscimento di figli per le coppie gay, Don Giuliano ''sposa'' il compagno Paolo
Autore: David Botti

A Imola 150 partecipanti - «insieme alla "vecchia guardia" di Rifondazione comunista e Potere al Popolo» - su oltre 60.000 abitanti. A Bologna 527 donatori abitanti (ma quest'anno non si specifica di che città sono) su oltre 430.000.
I sostenitori di Rimini si vedranno dopo il 28/7, ma - oltre alla consueta "migrazione" da altre città - occorrerà tener conto dell'attrattiva costituita dalle numerose strutture ricettive e di divertimento (cioè orge gay) del periodo estivo.
Questi sono i primi dati da sottoporre ai partiti e ai vescovi quando si parla di gay pride: non c'è pertanto alcuna «significativa porzione del popolo di Dio», come ha di recente detto un vescovo.

LO SCOPO NON È TUTELARE DIRITTI
Il secondo tema da evidenziare è quello della «rivendicazione di legittimi diritti delle persone omosessuali», come ha sostenuto un altro vescovo.
Un gay pride NON ha lo scopo di tutelare i diritti (che peraltro hanno già, e sono meglio difesi di quelli della famiglia), ma di imporre la propria visione del mondo alla società.
Solo così si spiegano i contenuti violenti del volantino diffuso a Imola, dove si sostiene che «Lega, Forza Nuova [...] non devono avere spazio perché con i loro discorsi razzisti e maschilisti legittimano violenza psicologica, pestaggi che spesso portano all'omicidio e al femminicidio».
Questi contenuti non sono casuali, ma sono frutto di un Progetto politico pubblico, aggiornato ogni anno e dai toni violentissimi, nel quale si può leggere ad esempio che «le lotte devono riuscire [...] a ottenere un autentico e potente cambiamento dell'esistente» poiché «rivendicano il desiderio come dimensione non accessoria e motore di trasformazione sociale».

IL VERO SCOPO DI OGNI GAY PRIDE
Dunque, credere alla favola della "tutela di diritti" significa in concreto «promuovere un'idea di genitorialità che non sia soltanto riconducibile a un modello egemonico ma che raccolga la sfida di decostruirlo». Pertanto, occorre capire la prospettiva del movimento, per la quale «l'autodeterminazione è il cuore delle nostre lotte» (cfr. "Progetto politico", cit.).
Sembra invece che le autorità sociali (vescovi e partiti) non abbiano studiato la natura e lo scopo dei gay pride, favorendone con ciò l'azione (nella legislazione, nella scuola e in vari altri ambiti della vita di tutti) intesa a «cambiare le strutture di potere», come si ricava dalla "Piattaforma rivendicativa" allegata al Documento Politico 2018.

LE POSIZIONI DEI PARTITI
Su queste pagine erano state fornite indicazioni sul come si contrasta un gay pride: vediamo come è andata e dove sono state applicate.
A Bologna nessuno dei 55 Comuni ha dato il patrocinio e l'opposizione dei partiti è culminata con la scherzosa donazione al Sindaco (Partito Democratico), da parte di Forza Nuova, di una guêpière e scarpe con tacco a spillo.
A Imola Lega e Forza Italia hanno condannato sia l'iniziativa che i toni violenti con cui è stata proposta. La nuova amministrazione 5stelle, invece, ha quasi appoggiato il pride.
A Rimini, invece, è stata una debacle: il patrocinio al pride è arrivato dalla Regione e da tutti i capoluoghi della Romagna a guida PD o 5 Stelle: Rimini (con gli importanti comuni di Cesenatico e Cervia), Ravenna e forse Cesena. [...]

LA RISPOSTA ECCLESIALE
A Imola la presenza di un vescovo dalle idee chiare ha evitato ogni confusione ai cattolici: probabilmente è per la stessa ragione che quest'anno non si è svolto alcun gay pride a Reggio Emilia.
A Bologna si è svolta una partecipata "adorazione riparatrice", mentre la Curia ha successivamente preso una posizione di "lieve condanna" relativa a fatti conseguenti.
Il vescovo di Rimini, all'oscuro dello scopo dei gay pride, ha tenuto una posizione definita dalla stampa come cerchiobottista, lasciando spazio alla "chiesa di Lefebvre" (Comitato Beata Scopelli) e facendo così sembrare irrilevanti i cattolici.

