LILLI GRUBER VORREBBE I MASCHI MENO MASCHI
Devo darle una notizia: lei non parla a nome delle donne... perché la maggioranza di noi vuole uomini veri, virili, diversi da noi, capaci di dare la vita per le loro donne (cioè noi) e per i loro figli (cioè i nostri)
Autore: Costanza Miriano
La Gruber parla per se stessa, [...] pensando di dar voce a un'esigenza di tutte o almeno della maggioranza delle donne, ma io devo darle una notizia. Le donne che conosco io non vogliono uomini con meno testosterone, ne vogliono di più. Vogliono uomini veri, virili, diversi da loro, capaci di dare la vita per le loro donne e per i loro figli. Innanzitutto la minore empatia degli uomini è una loro caratteristica provvidenziale. Serve per esempio ai padri a fare i padri, perché entrano meno in risonanza con le reazioni dei figli. I padri devono, dovrebbero - ma essendo troppo empatici non sono più capaci di farlo - mettere le regole e tenere il punto, senza lasciarsi intenerire dalle emozioni dei figli. Ovviamente sto parlando di padri ragionevoli e intelligenti, che amano davvero, non di padri padroni, stiamo parlando insomma di situazioni non patologiche. La minore empatia dei maschi è anche un servizio a noi donne, ci aiuta a mantenere le cose nei giusti confini, a non essere vittime delle emozioni come a volte ci capita, mentre la maggiore empatia femminile aiuta il cuore del compagno a essere più misericordioso. Quanto alla diplomazia, lo stesso: se ci sono uomini capaci di risultati andando dritti alla meta, non ce ne importa molto della forma. Ovviamente poco sotto la Gruber parla malissimo del cattivo per eccellenza, Trump, dei suoi modi orribili volgari e sessisti, ma intanto è il presidente americano meno guerrafondaio della storia recente, e il signorino Obama, che si è preso pure un ridicolo Nobel per la pace, ha avuto una politica estera molto più aggressiva da un punto di vista militare. Infine la pazienza: la Gruber immagino non frequenti per esempio scuole, parchi, luoghi in cui girano bambini, ma io sì, e posso dire che i padri di oggi non sono minimamente paragonabili a quelli delle generazioni precedenti, e di pazienza ne hanno fin troppa. Permettono a questa generazione comportamenti in assenza totale di regole che non si spiegano se non con la drammatica assenza del padre dalla nostra società. Siamo in una società femminilizzata e permissiva - non si boccia a scuola, si mette in discussione l'autorità dei prof, si permettono uscite e orari e utilizzo della tecnologia senza freni: i padri di oggi hanno pazienza in quantità industriali, e se ne avessero meno sarebbe proprio un bel regalo per tutti
LE DONNE SONO PIÙ BRAVE? Ovviamente il passo successivo per la Gruber in questo ragionamento è che le donne sì che sono migliori, loro sì che sarebbero brave: "tasse, disoccupazione, fuga dei talenti, mancanza di servizi, disuguaglianze, scuole e ponti che crollano, il territorio che si disgrega. La battaglia per il potere alle donne va di pari passo con la battaglia per la sopravvivenza del pianeta". Punto primo: che le donne siano più brave è tutto da dimostrare, ci sono donne brave e donne no (Roma non è mai stata così sporca e disastrata come da quando ha un sindaco donna), esattamente come per gli uomini. Se un uomo avesse scritto un libro al contrario, per dire che gli uomini sono tutti bravi e le donne no sarebbe stato appeso al pennone più alto della nave. Invece contro gli uomini si possono dire le peggiori cattiverie, e le più ritrite banalità. Anche contro i fatti, che, come diceva sempre Caffarra, sono testardi, e continuano a esistere anche se noi non siamo d'accordo; infatti, pensa, l'America è in ripresa economica, nonostante la Gruber scriva di Trump "Come si può pensare di affidare il Paese a un uomo che ha detto una cosa simile? Come minimo, maltratterà le donne e i cittadini. L'incontinenza in generale, verbale o sessuale, non può non portare a mala gestione del potere e di tutto il resto". Per combattere la realtà, però, è abbastanza utile presentare i dati in un modo diciamo orientato ideologicamente, e quindi serve sempre rispolverare i vecchi cavalli di battaglia, come l'accesso al potere più difficile per le donne, o la disparità di stipendi. Ovviamente non esiste nessun contratto collettivo che preveda stipendi più bassi per le donne a parità di lavoro, scatterebbe subito una denuncia e i titoloni dei giornali per mesi. Nella realtà - questa testarda sconosciuta - esistono invece donne che non sono disposte a contrattare una presenza smisurata sul posto di lavoro in cambio di più soldi, e invece piuttosto pagherebbero per avere più tempo per stare con i propri figli (altro che obbligo di portarli all'asilo nido, come prospetta Renzi!). Do a entrambi questa notizia: moltissime, moltissime donne desiderano stare con i propri figli piccoli, e sarebbero pronte a pagare pur di farlo, e invece sono costrette dalla necessità economica a separarsene precocemente. Della libertà di queste donne non si occupa nessuno, la loro libertà è meno sacra di quella delle donne che vogliono tornare al lavoro, per non parlare di quella, sacrissima, di quelle che vogliono abortire. Insomma, sei libera di non essere madre, o di esserlo a tempo ridotto o ridottissimo, ma se desideri fare la mamma a tempo pieno sono cavoli tuoi.
