BastaBugie n�673 del 15 luglio 2020 | |
IL CROCIFISSO DI DON CAMILLO CONTRO IL CORONAVIRUS Durante la pandemia il parroco di Brescello ha esposto sul sagrato il crocifisso originale che nei film parlava a Fernandel (VIDEO: il crocifisso e la processione) Autore: Rino Cammilleri A Roma, nella chiesa di San Marcello al Corso, c'è un crocifisso miracoloso che sopravvisse, solo, a un incendio totale nel 1519. Riferisce Radio Spada che nel 1522 fu portato, visto che era miracoloso, in processione per sedici giorni di fila in occasione della peste. E, nelle strade in cui passava, diminuiva l'epidemia. Quando la città fu tutta battuta, la processione terminò in San Pietro e con essa il contagio. Allora, come prevenzione, dal 1600 in poi ogni Giovedì Santo la processione fu ripetuta con gran concorso di popolo e andò avanti fino al Giubileo del 2000. Nei secoli cristiani la gente, correttamente, voleva, prima, la prova che un'immagine sacra fosse capace di prodursi in miracoli, poi le si affidava con trasporto (e col trasporto pubblico). Ora, l'ex Cristianità è piena di immagini del genere; grazie al cielo il Dio cristiano ha moltiplicato gli intercessori e, tra arcangeli, santi, madonne e cristi, si può addirittura scegliere.Tuttavia non era mai successo che qualcuno si affidasse a un'immagine sacra di origine letteraria e pure cinematografica. Cioè, inventata. Vabbè, proviamo anche questa. È successo che il parroco di Brescello, don Evandro Gherardi, in concomitanza col dilagare del coronavirus ha esposto sul sagrato il crocifisso di Don Camillo, quello che nei film parlava a Fernandel. Il presbitero (dopo l'aggiornamento conciliare i preti si chiamano così) si era già prodotto in qualcosa del genere quando, in occasione mi pare di un'alluvione, aveva portato quell'immagine in processione sugli argini del fiume. Imitando esattamente una scena di uno dei film di Don Camillo.Ora, il fatto è che quel crocifisso è pura invenzione. Giovannino Guareschi aveva immaginato colloqui tra il suo protagonista e quel Gesù in croce nella chiesa. E il regista Duvivier ne aveva fatto realizzare uno in cartapesta (o in gesso?), perché nella chiesa reale non c'era. Non solo. Le realizzazioni furono più di una, giacché il volto di quel crocifisso doveva avere differenti espressioni a seconda della scena e del dialogo. Una di queste figure fu, alla fine, regalata alla chiesa di Brescello ed è quella che il parroco ha pensato bene di esporre alla venerazione dei fedeli in questi tempi di pandemia. Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-03-2020 |
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