PERCHE' PER GLI USA LA RUSSIA E' SEMPRE IL NEMICO?
Gli Usa sono i continuatori della politica britannica che, dal Settecento, aveva come obiettivo quello di impedire il consolidarsi di un blocco continentale (russo o tedesco o di entrambe le potenze)
Autore: Rino Cammilleri
I media di regime, mentre scrivo, stanno facendo di tutto per insinuare che le elezioni in Russia sono truccate da Putin. Su input americano, che ha praticamente intimato alla Ue di boicottare la Russia in tutti i modi. Non sappiamo a quale prezzo la Merkel sia riuscita a strappare il sì al gasdotto NorthStream2, ma la domanda è un'altra: perché per gli Usa la Russia deve continuare ad essere il Nemico? Bisogna prenderla alla larga. Terminato il gaudio per l'implosione dell'Urss con Gorbaciov, ricevuti da quest'ultimo tutti i premi e le copertine possibili in Occidente, con Eltsin la nuova Russia toccò il suo punto minimo, storico, politico ed economico, e giù grandi pacche sulle spalle: ricordate le risate irrefrenabili in diretta Eltsin-Clinton? E ricordate che il primo Putin, paraninfo Berlusconi, in un incontro a Pratica a Mare quasi quasi entrava nella Nato? A quel punto però non si rise più: Berlusconi sappiamo la fine che fece e Putin diventò lo «zar». Sua unica colpa, quella di aver rimesso in piedi la Russia e cercato di riportarla al ruolo di grande potenza. E questo non va bene agli americani, i quali hanno ereditato la geopolitica del fu Impero Britannico. Aveva voglia papa Wojtyla di parlare di Europa che respira «a due polmoni», e Putin di auspicare un'Europa «dall'Atlantico agli Urali». No, perché dai tempi di Pietro il Grande quel che le «potenze di mare» temono è proprio una Russia europea, testa in Europa e il resto in Asia. Sì, ne adotti pure lo stile nel vestire e anche il calendario. Ma l'economia, cioè i soldi, sono un'altra cosa. Lo studio della storia, oggi come oggi, interessa ormai solo quelli che abbattono i monumenti e fanno gli «antifa» al solo scopo di saccheggiare i negozi (e farsi la barba d'oro con le donazioni dei radical-chic).
LE BASI NATO Ma c'è anche un'altra categoria di cultori di storia: i Paesi che dalla Russia hanno sempre avuto guai, anche prima che diventasse comunista. Infatti, si sono affrettati a chiedere di entrare nella Nato, e la Nato (cioè, gli Usa), si è affrettata a precipitarvisi. Così che oggi la capitale russa ha basi Nato a soli cento chilometri di distanza e la Russia europea ne è letteralmente circondata. Si pensi che nemmeno la Cina è in queste condizioni. E solo un disinformato (per non dire peggio) può realmente ritenere che, per l'Occidente, la Russia sia più pericolosa della Cina. Infatti, Trump era ingenuamente disinformato quando dichiarò che da Putin non riteneva di avere niente da temere e che ci si poteva andar d'accordo. Immediatamente la minaccia di empeachment lo fece rientrare nei ranghi: gli «hacker russi» avrebbero favorito la sua elezione a presidente, così che ogni sua dichiarazione di simpatia a Putin finiva col confermare il sospetto. Come se gli americani, che l'informatica l'hanno inventata, fossero degli sprovveduti al riguardo. Il cosiddetto Deep State, in larga parte in mano ai democratici così come il complesso militar-industriale, ha fatto schioccare la frusta e tutto è tornato nella norma: il Grande Gioco deve continuare. Il riferimento a Kipling non è casuale. Il nemico globale dell'Impero Britannico era la Russia, e non solo in Afghanistan. Quando lo zar cercò di affacciarsi nel Mediterraneo si videro due potenze cristiane alleate dei musulmani contro un altro cristiano. E fu la Guerra di Crimea, in cui l'Inghilterra trascinò la Francia e ammise il piccolo Piemonte perché le serviva per restare padrona anche del Mediterraneo, oltre che degli altri mari. Britannia rules all the waves, cantavano le giubbe rosse di Sua Maestà. E pure mezzo secolo prima qual era il maggior pericolo per l'Inghilterra? Un blocco continentale. Ci provò anche Napoleone e allora l'Inghilterra si scatenò.
IL TIMORE DI UNA POTENZA IMBATTIBILE Venendo ai soldi (sono essi a far muovere il mondo), più precisamente il timore geopolitico riguarda la Germania e la Russia: una loro fusione economica creerebbe una potenza anche politica imbattibile. Detto in parole semplici, cervelli tedeschi e risorse naturali (quasi illimitate) russe. Ai tempi degli zar anche i professori di liceo in Russia erano tedeschi. E tedesca era l'ultima zarina (nonché Caterina la Grande). La contiguità territoriale in geopolitica rimane importante. Da qui i reiterati tentativi di entrambi, russi e tedeschi, per spartirsi quanto stava di mezzo. Si dimentica che la Germania sconfitta e schiacciata nella Grande Guerra smontò le sue industrie pesanti e, in sordina, le rimontò in Russia: tutto il suo veloce riarmo avvenne dietro la cortina degli Urali. Il Patto Molotov-Ribbentrop seguì a ruota. Alleanza di due totalitarismi? Macché: prosieguo di una politica di antica data. E, in tutte e due le guerre mondiali, l'Inghilterra scese in campo per scongiurarla. Infatti, in due si erano spartiti la Polonia, ma Londra dichiarò guerra solo a Berlino, da cui le veniva il vero pericolo. Gli Usa nascono come propaggine dell'Inghilterra e da essa si sono scissi per meri motivi economici. Ma per gli stessi motivi devono continuarne la politica. Non a caso i due sono alleati di ferro sempre e comunque. Perché il grande strepito contro il gasdotto russo-tedesco? Perché la difesa a tutto spiano dell'«indipendenza» ucraina? Perché le vesti stracciate per i «diritti umani» di Navalny? Perché l'Italia ci sta rimettendo la camicia a furia di «sanzioni» contro la Russia? Neanche Draghi ha osato sollevare il problema con Biden in Cornovaglia: sa che sarebbe stato fiato sprecato. Be', almeno non si dica che non abbiamo capito.
Titolo originale: Perché, per gli Usa, la Russia è sempre il nemico Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-09-2021
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