UN RAPPORTO ALLARMANTE SUI CRIMINI CONTRO LE CHIESE IN FRANCIA
Nel 2024 sono aumentati del 30% gli incendi contro le chiese, ma anche i furti e i danni sono sempre più numerosi e gravi (e gli attentati di questi giorni confermano il clima cupo in Europa)
Autore: Paola Belletti
È la comunità ebraica il bersaglio più colpito dall'odio antireligioso in Francia, con un preoccupante 62% di atti antisemiti, contro un 7% di quelli contro i musulmani e un allarmante 31% che ha per destinatari i cristiani. Anche se gli atti contro la comunità cristiana sono diminuiti dal 2023 al 2024, si registra un significativo aumento per due anni di fila degli incendi dolosi contro luoghi di culto, cresciuti anche i furti in chiese e edifici religiosi cristiani. «Meno atti anticristiani, - dunque, riporta Europe 1 - ma più chiese prese di mira. Secondo un rapporto dell'intelligence territoriale consultato da Europe 1, la polizia ha registrato un calo degli attacchi anticristiani lo scorso anno (770 incidenti, -10%). (...) per il secondo anno consecutivo, lo scorso anno le chiese sono state nuovamente prese di mira in modo particolare. Nel 2024 sono stati registrati quasi 50 (...) incendi dolosi contro luoghi di culto cristiani. Nel 2023 sono stati 38, con un aumento di oltre il 30%». Un aumento favorito anche dalle rivolte contro il governo di Parigi scoppiate nel maggio del 2024 nella comunità francese della Nuova Caledonia (arcipelago francese in Oceania, Ndr). Numerose le chiese prese di mira dai rivoltosi e date alle fiamme. In Francia sempre nel corso del 2024 due sono stati gli incendi a danno di chiese e comunità cattoliche: il 2 settembre è stata colpita la chiesa di Saint-Omer che ha visto andare distrutti tetto e campanile; il 3 ottobre è toccato alla chiesa di Saint-Hilaire-le-Grand a Poitiers oggetto di due roghi simultanei e di altri danni materiali alle statue presenti nell'edificio sacro. A offrire questo quadro preoccupante è un rapporto dell'intelligence francese che definisce il fenomeno preoccupante anche per il fatto «che si inserisce in un contesto mondiale di degrado e profanazione del patrimonio religioso francese». Il trend purtroppo riguarda anche i furti: si è passati dai già numerosi 270 del 2023 ai 288 dell'anno da poco concluso, un aumento del 7 %, il che ha significato in media 5 furti nelle chiese ogni settimana. «Le regioni più colpite sono Nouvelle-Aquitaine, Île-de-France, Grand Est, Alvernia-Rodano-Alpi e Occitania, dove sono stati segnalati diversi casi di saccheggi e danni». Anche se prevalgono gli attacchi a edifici e oggetti sacri, non sono mancate azioni contro i fedeli, soprattutto con azioni di disturbo durante le celebrazioni, un fenomeno particolarmente intenso durante il periodo del Natale. Così riferisce un'altra testata, Breizh info: «A Bordeaux, due individui ubriachi hanno causato il caos durante la messa. A Saint-Germain-en-Laye, un uomo ha interrotto una funzione gridando “Allah Akbar” prima di salire sull'altare e mostrare il suo posteriore davanti ai fedeli. Lo scorso anno la minaccia contro i cristiani non si è limitata ad atti vandalici. Il 5 marzo 2024, un uomo di 62 anni, islamista, è stato arrestato dalla DGSI mentre pianificava un attacco a una chiesa. Grazie all'intervento dei servizi segreti la tragedia è stata evitata». Con l'apertura dell'Anno Giubilare le preoccupazioni in merito ai rischi per fedeli e patrimonio culturale sono ancora più elevate. Le autorità raccomandano prudenza e misure di prevenzione, ma resta il grande interrogativo sulle cause profonde di questa violenza e sulle misure non estemporanee per arginarla. Come cristiani sappiamo che alla radice di ogni persecuzione contro tutto ciò che è cristiano, dall'insofferenza fino all'odio più implacabile, c'è quello che Cristo stesso ci ha annunciato. La certezza dell'ostilità al Suo nome e la sicura ricompensa nei cieli per chi avrà perseverato. Di sicuro non significa che chi ha responsabilità di governo possa sottrarsi al grave dovere di impedire e limitare questi attacchi, fosse anche solo per amore della propria nazione e dei beni, materiali e non, che custodisce. Ciò che colpisce, infatti, non è tanto l'odio contro i cristiani di chi cristiano non è - e aspetta senza saperlo l'annuncio del Vangelo -, ma quella sorta di malattia tutta occidentale (del laicismo che ha preso a lungo il sopravvento) che ci vede spesso intenti a soffocare le nostre stesse radici.
Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Attentato in Austria, il jihadismo è la nuova normalità europea" spiega che non solo in Francia, ma in tutta Europa l'immigrazione ha avuto conseguenze catastrofiche. Per esempio il recente attentato a Monaco di Baviera da parte di un afghano arrivato in Europa con un barcone. Poi un altro attacco c'è stato a Villaco, in Austria, ad opera di un siriano: sempre in nome di Allah. Un grave errore sarebbe quello di sminuire la matrice islamista. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 febbraio 2025: Dopo la Germania, l'Austria. Dopo Monaco di Baviera - dove in conseguenza delle gravi ferite riportate nell'attentato di giovedì 13 febbraio sono morte una mamma e la figlia di due anni, investite al grido di «Allah Akbar» - la scia di sangue è arrivata a Villaco (Villach), dove è morto un quattordicenne. La città della Carinzia, così vicina all'Italia (tanti italiani di confine la frequentano), è stata dunque il proscenio dell'ultimo attentato con coltello che il terrorismo islamico ha regalato all'Europa. È un sabato pomeriggio ancora sonnolento quello del 15 febbraio, sono circa le 16, a pochi passi da Hauptplatz, la piazza principale di Villaco circondata da negozi e caffè all'aperto; mentre il fine settimana ancora non s'è animato, un siriano di 23 anni si lancia sui pochi passanti con un coltellaccio che stringe nella mano sinistra. Trafigge al cuore un quattordicenne: morirà pochi minuti dopo, dissanguato. Cinque i feriti che combattono tra la vita e la morte in ospedale. Poi un venditore ambulante, pare anch'egli siriano, si mette in macchina per mettere fuori gioco il terrorista, investendolo. Un gesto che ha probabilmente evitato una strage. L'aria, al centro di Villaco, s'è fatta immediatamente cupa. E mentre ancora echeggiava il grido di «Allah Akbar», il giovane attentatore si faceva fotografare sorridente non lontano dal luogo dell'attentato. Poco più in là, vicino al ponte sulla Drava, le immagini diffuse su Internet lo presentano a fissare la fotocamera con un ghigno ostentato, per niente scomposto, mentre, seduto su una panchina e senza una scarpa, persa nella tentata fuga, tiene l'indice della mano destra alzato verso il cielo. È il gesto di omaggio ad Allah, la firma dei jihadisti da ormai tanti anni. Villaco è un città blindata. Un paio di elicotteri delle forze dell'ordine solcano il cielo. La squadra speciale della polizia austriaca è convinta che il siriano se ne sia andato in giro accompagnato. L'atmosfera è inquietante. La città è vuota d'un tratto. Qualcosa più di un film dell'orrore. Fino appunto alla notizia del venditore ambulante che ha investito il terrorista. Sembra ieri quando nel 2020, a Vienna, in quattro vennero uccisi dall'Isis, nel più grave degli attentati in Austria dal 1985. Che avrebbe ceduto il primato se, lo scorso agosto, un tentativo di attentato, targato Stato Islamico, ad un concerto di Taylor Swift non fosse stato sventato in tempo. Ma torniamo a Villaco. «In 20 anni di lavoro non ho mai visto una cosa del genere», ha commentato il portavoce della polizia locale. Il siriano aveva con sé un tesserino che lo identificava come un richiedente asilo e pare vivesse nel centro di accoglienza di Langauen. Devoto di Allah, era un assiduo frequentatore di imam su TikTok. Quelli che, dopo la stretta all'islam decisa da Sebastian Kurz nel 2018, sono diventati abbastanza introvabili in Austria. Nell'abitazione dell'attentatore è stata trovata anche una bandiera dell'Isis. Interrogato, ha ammesso di aver agito proprio in nome dello Stato Islamico. Eppure non era tra i 150 islamisti sotto osservazione del governo di Vienna. Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. E pensare che solo la settimana scorsa sono fallite le trattative per un nuovo governo. Il Partito della Libertà (FPÖ, di destra) e il Partito Popolare (OVP, conservatori) non hanno trovato l'accordo per un esecutivo che, comunque, sarà il più a destra dal secondo dopoguerra. Il leader del Partito della Libertà, Herbert Kickl, che ha vinto le elezioni parlamentari a settembre, per la prima volta nella sua storia, ha chiesto «una drastica riduzione del diritto d'asilo». L'Austria ospita una numerosa popolazione di rifugiati siriani, circa 100.000 persone. Dopo la caduta di Bashar al-Assad a dicembre, Vienna ha congelato le domande di asilo pendenti presentate dai siriani, per riesaminare la loro situazione. E ha posto fine ai ricongiungimenti familiari, oltre che inviato almeno 2.400 lettere di revoca dello status di rifugiato. Il Ministero dell'Interno, dal canto suo, ha appena dichiarato che sta preparando «un programma coerente di rimpatrio ed espulsione in Siria». Il governatore della Carinzia, Peter Kaiser, membro dei socialdemocratici, ha chiesto «le sanzioni più severe». Poi ha aggiunto che «l'Austria e l'Unione Europea hanno bisogno di attuare delle direttive molto restrittive in materia di immigrazione e asilo». Ancora una volta, infatti, si tratta di terrorismo islamico legato all'immigrazione. Come a Monaco. Medesima strategia, diversa tattica. L'afghano che ha ucciso a Monaco di Baviera aveva fatto l'ormai ben noto e collaudato iter. Nel 2016, era arrivato con il classico barcone nella Locride, da lì un breve soggiorno a Brescia e poi la richiesta di asilo rifiutata in Germania, dove, però, è potuto restare, seminando infine panico e morte a bordo della sua Mini Cooper. Quando la Germania l'aveva accolto, gli avevano diagnosticato un disturbo post-traumatico da stress, per il viaggio che aveva fatto. Forse è lo stesso disturbo che l'ha portato ad uccidere. Su mandato di Allah, però, per «andare in paradiso», dice lui. I jihadisti fai-da-te aggrediscono poliziotti, militari, passanti, sacerdoti e bambini. Ma se gli esecutori di attentati con armi bianche e veicoli sono spesso terroristi non professionisti, non vuol dire che la loro azione sia improvvisata o imposta da ragioni personali, frustrazione o problemi psichiatrici, come in Europa si usa ripetere per mitigare la matrice islamica delle azioni terroristiche. Lo Stato Islamico, non a caso, definisce "soldato" chi compie azioni come quella di Villaco. Anche in questo inizio di 2025, resta evidente che l'Europa è ancora sotto tiro. Le conferme sanguinose sono sempre più frequenti. Il terrorismo è ovunque e parlare di "lupi solitari" è il primo errore, che induce a trattare gli attentatori in un certo modo, senza la giusta punizione. Manaf Hassan, giornalista tedesco-siriano, ha pubblicato l'ormai famosa foto dell'attentatore su X commentando: «Il sangue e le lacrime non si sono asciugati. E passiamo all'attentato successivo. Un siriano accoltella a caso dei passanti a Villaco. È morto un quattordicenne. E l'autore? Ride e alza il dito. Ci ride in faccia e non ha paura. Incredibile». Non è un fatto di cronaca. È molto di più. Abbiamo importato la barbarie e l'abbiamo chiamata "multiculturalismo".
Titolo originale: Francia, +30% di incendi dolosi nelle chiese Fonte: Sito del Timone, 4 febbraio 2025
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