HA CONTRIBUITO ALLA MORTE DI 40 MILIONI DI BAMBINI, EPPURE GLI HANNO DATO IL PREMIO NOBEL 2010 PER LA MEDICINA!
In trent'anni sono nati 4 milioni di bambini con la fecondazione artificiale... ma si nasconde che ogni nato ha causato la morte di 10 fratellini
Fonte: Corrispondenza Romana, 9/10/2010
Il premio Nobel per la medicina è stato assegnato al noto biologo Robert Edwards, l’inventore, in collaborazione con il ginecologo Patrick Streptoe deceduto nel 1988, della tecnica della fecondazione in vitro (“Ansa”, 4 ottobre 2010). Grazie alla tecnica della Fivet sono nati, in poco più di trent’anni, circa 4 milioni di bambini. Il dato appare estremamente positivo eppure nasconde una terribile realtà: per ogni bambino nato in provetta più di dieci esseri umani innocenti sono stati condannati a morte certa (si parla infatti di 41 milioni di vite eliminate). In effetti, occorrono diversi tentativi e la produzione di un numero variabile di embrioni (in Italia con la legge 40 si è fissato un limite di tre embrioni per ogni ciclo) affinché la tecnica della fecondazione artificiale abbia successo. Inoltre, i bambini nati in provetta presentano una serie di patologie anche gravi in misura statisticamente superiore rispetto ai bambini nati normalmente. Secondo l’Associazione ginecologi e ostetrici cattolici (Aigoc), in Italia, nel 2008, sono nati solo 7.855 bambini degli 85.113 embrioni trasferiti in utero. «Ci sembra doveroso ricordare l’altissimo costo in vite umane innocenti che la fecondazione in vitro comporta. Solo 6.245 delle 40.574 coppie che si sono sottoposte alla fecondazione in vitro hanno avuto la possibilità di avere uno o più figli in braccio» (“Avvenire”, 6 ottobre 2010). E su scala mondiale, ricorda sempre l’Aigoc, per 4,5 milioni di bambini nati ce ne sono stati 41,5 eliminati. Numeri a cui vanno aggiunti i milioni di embrioni congelati. In Italia ufficialmente sono 3.415: embrioni cui i genitori hanno espressamente rinunciato, non utilizzati, criocongelati e conservati nei centri per la fecondazione artificiale prima dell’entrata in vigore della legge 40. Anche la International Federation of Catholic Medical Associations (FIAMC), in un comunicato del 5 ottobre, ha stigmatizzato la scelta affermando che la fecondazione in vitro «ha minato la dignità umana» ed ha inoltre «portato ad una cultura nella quale (gli embrioni) sono considerati come merce, piuttosto che come quei preziosi individui umani che sono». Come mai allora il premio Nobel per la medicina è stato assegnato all’inventore della Fivet? Innanzitutto, il prevalere di una visione individualista e utilitarista dell’esistenza conduce l’uomo a perseguire il vantaggio personale (il figlio ad ogni costo) anziché il bene comune; inoltre, lo smisurato desiderio dell’uomo, segnato dal peccato originale, di sostituirsi al Creatore e di farsi padrone di sé e della propria vita porta all’offuscamento della ragione ed alla perversione morale. Le contraddizioni ed i paradossi della società relativista e nichilista sono evidenti: da un lato, in nome della libertà individuale si uccidono quotidianamente migliaia di bambini con l’aborto di Stato, dall’altro, sempre in nome della stessa libertà si producono esseri umani in laboratorio così come si produce un qualsiasi oggetto; ogni giorno si spendono cifre astronomiche (ogni aborto costa alla collettività circa 1.300 euro) per eliminare i figli non voluti e contemporaneamente se ne spendono altrettanti per farli venire al mondo in maniera artificiale ad esclusivo vantaggio di chi li desidera! Senza contare le gravissime ripercussioni sull’economia di una società che non ha più il ricambio generazionale sufficiente per crescere e svilupparsi. Tali ragioni sono sufficienti a spiegare l’assegnazione del Nobel a Robert Edwards? Pare evidente il tentativo occulto delle forze del male di indottrinare le masse facendo leva sulle debolezze e le miserie umane (e sull’inconsapevolezza dei più) per conseguire l’obiettivo fissato: condurre l’intera umanità alla perdizione ed all’autodistruzione, in odio a Cristo ed alla sua Chiesa.
Fonte: Corrispondenza Romana, 9/10/2010
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