IL PAPA CONDANNA L'IDEOLOGIA ECOLOGISTA
Autore: Riccardo Cascioli
"L'essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo (…) Oggi l'umanità teme per il futuro equilibrio ecologico. È bene che le valutazioni a questo riguardo si facciano con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate". Con queste parole il papa Benedetto XVI ha chiaramente condannato la corrente ambientalista dominante (quella che in Italia, tanto per intenderci, va da Legambiente ai Verdi, dal WWF a Greenpeace), responsabile – tra l'altro – dell'isteria sul clima che stiamo oggi vivendo. I passaggi citati sono contenuti nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che si celebrerà il 1° gennaio 2008 e che è titolato "Famiglia umana, comunità di pace". E' un documento importante perché la questione ambientale viene posta nel contesto più ampio della difesa e della valorizzazione della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Dal che si deduce, ad esempio, che chi mina la famiglia (vedi divorzio, legalizzazione delle coppie di fatto, unioni tra persone dello stesso sesso) non solo minaccia la pace ma anche l'ambiente. Chissà se anche stavolta il ministro Pecoraro Scanio sarà capace di dire che il Papa è d'accordo con lui e che quindi bisogna prendere sul serio l'appello di Benedetto XVI? Ma a parte le questioni polemiche, è importante rilevare alcuni punti chiave del passaggio dedicato alla cura dell'ambiente: 1. La terra è la casa che Dio ha dato all'uomo, per questo è fondamentale prendersi cura del creato: "Esso è stato affidato all'uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti". Proprio dall'ordine voluto da Dio, sappiamo che "l'essere umano ha un primato di valore su tutto il creato". Il Papa rilancia quindi il concetto di "ecologia umana", di cui abbiamo parlato più volte su questa agenzia. L'uomo è al centro del creato e non è un inquilino molesto. Lo squilibrio ecologico si ha quando si dimentica l'ordine voluto da Dio e Dio stesso: allora si ha lo sfruttamento selvaggio dell'ambiente o l'idolatria della natura, entrambe due posizioni che non fanno bene al creato. 2. Nessun problema ambientale – vero o presunto – può portare al sacrificio degli uomini, anzi si deve andare verso "un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti nel rispetto degli equilibri ecologici". Il riferimento è evidente a chi – dalle agenzie dell'ONU alle ONG locali – agisce invece nel senso di ridurre la popolazione per poter guarire la terra, a cominciare dai Paesi poveri. Il Papa chiede invece che si faccia di tutto per aiutare lo sviluppo di questi popoli, "i poveri, esclusi in molti casi dalla destinazione universale dei beni del creato". 3. La necessità che tutti i governi, tutti i popoli, collaborino responsabilmente senza "decisioni unilaterali", magari creando altri "luoghi istituzionali a livello internazionale". Anche se quando si parla di "decisioni unilaterali" in Europa si pensa immediatamente agli Stati Uniti, sulla questione ambientale il principale protagonista delle decisioni unilaterali è l'Unione Europea, che sta cercando di imporre la propria ideologia "verde". La UE, ad esempio, è ormai l'unica entità di rilievo a sostenere il Protocollo di Kyoto e la necessità di un Kyoto 2 che coinvolga i Paesi in via di sviluppo, e sta cercando di imporlo a forza di ricatti o magari strizzando incoscientemente l'occhiolino a regimi "pericolosi"; è ancora la UE a boicottare di fatto i prodotti agricoli dei Paesi africani che – sostenuti anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità – intendono usare il DDT per combattere la malaria: in questo modo si condanna l'Africa a morire: di malaria o di povertà. 4. La questione energetica. E' un tema che in questo primo periodo di pontificato Benedetto XVI ha toccato diverse volte, e sempre pensando ai Paesi più poveri. Anche in questo caso, c'è un richiamo ai Paesi tecnologicamente avanzati (perché agiscano sui consumi e sulla differenziazione delle fonti energetiche) e ai Paesi emergenti (perché non soddisfino la loro fame di energia a danno dei Paesi più poveri), ma l'obiettivo è che tutti abbiano accesso a fonti sicure e poco costose di energia per permettere l'emancipazione dalla povertà. Nel mondo infatti circa 2 miliardi di persone vivono senza elettricità, e la mappa della povertà energetica coincide perfettamente con la mappa del sottosviluppo, della denutrizione, dell'analfabetismo. La questione energetica è dunque il punto chiave per il futuro dell'umanità. Tenendo sempre conto che non un solo uomo va sacrificato in nome dell'ambiente.
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