LE DONNE CHE NON VANNO IN TV Non sto dicendo quale sia il modo migliore di essere mamma, ognuna ha i suoi equilibri, dico solo che se una donna desidera stare con i figli molto spesso questo le è negato. Non parliamo poi delle donne nel grembo della mamma, quelle piccolissime donne non hanno nessun diritto. Le donne che conosco io non sono probabilmente importanti come quelle che popolano il salotto della Gruber, però sono donne normali e sono sicuramente moltissime, moltissime di più, e hanno altri problemi: non vogliono più potere, ma più libertà di conciliare e tempo per sé e più figli e più uomini veri, e sono stanche di essere difese solo da un certo tipo di femministe, o da donne di potere che non conoscono la realtà, che tra una riunione di lavoro e i compiti di un figlio che fa fatica a scuola non ci mettono un secondo a scegliere il lavoro. La maggioranza delle donne normali - in senso statistico, cioè quelle in numero maggiore - ha piacere di seguire i figli, di stare del tempo con loro, ha problemi di parcheggio davanti allo studio della pediatra e di sovrapposizioni dei saggi di fine anno, e di arrivare in tempo al supermercato prima che chiuda perché il capo ha messo una riunione alle sei di sera, e con il traffico della città (governata da una donna) ci vuole un'ora e quaranta a fare cinque chilometri; la maggioranza delle donne quando diventa madre scopre che il mondo si cambia un figlio alla volta, e vorrebbe continuare a dare il suo contributo femminile al mondo del lavoro, ma senza far soffrire i suoi figli, perché lei sì che ha empatia, e i figli, anche in questo i fatti sono testardi, li fanno sempre e solo le donne.
IL BELLO DI ESSERE DONNA Devo dire che nell'intervista un passaggio apprezzabile su questo c'è: "Da loro dobbiamo imparare, cambiando gli orari della giornata lavorativa. La vita migliora per tutti se si adottano modalità femminili nella gestione del tempo e del potere". Ma subito con una precisazione, troppa realtà rischia di dare alla testa: "Non credo nelle teorie della differenza, ma nell'abitudine concreta alla organizzazione e gestione sì". Le donne, invece, sono differenti dagli uomini, e non solo la cosa è da accettare, ma è anche una benedizione, è l'origine della vita, ed è una trovata fantastica. Nella differenza fai un incontro. La donna ha un genio speciale nella relazione, come insegnano Edith Stein e Giovanni Paolo II, tra i tanti. Infatti persino la Gruber lo riconosce: "Se poi si pensa alle guerre, le donne sono le prime vittime ma anche le prime a trovare soluzioni per gestire le conseguenze dei conflitti, la mancanza di cibo, acqua, elettricità e le prime a ricostruire e rimettere insieme i cocci". È che la donna è chiamata a custodire la vita quando è più debole, e questo è perché è programmata per essere mamma, una cosa enorme, gigantesca. Che poi possa anche guidare governi, aerei, trasmissioni televisive o multinazionali, è ovvio, ma è davvero una quisquilia in confronto al dono di mettere al mondo un essere umano. Metterlo al mondo infinite volte, non solo al momento del parto, aiutandolo a stare nella realtà, a rifornirsi di scorte di affetto, di certezze, di senso, e questo avviene solo in una relazione costruita nel tempo. Proprio quello che vogliono togliere alle donne.
Titolo originale: Quello che le donne vorrebbero dire Fonte: Blog di Costanza Miriano, 29/10/2019
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