LO SPORT FA BENE... BASTA CHE NON SIA FITNESS
Ben distinta dallo sport, antico e nobile, l'attività fisica finalizzata solo all'estetica è senz'anima (perché nasce negli Usa degli anni '70 con scopi commerciali)
Autore: Roberto Marchesini
Ai miei pazienti maschi consiglio spesso di trovare del tempo, in settimana, per dedicarsi a uno sport; non importa quale, basta che non sia fitness. Perché? Qual è la differenza tra queste due attività, in apparenza così simili? Partiamo dall'etimologia. Sport è la parola inglese per l'italiano "diporto", cioè divertimento. E il divertimento, ci ricorda san Tommaso, è necessario all'anima come il riposo è necessario al corpo (summa theolologiae, II-II, q.168,a.2). Anche fitness è una parola inglese e ha, almeno per me, uno strano sapore. In italiano si può tradurre con "idoneità", che significa l'essere in possesso dei requisiti richiesti per una certa attività. Quale attività? L'attività fisica stessa? Ovviamente no. Sono i requisiti necessari per sopravvivere e riprodursi. In questo senso, infatti, Darwin usava questa parola: la lotta per la sopravvivenza porta alla sopravvivenza del più idoneo; a far che? A sopravvivere e riprodursi, appunto. In sostanza, chi pratica il fitness (cioè che è magro, muscoloso, allenato...) avrebbe i requisiti per lasciare un'impronta ecologica su questa terra e perpetuare il proprio patrimonio genetico. E gli altri? Eh...
ORIGINI NELL'ANTICA GRECIA Quando e dove nasce lo sport? Beh, è facile. Nasce nella culla della nostra civiltà, in Grecia, con lo scopo di preservare e migliorare l'attitudine al combattimento degli uomini. Corsa, lancio del peso o del giavellotto... tutte queste cose che si mettevano in pratica, fuori dallo stadio, in guerra. Lo sport nasce quindi come preparazione a morire nel modo allora considerato più nobile: in guerra. La stessa cosa vale per gli sport medievali, che erano una riproposizione incruenta (e va bene meno cruenta) della guerra: il calcio fiorentino, il palio di Siena, la giostra del saracino, la quintana... E gli sport moderni? Il rugby nacque nelle isole britanniche nel 1823; il calcio nello stesso luogo qualche anno più tardi, nel 1848; il polo idem, a cavallo tra Ottocento e Novecento, e via dicendo. Insomma gli sport inglesi nacquero nel periodo della cosiddetta pax britannica, quando cioè l'impero era stabilizzato e il problema era non far perdere ai giovani lo spirito guerresco che portato l'Inghilterra a dominare il mondo. Ecco, dunque, la nascita dello sport, un combattimento simulato che permette di tenere in allenamento il corpo e, soprattutto, le virtù guerresche. Stessa cosa negli Usa: baseball 1846, football 1861, basket1891, pallavolo 1895. Anche questi sport nacquero in un Paese guerriero in un periodo di pace.
IL FITNESS È UN'AMERICANATA E il fitness? Quando nasce il fitness? Gli storici della disciplina fanno risalire anche il fitness ai Greci, come per lo sport, ma credo non sia corretto: lo sport non aveva come scopo la "forma fisica", ma era funzionale ad altro (come abbiamo visto). Diciamo che il proto-fitness nasce durante l'epoca dei nazionalisti, quando la salute e l'aspetto estetico della popolazione era l'indice di superiorità raziale rispetto agli altri popoli. Tuttavia, il fitness vero e proprio, che conosciamo noi, nasce negli Stati Uniti negli anni Settanta. Perché nasce, con quale scopo? Negli anni Settanta, in quella nazione, i medici cominciarono a riscontrare una serie di gravi problemi di salute legati al sovrappeso e all'obesità, in poche parole alla pessima alimentazione. Cosi, nel febbraio 1977, il governo pubblicò un documento intitolato Dietary goals for the United State (obbiettivi dietistici per gli Stati Uniti), nel quale i medici raccomandavano di mangiare meno e di ridurre le calorie individuando come responsabile del problema le soft drinks, le bevande zuccherate e gasate che gli americani consumavano in quantità spropositate. Il documento suscitò aspre proteste da parte dell'industria alimentare nazionale e venne pubblicato nel dicembre dello stesso anno; tuttavia, la raccomandazione di rinunciare alle bevande zuccherate e gasate restò. Quale fu la reazione delle industrie produttrici di fronte a queste accuse? Misero in etichetta immagini disgustose sulle conseguenze del consumo eccessivo di tali prodotti? Adottarono un codice di regolamentazione? Cambiarono ricetta? Nemmeno per idea. Idearono una strategia geniale: l'obesità non è causata dalle nostre bevande. Essa è data da un rapporto errato tra le calorie introdotte e quelle consumate. Gli americani non consumano troppe bevande gasate: sono pigri e si muovono poco. Vogliono dimagrire? Si muovano, consumino calorie, diventino fit, idonei.