L'AIUTO DEI PARTITI AI CATTOLICI
Non è un caso se il gay pride ha trovato opposizione in Emilia, mentre in Romagna ha raccolto consensi: i risultati delle elezioni del 4 marzo 2018 mostrano una correlazione tra la presenza di cattolici fedeli ai valori non negoziabili e i partiti del centro-destra.
Occorre dunque ricostruire una presenza autenticamente cattolica intransigente sui "valori non negoziabili", che sfruttando la libertà d'azione del laicato riesca a orientare il consenso e così incidere sulla vita civile.
La prossima battaglia è nell'Assemblea legislativa regionale, dove i 5 Stelle hanno chiesto e ottenuto di patrocinare ogni futuro gay pride.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

PENSIONE DI REVERSIBILITÀ ALLE COPPIE GAY ANCHE SENZA UNIONE CIVILE
Il professor Zanola e l'architetto Borsato hanno convissuto fino alla morte di quest'ultimo avvenuta nel 2015. Dunque non hanno fatto in tempo a stringere una unione civile perché la legge è del 2016. Il primo ha chiesto, grazie al supporto dell'immancabile Rete Lenford (un pool di avvocati dediti alla causa gay), la pensione di reversibilità, attualmente concessa solo alle coppie unite civilmente.
Il tribunale d'appello di Milano ha dato ragione a Zanola. «La solidarietà familiare nella coppia omosessuale stabile non può che essere rivolta a favore del partner al quale non è stato consentito unirsi in matrimonio». La Corte ha ricordato che nel nostro ordinamento la pensione al superstite «attua il permanere della solidarietà familiare oltre l'evento morte del lavoratore, solidarietà familiare che all'interno della coppia omosessuale stabile non può che essere rivolta a favore del partner al quale non è stato consentito unirsi in matrimonio».  
In buona sostanza il giudice sta dicendo: il legislatore doveva muoversi prima ad approvare la legge sulle unioni civili. Per troppo tempo le coppie omosessuali non sono state tutelate nei loro interessi. Io giudice ho quindi provveduto a sanare almeno in parte questa ingiustizia. Ancora un volta il giudice assume il ruolo di legislatore.
Si prevedono quindi a valanga altre richieste simili: basterà provare la convivenza, magari non realmente avvenuta, anche con un amico e il gioco sarà fatto.
(Gender Watch News, 3 agosto 2018)

IL MINISTRO FONTANA DIFENDE IL DIVIETO AL RICONOSCIMENTO DI FIGLI PER LE COPPIE GAY
Il ministro della Famiglia e della disabilità Lorenzo Fontana intervistato da La Verità torna a parlare del riconoscimento dei figli avuti con la pratica dell'utero in affitto all'estero: «Non si possono riconoscere i figli di coppie dello stesso sesso nati all'estero grazie a pratiche vietate in Italia come la maternità surrogata. Va fatto rispettare il divieto, evitando che il ricorso a queste pratiche all'estero si traduca in un aggiramento del divieto in Italia».
Infatti il problema legale non è tanto connesso alla pratica dell'utero in affitto, pratica vietata da noi in Italia ma non perseguibile al di fuori dei confini italiani, bensì dal fatto che dichiarare che il tal minore, avuto con la maternità surrogata, è figlio di due uomini o di due donne significa dichiarare il falso secondo il nostro ordinamento giuridico.
(Gender Watch News, 1° agosto 2018)

DON GIULIANO ''SPOSA'' IL COMPAGNO PAOLO
Giuliano Costalunga bussò alla porta del seminario di Verona, ma venne respinto, forse perché i responsabili intuirono che il candidato era omosessuale. Non così accadde per la diocesi di Rieti. Dopo vent'anni di sacerdozio ecco che qualche giorno fa si è "sposato" con il compagno Paolo sull'isola Gran Canaria.
Il vescovo di Verona Mons. Zenti ha negato che Don Giuliano sia stato ridotto allo stato laicale, invece il legale del don sostiene che l'8 febbraio scorso sarebbe stata consegnata la richiesta per la riduzione allo stato laicale. Forse hanno ragione entrambi: richiesta inviata ma su cui la curia non si è ancora espressa. Don Giuliano, pur vivendo una relazione omosessuale, ha dichiarato che "continuerò a celebrare messa nell'intimo raccoglimento della mia casa", atto ovviamente gravissimo. Zenti ha comunque annunciato un'azione d'ufficio e si è impegnato a visitare la parrocchia di don Giuliano, scossa dall'evento, per dare una parola di conforto. Pare che in quell'occasione incontrerà anche lo stesso Don Giuliano.
La vicenda di Don Giuliano, impensabile solo fino a qualche anno fa, è uno dei molti segnali che ci fanno capire che l'omoeresia ormai sta dilagando in casa cattolica.
(Gender Watch News, 5 luglio 2018)

Titolo originale: Emilia-Romagna. I gay pride e i partiti: un bilancio
Fonte: Osservatorio Gender, 23 luglio 2018

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