IL CASO DEL DOTTOR COOPER Ecco, quindi, nascere una nuova industria - quella del fitness - per riparare ai danni causati da un'altra industria - quella delle bevande gassate. Sarà un caso, ma è curioso che l'inventore dell'aerobica (cioè la forma più pura di fitness, movimento senza alcuno scopo se non bruciare calorie) sia il dottor Kenneth Cooper, collaboratore di pepsiCo. E come negare che la concorrente principale della pepsi sia lo sponsor principale delle olimpiadi moderne? In questo modo le bevande zuccherate, da principale pericolo contro la salute e la forma fisica, hanno associato indelebilmente la loro immagine a corpi scolpiti a ragazzi giovani, sorridenti e attivi. Voilà. Le conferme non mancano. Nel 2012 la Soda industry (il cartello delle aziende delle bevande gassate) ha pubblicato un documento sul New England journal of medicine, in risposta alla marea di ricerche che associavano questo prodotto a obesità e a problemi di salute, nel quale viene ripetuto il loro slogan preferito: l'obesità è un problema molto grave di salute pubblica; non c'è nessuna causa diretta tra il consumo di bevande zuccherate e l'obesità; è colpa degli americani perché non fanno attività fisica. Questa posizione è stata confermata da un'altra ricerca condotta nel 2018 in Spagna: i ricercatori hanno scoperto che la Coca Cola, nel paese iberico, tra il 2010 e il 2016 ha speso più di sei milioni di euro per finanziare direttamente o indirettamente (tramite fondazioni) medici e, in particolare, cardiologi. Lo scopo, ormai, lo abbiamo capito.
DIFFERENZE TRA SPORT E FITNESS Un'ultima considerazione, di natura morale, sulle differenze tra sport e fitness. Lo sport, lo abbiamo visto opera per migliorare la persona: accanto all'allenamento fisico propone una sfida, il rispetto delle regole e dell'avversario, la lealtà. Quello, cioè, che è stato chiamato "spirito sportivo" o fair play. Oltre al corpo, allena lo spirito, stimolando lo sviluppo delle virtù cavalleresche: onore, lealtà cameratismo e coraggio in primis. Il fitness, ha, invece, solo l'obbiettivo di produrre un corpo allenato ed esteticamente gradevole. Non ha alcun effetto sull'anima? Non è il suo obbiettivo, ma probabilmente qualche ricaduta morale ce l'ha. Ad esempio, identifica l'idoneità con l'estetica, tralasciando l'anima (la parte più importante dell'uomo); sviluppa il narcisismo, considerando che le palestre di fitness sono tappezzate di specchi. Infine: chi pratica fitness vuole un corpo muscoloso, tonico e magari abbronzato... senza meritarselo. Cosa significa? Guardiamo le fotografie del mare e confrontiamo le nostre con quelle dei nostri genitori e dei nostri nonni. Nelle nostre vediamo o persone obese o in sovrappeso; oppure (ben poche) fit, palestrate. Nelle foto dei nostri nonni, invece, erano poche le persone in sovrappeso: la maggior parte erano in splendida forma, toniche, se non muscolose, abbronzate. Si allenavano in modo diverso? Non si allenavano: vivevano (e si nutrivano) in modo diverso. Senza schermi elettronici, con una vita sociale vivace, all'aria aperta, pieni di energia e di voglia di fare, avevano un corpo molto gradevole che era il risultato del loro stile di vita sano, gioioso, vivace. Non facevano attività fisica? Certo: giocavano a calcio, sciavano, camminavano in montagna; ma con lo scopo di divertirsi, di stare in compagnia con amici e familiari, non di bruciare calorie in eccesso e di dare una immagine fit di se stessi. Quello che vuole la maggior parte delle persone oggi è avere quel corpo senza una vita sana e attiva. Fare una cosa non per il suo fine naturale, ma per il vantaggio che essa porta: non è questa la radice del peccato? Mi spiego: come insegna san Tommaso, "la natura ha legato il piacere alle funzione necessarie per la vita dell'uomo"(II-II, q.142, a.1). Pensiamo al cibo, il cui fine è il sostenimento; o al sesso, il cui fine è il bene del coniuge (significato unitivo) o della prole (significato procreativo). Quando l'uso del cibo e del sesso diventano peccato? Quando li cerchiamo non per il loro fine, ma per il piacere che danno in sovrappiù. Non è così per il fitness? Ci dà un corpo tonico e allenato, ma non come conseguenza, giusto premio di una vita buone e sana, piuttosto come fine.
Titolo originale: Fitness, l'industria dell'eonismo Fonte: Il Timone, luglio-agosto 2023
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